Il caso

Vaccini a chi non ha compiuto 12 anni, caos a Termoli. “Ora non vogliono farci la seconda dose”

Il racconto di una madre dopo aver trascorso 3 ore in attesa del richiamo previsto per la propria figlia adolescente. "Il medico non voleva farle la seconda dose. Sono dovuta andare dai Carabinieri"

Prossimi ai 12 anni, con prima dose Pfizer ma ‘bloccati’ per il richiamo. È quanto successo a Termoli nei giorni scorsi quando almeno tre persone (ma chissà quante altre) si sono trovate in questa situazione kafkiana.

I fatti. Dopo una fila di 3 ore al centro vaccinale dell’ospedale di Termoli domenica 8 agosto, nelle prime ore pomeridiane, alcuni genitori con i rispettivi figli sono stati rispediti a casa nonostante avessero fatto già il triage. La motivazione addotta dal medico è stata che i ragazzi in questione non avevano compiuto 12 anni, sebbene nati nel 2009 e quindi regolarmente prenotati sulla piattaforma. Di più, avevano già ricevuto la prima dose nelle settimane scorse e il problema dell’età (alcuni compiranno i 12 anni nei prossimi giorni/mesi) non si era affatto posto. O meglio né la piattaforma della Regione e dell’Asrem per la prenotazione dei vaccini né i medici che hanno effettuato l’anamnesi ai fini della prima iniezione hanno bloccato la procedura. I ragazzi non ancora dodicenni sono stati vaccinati.

Una situazione assurda in cui sono incappate diverse persone e non sono mancati momenti di tensione al centro vaccinale. Prima dose sì, seconda no. “E come la mettiamo coi tempi fissati per completare il ciclo vaccinale?”

Una mamma termolese, la cui figlia avrebbe compiuto 12 anni pochissimi giorni dopo la data prevista dal richiamo, in seguito alla disavventura si è recata dai Carabinieri denunciando il rischio sanitario di avere una vaccinazione a metà. “Il ciclo vaccinale va completato entro i 42 giorni fissati dal protocollo medico, parliamo della salute dei minori”. Per sua fortuna il caso è stato risolto con la collaborazione dei medici e dell’Asrem, ma solo dopo l’intervento informale dei Carabinieri. Ora si spera che la soluzione venga trovata anche per tutti gli altri coinvolti in questa situazione.

“C’è stata una discrezionalità non ammissibile, forse una superficialità. Il medico della prima dose o non ha controllato l’età di mia figlia o non si è posto problemi perché prossima a compiere i 12 anni. Il medico del richiamo però si è comportato diversamente. Da qualche parte l’errore è stato commesso ma qui è in ballo la salute di mia figlia”.

“Quel pomeriggio (di domenica, ndr) eravamo in 3 in questa situazione – prosegue la donna -. Ma sicuramente ce ne saranno stati molti altri”. Quel giorno la signora e gli altri nella sua situazione sono stati ‘rispediti’ a casa come se l’errore fosse stato commesso da loro. “Almeno potevano bloccarci al triage, invece l’amara scoperta, peraltro dopo aver fatto ben 3 ore di fila al caldo” (qui l’articolo che racconta la ressa che si è creata quel giorno).

“Addirittura c’era una ragazzina che avrebbe compiuto 12 anni a fine dicembre. Al centro vaccinale pretendevano che facesse il richiamo solo dopo il compimento dei 12 anni. La mamma della ragazza chiedeva che razza di validità possa avere un vaccino fatto con due dosi tanto lontane temporalmente”.

Un errore della piattaforma far prenotare ma soprattutto convocare prima del 12° compleanno questi ragazzi? Un errore dei medici del centro vaccinale fare la prima dose prima dell’età consentita? Fatto sta che queste persone (genitori e figli) quel giorno non hanno neanche ricevuto una data certa per il richiamo. È stato detto loro di aspettare la data del compleanno e poi di ripresentarsi a fine giornata di un qualsiasi giorno  ‘sperando’ di avere dei vaccini Pfizer avanzati (non tutti i giorni infatti i centri vaccinali hanno tutti i tipi di preparati anti-Covid disponibili, ndr). “Ma stiamo scherzando? Devo elemosinare un vaccino, prendere un giorno al lavoro per accompagnare mia figlia senza essere nemmeno sicura che quel giorno potrà fare il vaccino? Qui viene meno un diritto”.

Dopo l’intervento dei Carabinieri, la controversia sembra essere stata risolta e si spera non si verifichi più. Il principio: il ciclo vaccinale iniziato va completato, il protocollo medico va rispettato. Resta una macchia sull’organizzazione molisana della campagna per questi giovani.

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