Il bilancio

Covid, un “terremoto” in carceri e case famiglia. La Garante: “Più tentativi di suicidio e atti di autolesionismo”

La Garante regionale dei diritti della persona Leontina Lanciano traccia un bilancio dell'ultimo anno segnato dalla pandemia, un periodo particolarmente duro per i detenuti delle case circondariali e per i più giovani ospitati nelle nove strutture presenti in Molise. A lei si sono rivolte anche alcune donne si sono viste respingere l'assegno di accompagnamento dall'Inps nonostante stiano affrontando la chemio.

“Il ruolo del Garante non è fare lo scribacchino, ma condurre le battaglie per i diritti delle persone a livello istituzionale”. Leontina Lanciano, Garante regionale dei diritti della persona (figura istituita nel 2015 da una legge regionale), lo ribadisce nell’incontro con la stampa convocato questa mattina – 13 settembre – per fare il punto sulla sua attività inevitabilmente segnata dal virus, dal lockdown e dalle restrizioni che hanno limitato di molto la possibilità dei più deboli di godere dei propri diritti.

I detenuti, ad esempio, non hanno potuto rivedere per due anni i figli. Alla Garante si sono rivolti genitori o parenti dei minori ospiti delle case famiglie (in Molise ne esistono nove, ndr): circa 30 le richieste di un colloquio. Le hanno scritto anche i genitori di bambini ‘normali’ che durante l’emergenza sanitaria hanno denunciato la carenze di mascherine nelle scuole o la mancata sicurezza sanitaria sui mezzi di trasporto pubblico.

Al suo ufficio sono arrivate anche istanze di intervento per i minori stranieri non accompagnati (40) e circa 70 richieste per l’esenzione dal pagamento del ticket sanitario dei ragazzini ospiti nelle struttre di accoglienza.

“La pandemia è stata un terremoto esistenziale“, sintetizza Leontina Lanciano. Le situazioni più difficili sono state registrate nelle case circondariali. “Durante la pandemia  si è verificato il decesso per covid di un detenuto a Larino – ricorda – abbiamo registrato quasi ogni giorno episodi di autolesionismo, così come numerosi sono stati i tentativi di suicidio”.

Non solo. “Abbiamo raccolto le paure dei reclusi che vivono in celle in 4-5 persone senza mascherine o altri dispositivi di sicurezza. Avevano paura di essere contagiati. Non potevano vedere le proprie famiglie, solo da un mese le visite sono state bloccate. Al mio ufficio arrivavano richieste di riavvicinamento e di trasferimento per rivedere i figli”, racconta la Garante che contestualmente alla conferenza ha lanciato un appello alle associazioni. “Se fossero più presenti, si potrebbero organizzare più attività che consentirebbero ai detenuti non solo di trascorrere la giornata, ma anche per consentire loro di acquisire più competenze”.

Non meno complicate le condizioni degli 80 minori ospiti nelle case famiglia (il dato è riferito al 31 dicembre 2020, ndr). “Il lockdown ha condizionato la vita di bambini e adolescenti: i loro diritti sono stati limitati e le loro libertà compromesse”, le parole della dottoressa Lanciano.

“Abbiamo pubblicato un volume (‘Diario di una pandemia: i minori al tempo del covid’) nel quale gli stessi minori sono stati protagonisti: una sorta di diario di questi ragazzi. Abbiamo svolto anche un monitoraggio delle attività degli operatori in questo periodo particolare”.

Fondamentale anche il lavoro di mediazione col Tribunale minori e i servizi sociali “dal momento che i rapporti con le famiglie di origine sono stati cancellati durante il lockdown”. E ancora: “Ho lavorato per far sì che ai ragazzi venisse garantita la protezione sanitaria (anche per i vaccini agli operatori di tali strutture). E’ stato un lavoro pressante, anche nei confronti delle istituzioni, alcune delle quali si sono rivelate sorde nei confronti di tali problematiche”.

Leontina Lanciano annuncia inoltre la riattivazione dell‘Osservatorio dei Minori in collaborazione con l’Università, ricorda il libro su bullismo e cyberbullismo realizzato in collaborazione con l’Ateneo e l’Ufficio scolastico regionale. Inoltre “in occasione della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza abbiamo realizzato il passaporto per i diritti dei minori che abbiamo distribuito nei reparti di Neonatologia degli ospedali molisani”.

Sono aumentate poi le richieste per la difesa civica, nella mediazione tra cittadino e pubblica amministrazione che “dovrebbe essere meno sorda e più veloce”, insiste la Garante. A lei si sono rivolti cittadini che, a causa dello smartworking, non riuscivano a interfacciarsi con alcuni uffici.

Altra battaglia a difesa delle malate oncologiche. Oltre all’introduzione dei caschi refrigeranti in alcun ospedali molisani, “a me si sono rivolte alcune donne, malate oncologiche: si stanno sottoponendo alla chemio e si sono viste respingere l’assegno di accompagnamento dall’Inps. Mi sono attivata con l’Inps per chiarire e vedere se è possibile ripristinare quello che è un loro diritto.

Il 16 settembre la Garante, unitamente ai colleghi delle altre regioni, incontrerà il ministro Marta Cartabia per parlare della riforma della Giustizia. “Io faccio le battaglie, ma poi le decisioni vengono prese a livello politico”, sottolinea la Lanciano cercando di sensibilizzare l’assessore alle Politiche sociali Filomena Calenda che partecipa alla conferenza. Per il suo lavoro a difesa dei diritti delle persone ha ricevuto due riconoscimenti: uno dalla Presidenza del Consiglio regionale, l’altro dalla comunità di San Martino in Pensilis, suo paese di origine (il Premio ‘Maria Natale’).

commenta