La fotografia

Casa del Popolo denuncia: “Negli ultimi 9 anni personale sanitario in calo del 24 per cento”

Riflettori sulla sanità: tra 2010 e 2019 in Italia sono stati chiusi 173 ospedali e 837 strutture di assistenza specialistica ambulatoriale. Il personale sanitario è diminuito di 42mila unità. L’incidenza del settore privato è cresciuta. La fotografia della situazione porta la firma di “Casa del Popolo Campobasso”, che studiando dati e numeri di fonti specifiche,  in una nota ha raccontato la condizione caratterizzata da molteplici ombre anche della situazione molisana.

Per esempio il personale sanitario in Molise negli ultimi nove anni è calato del 24,34 percento.

Nel 2010 erano 3694 unità a lavoro negli ospedali della regione. Nel 2019 se ne contano 2795. Significa che sono venute meno 899 unità. La media in Italia è del 6, 56 per cento in meno di operatori sanitari.

Il calo – precisa l’indagine prodotta da Casa del Popolo – è avvenuto su quasi tutto il territorio nazionale ma le Regioni che più hanno sofferto una diminuzione di personale sono Liguria, Molise, Campania, Calabria e Lazio. In controtendenza invece Trentino-Alto Adige, Sardegna, Emilia-Romagna e Valle d’Aosta dove sia il personale totale sia nello specifico medici e infermieri sono aumentati rispetto a dieci anni fa. Secondo la relazione “Health at Glance: Europe 2020”, dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), ogni mille abitanti in Italia ci sono 5,7 infermieri, uno dei dati più bassi dell’Ue che in media ne ha 8,2. Geddes da Filicaia calcola che “per raggiungere lo stesso rapporto infermieri-popolazione che c’è in Francia e in Germania dovremmo assumere, rispettivamente, 219mila e 439mila infermieri”.

Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il documento che illustra come si intendono spendere le risorse europee stanziate per il rilancio economico dell’Ue dopo la pandemia “sono stati finanziati interventi che mirano a contrastare alcune delle criticità emerse durante l’emergenza sanitaria” prosegue la nota. Si prevede ad esempio l’ammodernamento strutturale e tecnologico degli ospedali e il rafforzamento della sanità territoriale, con la realizzazione di case e ospedali di comunità. Questi interventi, secondo Geddes da Filicaia, rappresentano un passo avanti ma non possono bastare se non si prevede una programmazione di lungo periodo: “Una cosa è realizzare le strutture, un’altra è capire come queste verranno attivate. C’è bisogno di assumere personale per renderle operative e di formare questi professionisti. Interventi che necessitano di una programmazione nel prossimo decennio”.

Il rischio – ribadisce l’associazione campobassana – è che il personale diminuisca ulteriormente nei prossimi anni se quello vicino alla pensione non verrà sostituito: nel 2010 la percentuale di medici di famiglia e di pediatri di libera scelta in servizio da più di 27 anni era rispettivamente del 54% e del 41%; nel 2019 il dato è salito al 78% e 79%.

Nonostante tutto “la previsione della spesa sanitaria per i prossimi anni è data in calo nel documento di economia e finanza del 2021 è data in calo”. “In termini di percentuale sul Prodotto interno lordo, la spesa sanitaria passerà infatti dal 7,3% del 2021, al 6,7% del 2022, 6,6% del 2023 fino al 6,3% del 2024. Secondo il governo, il calo è giustificato dal “venir meno nel 2022 di buona parte dei costi programmati per contrastare l’emergenza sanitaria”,

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