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Lettera aperta ai colleghi di Rifugio Sicuro

Cari Colleghi e Care Colleghe di “Rifugio Sicuro”,

siamo un gruppo di operatori e operatrici della Cooperativa Sociale Onlus che si è aggiudicata l’appalto per la gestione del Servizio di Accoglienza ed Integrazione dei migranti (Rete S.A.I., ex SIPROIMI ed ex SPRAR) del Comune di Termoli.

Molti di noi collaborano, in qualità di dipendenti a tempo indeterminato assunti nei vari profili professionali, da molti anni con la suddetta ONLUS.

Il motivo che ci spinge a rendere pubbliche le nostre riflessioni è uno solo: dalla lettura del vostro intervento emergono delle congetture su quello che sarà il futuro del servizio di accoglienza a Termoli che inducono il lettore (si vedano i commenti di alcune testate giornalistiche) a ritenere che la struttura che ha vinto l’appalto non riuscirà a garantire gli stessi standard di cui andate fieri.

In qualità di semplici operatori della Cooperativa Sociale, abbiamo il dovere di tranquillizzare voi, l’opinione pubblica locale e qualche giornalista.

Prima di tutto perché sicuramente sarete voi a continuare a fornire tale servizio; a quanto ci risulta ci sono obblighi contrattuali in merito; “cui prodest” la lettera che avete scritto?

In secondo luogo, la Cooperativa Sociale Onlus che opera da oltre un decennio sui nostri territori ha sempre rispettato i contratti collettivi di lavoro ed ha utilizzato solo ed esclusivamente personale (operatori, assistenti sociali, mediatori linguistici, informatori legali, psicologi, etc.) che vivono in Molise e conoscono il territorio e quanto questo può offrire in termini di integrazione ed inclusione.

Ha acquisito anch’essa una notevole esperienza in loco avendo gestito, oltre ai progetti SPRAR di Agnone, Larino e Poggio Sannita, anche diversi Centri di Accoglienza Straordinaria: “Le Dune” di Petacciato, “XENIA” di Ripabottoni, “Happy House” di Ripalimosani e, a tutt’oggi, “Il Tratturo” di Campolieto.

In questo impegno abbiamo avuto anche noi qualche piccolo risultato.

La vittoria ai Mondiali di calcio dell’integrazione organizzata dalla Parrocchia dei SS. Pietro e Paolo nel 2018. I ragazzi inseriti nelle squadre locali di calcio. Il ragazzo che ha fatto carriera come pugile. I progetti realizzati con le amministrazioni comunali (in particolare, “L’Integrazione fa la Differenza” col Comune di Petacciato). La partecipazione alle rievocazioni storiche e le varie manifestazioni culturali organizzate direttamente: i “Tamburi della Pace”, “Riccia incontra l’Africa”, “Tutto il Mondo è Paese”, “La Croce di Lampedusa”, “Migrastorie – I Doni scambiati”. Dobbiamo continuare?

Non vogliamo difendere la Cooperativa; non ci compete e non ci interessa.

Da un lato vogliamo difendere il nostro lavoro da attacchi pregiudiziali e, dall’altro, non vogliamo riempirci la bocca con paroloni, a volte, impropriamente utilizzati.

In merito al primo punto vogliamo dire che in questi anni abbiamo svolto il nostro lavoro con grandi sacrifici e difficoltà (probabilmente anche con molti errori) e non permetteremo a nessuno di svalutarlo e sminuirlo.

Per quanto riguarda il secondo aspetto, il nostro operare è stato debitamente accompagnato, sostenuto e, soprattutto, remunerato; la medesima cosa riteniamo sia accaduta anche per voi: probabilmente con meno sacrifici di quanti ne abbiamo potuti fare noi (pura congettura, la nostra), ma sicuramente dietro compensi e remunerazioni puntuali e regolari.

Un’ultima cosa cari Colleghi e care Colleghe. Gestire i C.A.S. durante la pandemia non è stata una passeggiata. Sappiate che è oggettivamente più complicato avere 40-50 persone che devono stare in quarantena in un’unica struttura residenziale, piuttosto che distribuiti nei vari appartamenti della città.

Come detto prima non vogliamo difendere la cooperativa (se ne hanno voglia lo faranno i dirigenti), ma a fronte dello smantellamento dei centri di prima accoglienza (infatti, nel Basso Molise hanno chiuso tutti) perché non era più remunerativo tenerli aperti, la cooperativa ha resistito («Ah! Ma quelli lo fanno solo per il profitto!!!»); pare di no, «Non lo fanno solo per il profitto». Hanno continuato ad essere presenti e garantire posti di lavoro, nonostante non fosse più economicamente remunerativo a causa dell’abbassamento dei parametri di rimborso delle spese.

Cordiali saluti

 

Gli Operatori e le Operatrici della Cooperativa Sociale Medihospes ONLUS

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