Il ricordo

Lettera a un figlio mai tornato: “Caro Gabriele, siamo soli nel più disumano abbandono”

Nell'11esimo anniversario della morte di Gabriele Caccavaio, deceduto in un incidente stradale, la madre Carmen rende pubblica una toccante lettera aperta

gabriele caccavaio ricordo

Ricorre oggi l’11esimo anniversario di una data tragica per la famiglia di Gabriele Caccavaio. Aveva solo 29 anni quando rimase vittima di un incidente fra Casacalenda e Bonefro. Una delle tante vittime della strada in Molise ma che chiaramente per la sua famiglia non può essere uno dei tanti.

Pubblichiamo integralmente la lettera aperta di Carmen, la madre di Gabriele, che usa oggi parole toccanti e toni pacati per descrivere cosa vuol dire vivere dopo aver perso un figlio.

 

Lettera aperta a mio figlio Gabriele…

Ricordi quante volte, quando ti vedevo uscire da casa con le chiavi della macchina in mano, ti ho detto: “Gabry stai attento”. La tua risposta era sempre accompagnata dal tuo indimenticabile sorriso: “Ma’ non preoccuparti!”

In questi undici anni che ci separano da quel maledetto 5 agosto 2010, per tante, troppe volte, ho pensato a come sarebbe stata la tua vita e la nostra SE…

SE fossi tornato a casa, SE ti fossi laureato il 18 novembre di quello stesso anno, SE dopo la laurea avessi frequentato il master a Roma al quale tenevi tanto.

Volevi diventare infermiere ma “non in corsia” come mi avevi ripetuto tante volte, ma infermiere al Pronto soccorso o nel reparto di Rianimazione dell’ospedale della tua città.

SE avessi vissuto insieme a noi il terribile e indescrivibile periodo della pandemia, tu, senza se e senza ma, saresti “sceso in campo” senza alcun attimo di esitazione. SE la nostra realtà dolorosa e silenziosa fosse solo un brutto incubo, correrei come il vento incontro a te per abbracciarti. Ma è realtà!

Ricordo il sogno che ho fatto pochi giorni dopo quel maledettissimo 5 agosto 20210 dove ti dicevo: “Gabry, dicono che hai avuto un incidente!” “Addò!” la tua risposta da vero molisano.

Mi hai strappato un sorriso nel sonno!

SE tu avessi fatto in tempo a realizzare i progetti che avevi nel cuore, in ultimo ma non per ultimo, avresti fatto parte dell’esercito della Croce Rossa Italiana e conseguito il brevetto per guidare l’elisoccorso.

Ma la realtà è bel diversa e, quel pomeriggio di piena estate, non sei mai tornato a casa. Ti abbiamo aspettato tanto pur consapevoli che non ti avremmo visto vivo, mai più. Non ti abbiamo potuto salutare, questo è il mio pensiero ricorrente, costante. Chissà SE ci hai chiamato quando ti sei trovato davanti il camion?

Ancora oggi, nonostante gli anni che sono passati, ti vedo in ogni ragazzo giovane che ti assomiglia e mi viene di chiamarti. Ogni ragazzo con la divisa arancione della Croce Rossa mi parla di te e, allora, vorrei andargli vicino e dirgli “sono la mamma di Gabriele, ti posso abbracciare?”. Poi nel timore di emozionarmi troppo mi dico “non farlo, non si ricorderà di lui”.

SE potessi tornare indietro a quel giorno che mi ha spezzato irrimediabilmente il cuore, a quelle ore che hanno preceduto la tua morte, darei ascolto al mio cuore che mi stava dicendo “sta per accadere qualcosa”. Eh sì, stavo male, erano le 16, 00 circa di quel pomeriggio e sentivo una grande ansia e paura dentro di me, una sensazione mai provata prima. E proprio in quale momento avrei detto a papà, “accompagnami da Gabriele, andiamo da lui”. Mai e poi mai avrei potuto capire che era quello il nostro “addio”. Una mamma non potrebbe mai salutare il proprio figlio con un addio.

Quel pomeriggio, mi sono recata nella Parrocchia di Sant’Antonio di Padova di Campobasso perché volevo pregare. E quel giorno l’ho fatto proprio dinanzi la statua di Sant’Antonio dicendo: “Ti prego, se sta per accadere qualcosa proteggi i miei figli!”

Non c’è bisogno che il calendario mi ricordi che oggi è 5 agosto 2021.

SE qualcuno mi fa notare che sono trascorsi tanti anni da quel giorno la mia risposta è sempre la stessa “gli anni possono anche passare, è giusto così, è la vita, ma per noi il tempo si è fermato insieme al battito del tuo cuore”.

Lassù sono certa che non hai mai smesso di donarti al prossimo; quaggiù continua a proteggerci e a percorrere insieme a noi la strada in salita, tanto difficile, che siamo costretti ad affrontare.

Non sono riuscita a dirti tante cose. Pensavo che avremmo avuto ancora tanto tempo da vivere insieme.

Tu solo sai quanti ostacoli abbiamo dovuto affrontare e superare in questi anni per ridarti la voce che ti è stata tolta. Basta solo dirti come è stata difficile e dolorosa la nostra presenza nelle aule dei tribunali, le umiliazioni e vessazioni rimarranno indelebili nel mio cuore e nell’anima. Noi tre soli, nel più disumano straziante silenzioso abbandono.

Durante un processo penale, ironia della sorte, l’imputato diventa vittima e la vittima si trasforma in carnefice! Noi familiari di una Vittima della strada…lasciati soli. Tu, Vittima della strada, che fai parte di una statistica fredda come la tua lapide.

Sei stato Vittima di un incidente stradale, ce ne sono tanti ogni giorno, la tua morte non fa più notizia.

Il processo penale, dove noi siamo parte civile, è ancora in corso dopo undici lunghissimi anni. Questi sono i tempi biblici della giustizia italiana che pesano come macigni solo ed esclusivamente sulle famiglie delle Vittime.

Spero nella Giustizia pulita e incorruttibile. Combatto, finché avrò vita, per avere prova dell’esistenza di quella Giustizia sulla quale, nonostante tutto, ancora confido.

 

Mamma Carmen

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