Lavoro & economia

L’Inps non paga più la quarantena Covid. Uil insorge: “Una batosta per i lavoratori”

Sarà a carico dell'azienda il costo dell'indennità stanziata per i lavoratori in quarantena dopo essere stati a contatto stretto con un positivo. Secondo un calcolo di Unimpresa si sborserà fino a mille euro per 15 giorni di assenza

Saranno a carico delle aziende le spese per coprire la quarantena Covid di un dipendente. L’apposito fondo creato per questi casi non è stato rimpinguato e lo scorso 6 agosto è stato lo stesso istituto nazionale di previdenza a comunicare che non sono state previste risorse per finanziare l’indennità da quarantena (cioè la copertura di stipendio e contributi per i giorni di assenza).

Tutto ciò sarà pagato a caro prezzo dalle imprese e dagli stessi lavoratori, come ha dimostrato un calcolo di Unimpresa e riportato dal Sole 24 ore: un’azienda dovrà pagare per ogni lavoratore che deve fare una quarantena per contatto stretto con un positivo 6-700 euro per 10 giorni di isolamento, 900-1.000 euro per 15 giorni di assenza. E i costi potrebbero anche in parte ricadere sui singoli lavoratori.

La notizia sta facendo discutere a livello nazionale. E ovviamente rischia di avere ripercussioni anche sulle imprese molisane. Per questo la Uil Molise, con il segretario regionale Tecla Boccardo, ha chiesto l’intervento del Governo dal momento che si profila “una vera e propria batosta per lavoratrici e lavoratori”.

“Nonostante l’indennità sia prevista dalla legge, l’Istituto di previdenza ha motivato dicendo che Governo e Parlamento non hanno previsto i relativi finanziamenti a copertura e l’indennità non potrà essere erogata, non solo per i prossimi mesi, ma che non arriveranno i rimborsi neppure per gli eventi avvenuti nell’anno in corso. Insomma, stando alle nuove regole, chi è finito o finirà in quarantena dopo un contatto a rischio, rischia di perdere più della metà dello stipendio se non lavorerà in smart working, poiché dovrà rimanere in isolamento per quattordici giorni”.

Il giudizio della sindacalista è durissimo: “Non si possono cambiare le cose in corso d’opera, basta far ricadere il peso della crisi pandemica sempre sui lavoratori, dal costo dei tamponi ai dispositivi personali di protezione e adesso sulla malattia”.

Tecla Boccardo chiede l’intervento del Governo: “Immaginiamo un lavoratore monoreddito finito in quarantena involontariamente e che non può lavorare a distanza quali conseguenze avrebbe da questa nuova impostazione. Ci auguriamo che il Governo intervenga sulla problematica che davvero assumerebbe dei profili drammatici in alcuni casi. Non si possono scaricare, addirittura retroattivamente, su lavoratrici e lavoratori anche i costi della pandemia. Occorre rimpinguare i fondi dove serve, per garantire semplicemente il diritto alla salute, propria e degli altri, sui luoghi di lavoro, scongiurando che per timore di non portare il pane a casa ci si veda costretti a violare una eventuale quarantena”.

commenta