La terza serata

L’immortalità della canzone napoletana al Campobasso Summer Festival

Le poesie in musica della tradizione partenopee reinterpretate dagli artisti di ‘Passione live The next generation’. Su tutti, Raiz degli Almanegretta, Roberto Colella, Flo e Gnut.

La dolcezza di Pino Daniele. I versi struggenti di Salvatore Di Giacomo. La modernità di Renato Carosone. Ora, immaginate di farne un cocktail ‘bum-bum’ e di assaporarne il gusto canzone dopo canzone, emozione per emozione. Eccolo qua, il tentativo ambizioso e affascinante, bisogna dire riuscito, di ‘Passione live The next generation’ che ieri sera ha scaldato cuori e fatto battere mani nel grazioso teatro all’aperto del Parco ‘De Filippo’ di San Giovanni a Campobasso.

Campobasso Summer Festival canzone napoletana

Una decina di artisti uniti da un unico comun denominatore: la Canzone. Cioè le note, le melodie, l’immortalità della musica napoletana. E così ci si ritrova sul palco gente di spessore come Raiz degli Almanegretta, che col suo possente timbro ha interpretato un cavallo di battaglia come ‘Nun te scurdà’ calamitando l’attenzione dei 500 presenti alla terza serata del Summer Festival. Stasera si chiuderà con lo spettacolo di Valerio Lundini che è già sold out.

Campobasso Summer Festival canzone napoletana

La sensualità arabeggiante di Irene Scarpato ha rotto il ghiaccio, assieme alla voce calda di Roberto Colella in una ‘Cu’mme’ che ha fatto tornare alla mente il duetto Murolo-Mia Martini. Poi le immortali ‘Tu si na cosa grande’ e ‘Guapparia’, il dinamismo di Simona Boo e la delicatezza delle ballate sempre in napoletano di Gnut. Mentre Flo dà il meglio di sé in tandem con Colella in ‘Era de maggio’. Splendide le sonorità di Ernesto Nobili alle chitarre e alla mandola.

Campobasso Summer Festival canzone napoletana

Il filone è quello giusto, prende il pubblico più variegato, dal più al meno giovane. L’abbraccio finale con ‘Napule è’ ha messo uno di fianco all’altra Roberto Colella, Flo, Simona Boo, Maldestro, Irene Scarpato, Dario Sansone, Gnut. Qualità tanta, sbavature pochissime. Un’ora e trequarti di ottima musica nello scenario giusto.    fds

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