Virus e natalità

Federica, madre controcorrente in un Molise dalle culle sempre più vuote

Ha partorito durante il lockdown e ora, che c'è la ripresa dei contagi, aspetta un secondo figlio. Ma è una eccezione: la paura del futuro e la perdita della stabilità economica sono purtroppo fattori determinanti sul rinvio o la rinuncia di una gravidanza. Gli ultimi dati Istat parlano di effetti negativi prodotti dall’epidemia Covid-19 che hanno amplificato la tendenza al declino di popolazione già in atto da un decennio. Se al nord ovest il calo demografico è stato più consistente (anche per il maggior numero di decessi) pure in Molise la natalità è ai minimi storici.

Quanto ha pesato la pandemia sulla voglia (e la possibilità) di avere dei figli? Molto, moltissimo: secondo le ultime stime Istat sulla natalità (gennaio 2021) in Italia sono nati meno di 1000 bambini al giorno (la media è di 992 nati al giorno, a fronte dei 1.159 di gennaio 2020).

La caduta delle nascite, purtroppo, non ha fatto altro che intensificarsi negli ultimi due anni. Tanto che l’autorevole istituto di ricerca statistica non parla di oscillazione occasionale ma di trend consolidato: già tra il 2019 e il 2020 la variazione era stata importante (-10,3%). Addirittura un improvviso e forte ribasso delle nascite si registrava già a novembre 2020 (rispetto al 2019 era -8,2%) e questo, sempre secondo l’Istat, non era imputabile alle nomali perdite di nuovi nati che si sono susseguite ininterrottamente dal 2009 al 2019.

Il 2020 è stato un vero e proprio spartiacque in cui si è registrato un nuovo minimo storico di nascite dall’unità d’Italia accompagnato, purtroppo, da un massimo storico di decessi dal secondo dopoguerra e da una forte riduzione dei movimenti migratori.

Per sintetizzare: l’Italia ha una tendenza regressiva da oltre 10 anni ma negli ultimi due il trend è diventato drammatico. E anche il Molise, seppur in forma più lieve rispetto ad altre regioni, ha perso bambini.

Ne avevamo già parlato lo scorso maggio quando è stato pubblicato il report sugli indicatori demografici dell’Istat 2020, annata drammatica a causa della Covid 19 che in Molise ha portato la popolazione residente sotto le 300mila unità a cui eravamo abituati (296.547 unità di cui 214.629 nella provincia di Campobasso e 81.918 in quella di Isernia).

L’Italia perde ‘pezzi’, il Molise più di tutti e Isernia è la provincia che fa peggio. Natalità ai minimi

Più morti e meno figli hanno portato la popolazione residente al 1 gennaio 2021 al 13.2% in meno rispetto a un anno prima a fronte di una media italiana del -6.4% (quindi quella molisana è praticamente più del doppio).

Sulla fertilità avevamo anche visto che le coppie molisane sono sempre più per il figlio unico. Nel 2020 la media è stata di 1.05 figli per donne e l’età media al parto è quasi di 33 anni.

La lettura del bilancio demografico in un contesto pandemico come quello che ancora oggi stiamo vivendo non può prescindere “dal legame che si è venuto a creare, a partire dalla fine di febbraio 2020, tra la progressiva diffusione della pandemia, con la percezione dei suoi effetti più drammatici fortemente alimentata dalla cassa di risonanza mediatica, e il clima di paura e incertezza che ha verosimilmente accompagnato la vita e le scelte riproduttive della popolazione in età fertile”.

federica e sveva

Ed è talmente vero che è diventata quasi una regola. Pertanto ha la sua eccezione.

Federica Talia è una mamma e insegnante a Campobasso. Ha 34 anni e ha messo al mondo la sua prima bambina nel periodo più cupo della pandemia: aprile 2020.

La campagna vaccinale non era ancora iniziata, il nord Italia soffriva per le centinaia di morti giornaliere, l’Italia intera era in pieno lockdown.

“L’arrivo di un figlio – ci racconta – segna senza dubbio l’inizio di un viaggio: complicato, difficile ma pieno di amore! A noi a complicare il tutto c’è stata una pandemia a livello mondiale con conseguente lockdown che non ha permesso nemmeno al papà (Nicola Lavanga, ndr) di starci vicino nel momento più atteso. Sveva è nata la notte di Pasqua del 13 aprile 2020 all’ospedale Cardarelli di Campobasso e, nonostante la vicinanza delle mie compagne di stanza e delle infermiere, il momento del parto è stato un incubo: avere la mascherina durante le contrazioni, un cesareo improvviso e d’emergenza, il battito della piccolina che non sentivamo più ed il ricovero successivo in terapia intensiva per rianimarla. Per questo Coronavirus non ho potuto nemmeno portarle il “mio” di latte in Ti ed è stato un primo mese duro – quello – perché qualsiasi terapia e visita di controllo rendevano la strada per riavere tra le braccia la nostra piccolina ancora più tortuosa. E’ stata una battaglia drammatica in cui Sveva si è dimostrata una vera e propria guerriera. Oggi ha 1 anno e 4 mesi, sta bene e aspetta con ansia l’arrivo della sorellina”.

Il secondo fiocco rosa in casa Lavanga arriverà a febbraio 2022, in un momento – lo sperano tutti – più tranquillo ma con l’incognita delle varianti e l’attuale risalita dei contagi.

Federica, però, che oltre al coraggio ha una inguaribile dose di ottimismo, dice a tutte le future e neo-mamme “che non c’è niente di più bello al mondo! Qualsiasi difficoltà si può superare non perdendo mai la speranza e affrontando con ottimismo anche i momenti più brutti”.

Che si facciano meno bambini, però, è un dato oggettivo. Anche se non accade ovunque allo stesso modo. Le città del nord Italia, più colpite dalla pandemia nella fase iniziale, per esempio, hanno subito effetti più drammatici. A Milano – come leggiamo sul Corriere della Sera – tra novembre 2020 e gennaio 2021 (nel periodo in cui sono nati i piccoli concepiti durante il lockdown, nel trimestre marzo-maggio 2020) le nascite sono state 2.325. Negli stessi tre mesi di un anno prima, tra novembre 2019 e gennaio 2020, quando la pandemia non era ancora scoppiata, l’anagrafe di Milano aveva registrato 4.187 neonati: oltre il doppio. La recente contrazione «causa Covid-19» è stata massiccia: meno 55 per cento.

Una riduzione meno marcata rispetto a grandi città del nord come Torino (-33 per cento) o Genova (meno 12 per cento).

E al Sud come è andata?

La geografia delle nascite – riferisce l’Istat – mostra un calo generalizzato in tutte le ripartizioni, più accentuato al Nord-ovest (-4,6%) e al Sud (-4,0%). I tassi di natalità pongono la provincia autonoma di Bolzano al primo posto con 9,6 nati per mille abitanti e la Sardegna all’ultimo con il 5,1 per mille.

Al Sud si coglie innanzitutto la forte accentuazione del calo tendenziale per la Campania (da -11,1% a dicembre a -21,4% a gennaio) e, in tono minore, per l’Abruzzo (da -7,1% a -12,8%), il Molise (da -21,1% a -23,5%), la Basilicata (da -9,3% a -16,7%) e la Calabria (da -8,9% a -14,8%). L’unica variazione negativa in riduzione si osserva per la Puglia, il cui calo tendenziale scende dal -13,9% di dicembre 2020 al -8,7% di gennaio 2021.

Generico agosto 2021

Sarebbe ingenuo pensare che tutto questo non avrà ripercussioni in futuro. Se fare meno figli è una conseguenza della paura, dell’incertezza, di una stabilità economica venuta magari perché con la pandemia molti hanno anche perso il lavoro, non si più negare che i lockdown hanno avuto un forte impatto anche sul benessere psicologico delle persone. Tanto che oggi si parla di psicopandemia.

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