Reportage

Storia parallela, destino diverso. Ma fino a quando? Dopo il disastro di Campomarino, il Molise deve salvare la pineta di Petacciato

Piantumata negli anni Cinquanta per bonificare un'area paludosa, la pineta di Petacciato marina appare oggi un patrimonio all'abbandono che corre gli stessi rischi della pineta gemella, quella distrutta domenica scorsa a Campomarino Lido. Nonostante i mille vincoli non mancano gli esempi virtuosi

Il Molise ha perso domenica scorsa uno dei suoi patrimoni naturalistici più belli e preziosi, o almeno gran parte di esso. Ma ce n’è un altro molto simile, un’altra pineta che per certi versi sembra gemella a quella di Campomarino Lido: è la pineta di Petacciato marina, patrimonio troppo spesso ignorato e poco valorizzato. È un preciso dovere di chi ha a cuore le sorti del Molise far sì che quanto accaduto a Campomarino Lido non succeda anche qualche chilometro più a nord. Purtroppo però le condizioni ci sono tutte.

Entrambe sono nate grazie a un progetto del Ministero dell’Agricoltura e del Corpo Forestale dello Stato. A partire dal 1950, sui terreni umidi e acquitrinosi alla foce dei fiumi molisani, dal Trigno al Saccione, era facile ammalarsi di malaria. Così si decise una sorta di bonifica naturale, con l’azione di migliaia di piante che nei decenni a seguire trasformarono le due aree fino a farle diventare due paradisi naturali.

Quella di Petacciato conta oggi 65 ettari” riferisce Antonio Del Vecchio, responsabile e capo vivaista del vivaio regionale ‘Marinelle’ della Regione Molise. Il vivaio nacque contestualmente in quella che oggi è via del Mare, la strada dei principali lidi balneari – che all’epoca non c’erano – di Petacciato marina.

All’epoca “venne creato un sistema di canali per far arrivare l’acqua all’idrovora di Montenero o al mare”. Per assorbire tutta quell’acqua vennero utilizzate anche piante esotiche e non tipiche del posto.

“Si cominciò con pioppo bianco e pioppo nero, poi ontano napoletano e persino eucalipto, una pianta australiana che assorbe molta acqua ma che diventa predominante e arriva a scardinare le altre piante. I cipressi ad esempio sono stati in parte fagocitati dagli eucalipti”. Ci sono poi anche “i cipressi calvi, in tutto saranno ancora una decina. È una pianta particolare che vive in zone paludose e ha le radici che escono dal terreno. Negli anni sono stati introdotti anche pini domestici, pini marittimi, pini d’aleppo, lecci, querce sempreverdi”.

Pineta Petacciato alberi natura

Negli ultimi anni invece è cambiato l’approccio. “Con le attività Life Maestrale dell’Università del Molise sono state piantate in zona retrodunale piante cespugliose autoctone come mirto, lentisco, alaterno, cisto, ginepro coccolone. Hanno avute tutte un buon successo. Inoltre, sempre con l’Università, è stato realizzato un progetto di rimozione dell’acacia saligna, altra specie non autoctona ma che viene dal Nord Africa e che si è rivelata invasiva. Il progetto è stato premiato a livello europeo”.

Negli anni tutto il territorio si è modificato. Se la ferrovia negli anni Cinquanta c’era già da un pezzo, la Statale 16 è appena successiva alla piantumazione. “All’epoca 110 persone vennero impiegate nella piantumazione. Trasportavano le gemme in spalla, dalla ferrovia ai terreni fino alla foce del Trigno. Quella parte però nel tempo si è scomposta ed è stata divorata dal mare”.

L’erosione costiera è sicuramente un fattore da tenere in considerazione in futuro, ma a breve termine i pericoli sembrano altri. Bisogna avere l’onestà di dire che se succedesse qualcosa alla pineta di Petacciato marina si verserebbero lacrime di coccodrillo. Quelle delle istituzioni inermi, ma soprattutto quelle dei cittadini che quella pineta l’hanno vista solo in foto.

Pineta Petacciato alberi natura

Quel paradiso naturale di cui tutti parlano ma pochi conoscono è quasi totalmente ignorato dalla popolazione locale e di conseguenza anche dai turisti per molteplici ragioni. La prima è che è di non facile accesso. Sono pochi i punti dove si può tranquillamente arrivare in auto o a piedi e accedere alla pineta e i pochi esistenti sono disseminati di ostacoli.

La seconda è che la totale assenza di manutenzione rende quel posto poco attrattivo, se non pericoloso. Tronchi spezzati, alberi malati, cespugli e rovi dove non passerebbe nemmeno un fuoristrada. E poi chiaramente rifiuti, tante piccole discariche di immondizia che proliferano lontano da chi potrebbe vedere qualcosa.

Una delle pochissime attività ricettive ad avere un accesso alla pineta prima di sfociare verso un mare cristallino è Tolo Beach, parcheggio e chiosco sulla statale 16, poco prima del semaforo per chi arriva da Termoli.

Questa pineta è destinata come quella di Campomarino se non si fa nulla per tenerla pulita. Basta una fiammella e col vento, che sia garbino o maestrale, tutto verrà distrutto” avvertono i titolari dell’attività che fino a un paio d’anni fa ospitava un’area camper. “Le aree limitrofe vanno tenute pulite ma molti non lo fanno. Il Comune dovrebbe essere vigile”.

Uno dei motivi di discussione, dopo il disastro ambientale di domenica scorsa, è sulle responsabilità: chi e cosa dovrebbe fare? “La gestione è della Regione Molise, noi come Comune non abbiamo alcun potere” risponde il sindaco di Petacciato, Roberto Di Pardo. “L’ultimo intervento di pulizia è del 2018 col vecchio Psr con 219 mila euro di fondi. La legge prevede che quando i fondi sono dell’Ue, non si può fare un nuovo intervento prima di tre anni. Poi non saprei dire se il lavoro è stato adeguato o i fondi erano sufficienti”.

Secondo Di Pardo il problema è anche un altro. “Se esiste una fascia spartifuoco di 15 metri a terra, non ha senso tenere le chiome degli alberi che crescono e si toccano. È come non averla”.

“A differenza di quanto si dice – riferisce Del Vecchio – i politici sono stati molto sensibili al problema negli ultimi anni. Il vero problema è ottenere fondi da Bruxelles. L’ultimo cospicuo finanziamento lo ottenne l’assessore Fusco Perrella. Ricordo che nel 2000 il Molise rendicontò 12 miliardi di vecchie lire e il nostro lavoro venne ‘esportato’ in Puglia e Basilicata”. Sono però passati 20 anni senza che sia sia operato sulle fasce di protezione e il rimboschimento. “Se non fai le opere di manutenzione le cose vanno a male. Ci sarebbe bisogno di un referente politico a Bruxelles dove devono capire di cosa abbiamo bisogno”.

Pineta Petacciato alberi natura

Il Molise sembra invece impantanato nella beffa del divieto di calpestio. In sostanza vige il divieto di camminare dentro la pineta, un paradosso tipicamente italiano, oltretutto ignorato da quanti la scelgono per la raccolta di asparagi o per semplici camminate. “È un divieto che esiste ma nessuno l’ha mai contestato ai cittadini” dice Del Vecchio. Resta però il fatto che la burocrazia al momento vince su qualsiasi tentativo di mettere in sicurezza questo paradiso.

Il risultato però è l’esatto contrario: intrappolata fra mille vincoli, la pineta di Campomarino è stata distrutta dall’azione criminale dei piromani che hanno trovato gioco facile nell’assenza di manutenzione e pulizia. Ora bisogna evitare che lo stesso capiti a Petacciato. Le iniziative e i progetti per conservarla e valorizzarla ci sono, eppure il traguardo sembra sempre lontano. Ma questo aspetto merita un approfondimento in più, molto presto su queste pagine.

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