Le nuove regole

Green pass, ecco dov’è obbligatorio dal 6 agosto. Un’app per i controlli, bar e ristoranti spaesati

Da domani per pranzi e cene nei ristoranti al chiuso, per una nuotata in piscina o per svolgere attività fisica in palestra sarà obbligatoria la certificazione verde. A Campobasso tanti ristoratori hanno già scaricato l'apposita app per verificare la validità del Green pass ma al tempo stesso auspicano "il buonsenso dei clienti" e "disposizioni più chiare perchè si va avanti a tentoni". Anche perchè chi non rispetta le regole rischia le sanzioni. Intanto nel pomeriggio è atteso il Cdm sulle nuove restrizioni che dovrebbero riguardare il settore scuola e dei trasporti.

Un punto fermo, dato dal decreto del 23 luglio scorso, è l’obbligatorietà della certificazione verde per accedere in tutti i luoghi al chiuso, a partire da domani, venerdì 6 agosto. Parliamo del green pass, una sorta di ‘lasciapassare’ fondamentale laddove c’è un rischio assembramenti: bar, ristoranti, piscine, palestre, centri termali, cinema, teatri, impianti sportivi, fiere, convegni, congressi. Qui si accederà solamente con la certificazione verde Covid-19 rilasciata ai vaccinati (anche con prima dose), ai guariti dalla malattia o a chi ha fatto un tampone nelle ultime 48 ore.

Ma ci sono anche attività (negozi, supermercati, farmacie e, per ora, mezzi pubblici) dove il green pass non sarà richiesto.

Quello che è importante sapere è che il decreto Draghi ha imposto delle restrizioni su molte attività pubbliche, in primis bar e ristoranti dove si potrà consumare ai tavoli al chiuso solo dopo aver dimostrato di essere immunizzati. Questo significa che per ordinare al bancone o all’esterno non sarà necessario il green pass.

Ma sappiamo che non sono quelli gli unici luoghi di assembramento. Lo sono anche cinema, musei, mostre, teatri e concerti: anche qui accesso consentito solo col green pass, anche se all’aperto. Stesso discorso per terme, piscine, centri benessere, palestre al chiuso, stadi. Green pass richiesto pure per sagre, fiere, congressi, parchi divertimento e parchi a tema, ma anche centri sociali, culturali e ricreativi, sale bingo, scommesse e casinò. E per lo svolgimento delle prove di concorso.

Il decreto così com’è stato pensato e che diventerà effettivo domani potrebbe subire presto delle modifiche o integrazioni. In particolare per quanto riguarda scuole e trasporti di lunga percorrenza (non servirà su metro, bus locali e treni regionali) nuove regole saranno contenute nel nuovo decreto approvato dal Consiglio dei Ministri.

Nelle ultime ore è andato definendosi anche uno dei nodi che era rimasto da sciogliere: come i ristoratori devono procedere al controllo dei green pass dei clienti.

La disposizione non si applica per l’accesso ai tavoli all’aperto, né per il consumo al bancone al chiuso (ad esempio, il caffè al bar ecc.). Inoltre – sintetizza un legale bassomolisano – il necessario possesso di green pass “per il consumo al tavolo al chiuso” fa ritenere ragionevole che l’obbligo non sia applicabile in tutti quei casi in cui l’ingresso ai locali non sia preordinato ad effettuare il consumo al tavolo. È questo il caso del cliente che, pur consumando nei tavoli all’esterno, abbia necessità di usufruire dei servizi igienici all’interno del locale. Lo stesso si dica per il cliente che faccia ingresso nel locale al solo fine di effettuare (o ritirare) un ordine per l’asporto.

Il mondo della ristorazione è in parte disorientato come accade in ogni “fase di transizione”, dicono in molti. Ma gli stessi ristoratori confessano anche che se sono pronti ad accertare che il cliente abbia il green pass, dall’altra si aspettano “grande buon senso del consumatore, che deve essere consapevole del fatto che per salvaguardare se stesso e gli altri in un posto al chiuso non può stare senza vaccino o tampone”.

Chi ha spazi all’aperto ammette pure che per il mese di agosto cercherà di utilizzarli il più possibile “almeno fino alle prossime disposizioni, sperando che qualcosa cambi per la fine del mese”. Chi spazio all’aperto, invece, non ne ha a sufficienza confessa di essersi organizzato da un po’ con la richiesta della certificazione “già in fase di prenotazione”.

“Verifico subito che il cliente abbia almeno una dose di vaccino o un tampone nelle ultime 48 ore – dice Angelo Pagano, ristoratore del centro storico –. Quindi per me da domani cambia poco, posso dire che adesso ho l’app che potrebbe aiutarmi a velocizzare i tempi di verifica”.

Anche il titolare di “Cora d’Zia” Michele De Lisio confida che “sì, va bene il green pass per accedere al chiuso, ma mi aspetto delle disposizioni più chiare perché qui si va avanti a tentoni. Io già oggi chiedo all’atto della prenotazione se il cliente possiede il green pass ma poi non mi metto a fare il gendarme. Mi affido al buon senso del consumatore. Ci sono aspetti di diritto inviolabili che queste disposizioni di governo invece non considerano come per esempio il diritto alla privacy, la nostra mancanza di competenze a procedere a controlli così delicati”.

Se la stragrande maggioranza dei ristoratori si sta organizzando per la verifica prima dell’accesso ai locali senza tuttavia “sparare a vista”, c’è anche chi con tanto di cartello all’esterno rivela che “qui non chiediamo il green pass per entrare”. 

da Toby pizzeria ristorante Campobasso no green pass

Sta di fatto che la data spartiacque è ormai alle porte: da domani scattano i controlli dei green pass dei clienti che intendono consumare seduti al tavolo in luoghi chiusi.

I ristoratori potranno utilizzare un’app denominata “Verifica C19” come scanner per verificare il codice del green pass, l’attendibilità dello stesso e quindi l’autenticità e la validità delle certificazioni. Il sistema funziona senza una connessione internet e senza memorizzare informazioni personali.

Il cliente, dal canto suo, sarà obbligato a mostrare dal proprio smartphone il QR code corrispondente al proprio green pass. In alternativa è possibile esibire la stampa dello stesso. Il ristoratore, tramite l’app VerificaC19, cliccando su “Avvia scansione” deve inquadrare il QR code del cliente. Il responso è immediato. Se il codice risulta corretto, appare il messaggio “Certificazione valida”.

Per completare la verifica è necessario confrontare i dati anagrafici riportati sulla certificazione con quelli di un documento d’identità valido dotato di fotografia (non vale, per esempio, la tessera sanitaria in quanto potrebbe essere stato effettuato uno scambio). Al termine della verifica, il cliente può accomodarsi al tavolo all’interno del locale.

Ed è quest’ultimo passaggio che lascia perplessi un po’ tutti. Verificare i dati anagrafici come se “se fossimo poliziotti o carabinieri andando a violare dati sensibili che noi, in quanto ristoratori, non dovremmo neanche conoscere”. Così come si temono le difficoltà per scaricare la certificazione verde. In Molise poi non ci sono dati certi nemmeno sul numero di persone munite del Green Pass. 

Anche le forze dell’ordine accompagneranno questa fase di transizione “senza esasperare nessuno”. Perché se Palazzo Chigi nel decreto scrive che si “possono elevare sanzioni pecuniarie da 400 a 1000 euro sia a carico dell’esercente sia dell’utente e che qualora la violazione del mancato controllo all’ingresso fosse ripetuta per tre volte in tre giorni diversi l’esercizio potrebbe essere chiuso da 1 a 10 giorni”, i controlli iniziali saranno indirizzati soprattutto su un intervento di prevenzione e magari anche di delucidazione rispetto alle regole in vigore e non di repressione sic et simpliciter.

Dunque da venerdì saranno possibili i controlli nei locali al chiuso al fine di accertare che tutti abbiano avuto accesso dopo aver esibito il green pass ma è chiaro “che molto, in questa fase, farà il buon senso del cittadino – dice il questore della provincia di Campobasso Giancarlo Conticchio –. Buon senso che appartiene tanto al consumatore quanto al ristoratore”.

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