Non chiamatele no vax

Vaccino in gravidanza, ancora troppi dubbi. Il ginecologo lo raccomanda, ma le donne preferiscono non farlo per paura

Vaccino anti Covid consigliato sempre e a qualunque mese della gravidanza perché le donne incinte possono andare incontro a maggiori complicazioni rispetto a chi non è in attesa di un figlio. Ma il pronunciamento della società scientifica è recente e tanti ginecologi non indirizzano le loro pazienti perché gli studi sono ancora scarsi o in corso. Tra dubbi (legittimi) e problemi col green pass la testimonianza di Alessandra, futura mamma che ha deciso di rinviare la somministrazione a dopo il parto. "Non voglio rischiare, l'immunità intorno a noi ci può proteggere"

Non possono essere etichettate come ‘no vax’, non almeno nell’accezione negativa che ha assunto il termine nell’ultimo periodo. Ma difendono, a modo loro, la libertà di scelta di non vaccinarsi, o di rinviare la profilassi, supportate, ed è questa la novità, dal parere di tantissimi ginecologi.

E’ un tema che divide quello del vaccino anti Covid in gravidanza: da un lato ci sono i timori, legittimi e comprensibili, delle future mamme. Dall’altro le statistiche e i dati scientifici ancora scarsi, le linee guida lette troppo poco  e un recente pronunciamento del ministero della Salute in cui si afferma che non esistono controindicazioni alla vaccinazione per le donne incinte.

Alessandra Potente

Alessandra Potente ha 35 anni, è di Campobasso ma vive ad Ancona. E’ al sesto mese di gravidanza e di concerto con la ginecologa che la sta seguendo ha deciso di vaccinarsi solo dopo il parto.

“La ragione principale di questa scelta – racconta – sta nel fatto che non ci sono ancora studi a sufficienza che escludano rischi per la salute mia o del bambino che porto in grembo. Conosco diverse future mamme come me e anche a loro è stato consigliato di aspettare. Nel mio caso incide anche il fatto che da un po’ di tempo assumo eparina (il farmaco ad azione anti coagulante che previene la formazione di coaguli nel sangue o trombi, ndr) e poi ho impiegato del tempo per rimanere incinta e non voglio assolutamente rischiare”.

Per questo Alessandra si barricherà in casa tra un paio di mesi e vive già da ora questo periodo di attesa ponendo estrema attenzione ai comportamenti e ai contatti con altre persone sia nella sfera privata che in quella pubblica.

“In ufficio siamo in tre ad essere in gravidanza, tutti gli altri colleghi sono già vaccinati. Lo stesso avviene a casa: entrano solo vaccinati. La nostra forma di protezione in questo momento è l’immunità attorno a noi”.

Anche se questo, ma Alessandra lo sa bene, non esclude totalmente il rischio di contrarre l’infezione da Sars-Cov-2. E i recenti casi di cronaca, con donne colpite in maniera severa dalla malattia durante la gravidanza, ne sono la prova.

Ma per lei, e tante come lei, è troppo grande la paura di un aborto spontaneo in conseguenza della somministrazione del vaccino a mRNA. Studi ancora in corso condotti negli Stati Uniti da un gruppo di ricercatori dei Centers for Disease Control and Prevention (e pubblicato sulla piattaforma Research Square) hanno escluso questo rischio rispetto a quello della popolazione generale. Non si abortisce di più perché si è vaccinati in gravidanza tanto che sulla scorta di questa ricerca sono state aggiornate anche le linee guida precedenti che si limitavano ad affermare che le donne incinte “potevano essere vaccinate”.

Ma sono stati gli stessi ricercatori nelle loro conclusioni a sottolineare la necessità di rafforzare i risultati dell’indagine con studi osservazionali che includano anche donne non in gravidanza. E questo alimenta l’incertezza di chi, già senza una pandemia in corso, affronta una fase della vita piena di interrogativi.

Poi c’è la questione della responsabilità. Chi se la assume?

Se ci si presenta col pancione in un centro vaccinale per ricevere la dose senza il parere del proprio ginecologo i sanitari lì presenti tenderanno a non vaccinare vista la condizione di salute delicata della donna.

Eppure l’Aogoi (Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani), tramite la presidente Elsa Viora, ha esplicitamente chiesto ai medici di indirizzare le pazienti verso la scelta anche perché “nelle donne in gravidanza l’infezione ha un maggior numero di complicanze”. Il periodo migliore per la profilassi? “Non c’è nessun problema di settimana, perché il vaccino non contiene virus, sono solo frammenti di mRna” hanno chiarito ancora dall’Aogoi.

franco doganiero

Una lettera dell’associazione viene consegnata anche alle partorienti dell’ospedale Cardarelli di Campobasso. “Consegniamo questo stampato alle donne che arrivano qui – riferisce Franco Doganiero, direttore del reparto di Ostetricia e Ginecologia – la nostra società scientifica si è espressa: le incinte sono soggetti fragili pertanto raccomandiamo la vaccinazione”.

Non è raro, però, incrociare anche nei corridoi del Cardarelli gestanti non vaccinate: “Succede certo ma la maggior parte di loro sono già vaccinate”.

Per coloro che hanno preferito rinviare la somministrazione nella fase dell’allattamento è significativa la testimonianza di Roberta Tramontano, medico chirurgo nel capoluogo, che dal sito dell’Ordine dei medici ha scritto: “Non bisogna smettere di allattare per vaccinarsi.  I vaccini in allattamento si sono sempre fatti. Le proprietà del farmaco non lo rendono tale da poter essere assorbito, tramite il latte materno, dal poppante. Non è concepito per essere ingerito, ma per essere inoculato: dunque segue un altro percorso che non tange l’allattamento”.

Infine, sul green pass è chiaro che le donne incinte non ce l’abbiano ma come gli allergici o gli immunodepressi possono avere una esenzione rilasciata dal proprio medico o dal proprio ginecologo.

Ed è recentissimo l’appello al ministero della Salute di neonatologia, pediatri e ginecologi per accelerare la vaccinazione anti-Covid delle donne in gravidanza e in allattamento e dei bambini di età superiore ai 12 anni: “Sono possibili rischi gravi anche per queste categorie”, avvertono gli esperti. I vaccini a mRNA – come riporta il Corriere della Sera -, sottolineano le associazioni di specialisti in una nota, sono “assolutamente sicuri sia per le donne in gravidanza, sia per le donne che allattano. In alcuni centri di riferimento nel mondo (come a Parigi, in Israele, in Belgio, in Irlanda, negli Usa) la vaccinazione in gravidanza viene offerta di routine. Non esistono controindicazioni diverse dal resto della popolazione alla vaccinazione”.

Il vaccino, inoltre, “non influisce sulla fertilità della donna, né vi è alcun motivo per rimandare una gravidanza”.

Indicazioni, del resto, già fornite in Italia dall’ultima circolare del ministero della Salute del 4 agosto e ribadite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in un documento del 25 giugno.

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