Lavoro

Quarantena Covid a carico delle aziende, Cgil: “1.700 molisani rischiano di rimanere senza soldi”

Lo scorso 6 agosto l'Inps ha comunicato che non ci sono più i fondi per pagare la quarantena di chi lavora ed è entrato in contatto con un caso positivo di Covid-19. Il sindacato chiede l'intervento del Governo e l'impegno dei parlamentari

Ci sono 1700 dipendenti molisani che rischiano di avere un danno economico dal mancato versamento della quarantena covid da parte dell’Inps. Il calcolo è del segretario della Cgil Franco Spina che assieme al collega Mirco D’Ignazio citano anche una stima relativa ai lavoratori abruzzesi interessati: 6.200.

I sindacati sono in allarme da qualche giorno, ossia dopo che è stato reso noto il contenuto della circolare con cui lo scorso 6 agosto l’Inps ha comunicato che non ci sono più i fondi per pagare la quarantena di chi lavora ed è entrato in contatto con un caso positivo di Covid-19. Non è più considerata malattia e quindi l’assenza non è più a suo carico dal momento che il Governo non ha stanziato finanziamenti per il 2021.

“Una decisione retroattiva dal 1 gennaio 2021, e che riguarda tutti i lavoratori che, essendo entrati in contatto con positivi, sono stati posti in quarantena”, sottolineano i sindacalisti della Cgil. “Da una prima stima effettuata dall’Inca, questo problema riguarderebbe 6.200 lavoratori abruzzesi e 1.700 molisani, con un impatto economico medio che va da 650 a 1.100 € (la quarantena prevista per i vaccinati è di sette giorni, dieci per i non vaccinati). Oltre al danno economico si aggiunge quello contributivo: l’assenza di copertura Inps, infatti, impedisce in quei periodi anche il riconoscimento dei contributi utili per la pensione”.

Il segretario regionale Cgil Abruzzo Molise e il coordinatore regionale Inca Abruzzo Molise mettono in luce anche un altro aspetto sulla mancata copertura durante la quarantena che, a loro dire, “rischia di indurre molti lavoratori che hanno avuto contatti con positivi, a riflettere sulla eventuale comunicazione da rendere per non essere collocati in quarantena e quindi perdere la retribuzione delle giornate”. Dunque, insistono, “è inconcepibile che in un momento difficile alla vigilia della ripresa dell’anno scolastico, della discussione sulla riorganizzazione dei trasporti, la ripresa delle attività lavorative a pieno regime e la necessaria accelerazione sulla campagna vaccinale, si scelga di togliere un importante strumento di tutela per i lavoratori nel contrasto alla diffusione del virus. Tale problema riguarda anche i lavoratori cosiddetti “fragili”, di cui al comma 2 dell’articolo 26 del decreto-legge n. 18/2020. Sempre l’Inps precisa che sono coperti gli eventi fino al 30 giugno 2021, e quindi già dal primo luglio 2021, in mancanza di risorse non ci sarà alcun riconoscimento alla pari degli altri lavoratori”.

La Cgil chiede un intervento urgente del Governo per “trovare le risorse necessarie ripristinando il giusto riconoscimento per combattere seriamente la crisi sanitaria e pandemica tutt’ora esistente”. Nel frattempo le organizzazioni sindacali hanno già chiesto ai Ministri competenti un incontro sul tema e comunque un impegno serio “per superare questa inverosimile situazione”. Infine, il sindacato chiede l’intervento dei parlamentari abruzzesi e molisani per aprire un dibattito sul rifinanziamento del fondo. “Così come è di fondamentale importanza un impegno ulteriore e diretto delle due Regioni nel monitorare e vigilare sul rispetto delle norme in tema di sicurezza e la tutela dei lavoratori sui posti di lavoro nel pieno rispetto delle leggi e delle norme esistenti. Auspichiamo – concludono Spina e D’Ignazio – una presa di coscienza a tutti i livelli istituzionali sugli enormi rischi che decisioni di questo tipo potrebbero avere nel già difficile contrasto al Covid e al costante aumento dei contagi, va urgentemente posto rimedio ad una scelta rischiosa e a danno dei lavoratori”.

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