Il caso

Accoglienza senza l’obbligo del profitto: ora il Rifugio Sicuro a Termoli non è più lo stesso. Grossa società vince l’appalto per un soffio

La Medihospes ha vinto il bando per pochi decimali rispetto alla Fondazione Istituto Gesù e Maria che da 10 anni svolge questo servizio creando integrazione. A rischio anche i posti di lavoro di 18 persone

Tra qualche tempo il ‘Rifugio sicuro’ a Termoli non esisterà più o almeno non sarà più lo stesso. Nei giorni in cui l’associazione ‘La città invisibile’ viene praticamente messa alla porta senza un’altra sistemazione, giunge la notizia di un altro stravolgimento che mette a rischio il consolidato sistema dell’accoglienza di Termoli. Infatti il servizio Sprar, di recente ribattezzato Siproimi, non verrà più gestito dalla Fondazione Istituto Gesù e Maria, braccio operativo della Caritas diocesana di Termoli-Larino che lo cura da dieci anni.

Un lavoro prezioso nato nel 2011, all’epoca in cui andavano di moda i centri di accoglienza temporanei, e portato avanti nonostante mille difficoltà, fra nuove leggi, normative cangianti e un clima di ostilità diffusa verso i migranti. Ora quel lavoro rischia di andare perso perché l’appalto biennale del Comune di Termoli per oltre 2,2 milioni di euro è stato vinto dalla società Medihospes con sede legale a Bari. Si tratta sostanzialmente della vecchia Senis Hospes, società nota alle cronache per alterne vicende giudiziarie e per la gestione del Cara di Foggia, enorme centro di accoglienza al centro di importanti inchieste giornalistiche come quella di Fabrizio Gatti dell’Espresso. Una società che tra i suoi maggiori referenti vede, esattamente com’era per la Senis Hospes, il guglionesano Camillo Aceto.

Ora la Medihospes ha messo gli occhi in Molise su diversi servizi Siproimi (il sistema di accoglienza per richiedenti o titolari di protezione). Di recente ha infatti vinto i bandi dei Comuni di Guglionesi e Santa Croce di Magliano, mentre a Larino è stata proprio la Fondazione Istituto Gesù e Maria ad assicurarsi il servizio. Lo ha fatto con un progetto praticamente identico a quello presentato a Termoli ed è stato giudicato ampiamente superiore agli altri in gara.

A Termoli invece con un punteggio estremamente risicato la commissione aggiudicatrice ha premiato Medihospes, tanto che i membri della Fondazione Istituto Gesù e Maria hanno fatto richiesta di accesso agli atti e potrebbero decidere di andare a fondo della vicenda.

rifugio sicuro libro caritas sprar

Ma al di là della questione puramente relativa al bando, è chiaro come venga messo a rischio un sistema che funziona e che era riuscito negli anni a supplire alle mancanze dei servizi sociali in città. “‘Rifugio Sicuro’ è un progetto che nasce nel 2011 dalla volontà di alcuni operatori e dell’allora direttore della Caritas di Termoli-Larino di portare la sfida dell’accoglienza anche a Termoli – scrive oggi il gruppo delle operatrici e degli operatori del progetto ‘Rifugio sicuro’ -. L’amministrazione Di Brino raccolse la proposta e, negli anni, il progetto è diventato un punto di riferimento per tante persone, migranti e non solo. Negli anni, inoltre, il progetto si è ingrandito: il primo piccolo nucleo di operatori dedicato al supporto ed alla tutela delle persone accolte è divenuto sempre più numeroso, così come quello dei beneficiari. Al momento attuale, nel luglio 2021, ‘Rifugio Sicuro’ conta 17 operatrici ed operatori dipendenti della Fondazione ed 1 operatore dipendente del Consorzio A.I.D. Italia, cooperativa sociale che collabora fin dall’inizio con la Fondazione, e dal 2017 in Associazione Temporanea di Scopo, ed accoglie 56 persone (famiglie, donne e uomini singoli o con figli) in 11 appartamenti a Termoli, un nucleo familiare di 5 persone a Larino e 15 donne con minori in un Centro Collettivo a Ururi. Gli appartamenti di Termoli sono stati presi in affitto sul mercato privato, mentre il Centro Sociale di Ururi e l’appartamento di Larino sono stati messi a disposizione gratuitamente dalla Diocesi di Termoli-Larino”.

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Quel che più dispiace è che un sistema di questo tipo era riuscito nel vero intento del progetto: creare integrazione. “’Rifugio Sicuro’ ha continuato a dare risposte efficaci e ad accogliere secondo standard, organizzativi e lavorativi, che non hanno mai perso di intensità e di grande empatia. E tutto ciò è stato reso possibile grazie all’impegno di chi ha lavorato senza mai abbandonare le motivazioni e gli obiettivi che hanno consentito a ‘Rifugio Sicuro’ di prendere vita e di crescere. Neppure la pandemia e tutte le difficoltà ad essa collegate (difficoltà di concretizzare quelle relazioni sociali e lavorative che sono parte consistente e determinante per i percorsi di autonomia dei beneficiari) hanno inciso sul lavoro complesso ed appassionante di noi operatori, che non abbiamo mai perso di vista l’obiettivo: la cura della persona, con le sue fragilità, i suoi progetti migratori e le sue potenzialità”.

Il gruppo spiega anche i motivi per i quali il sistema è andato avanti bene, senza storture come avvenuto altrove. “In questo percorso di crescita, la collaborazione con le amministrazioni comunali è stata negli anni fondamentale: ci siamo costantemente mossi nell’ottica di incastonare il nostro ‘Rifugio Sicuro’ all’interno delle politiche di welfare municipali, per migliorare il sistema complessivo a beneficio di tutte le fasce di popolazione locale in difficoltà, sia straniere sia italiane”.

caritas termoli

Adesso si profila una svolta. Non più una gestione affidata a una fondazione strettamente legata alla Caritas locale, ma un gruppo imprenditoriale su base nazionale con fatturati milionari, già presente in altri territori. Un po’ il confronto fra una cooperativa locale e un’azienda a tutti gli effetti. Cambiano le logiche, gli obiettivi, forse anche il fine stesso dell’accoglienza.

Ci si domanda se a cambiare saranno anche gli operatori. Volti e storie che Termoli e il territorio conoscono bene. “Gli scenari che si aprono pongono tanti punti interrogativi, tra cui quello che riguarda il destino di tutti noi e del nostro lavoro, che abbiamo sempre vissuto anche come impegno civile e che non ha mai ceduto allo scoramento, neppure nell’ultimo anno, quando abbiamo percepito, da un lato, una maggiore difficoltà della Fondazione nell’avere un dialogo con il Comune di Termoli, dall’altro il procrastinarsi dei tempi per avere risposte in merito al futuro del progetto ‘Rifugio Sicuro’ e, dunque, al futuro di ciascuno di noi.

Se l’aggiudicazione dovesse, come sembra, investire la società cooperativa assegnataria del punteggio (di pochissimo) più alto, l’esperienza del ‘Rifugio Sicuro’ della Fondazione, così come l’abbiamo conosciuto fino ad oggi, potrebbe finire. In questa fase molto delicata, a noi lavoratrici e lavoratori non resta che muovere in due direzioni principali: innanzitutto quella sindacale, affinché nell’eventuale cambio di gestione i lavoratori, con la loro esperienza e professionalità, vengano tutelati, attraverso il riassorbimento lavorativo all’interno del nuovo ente gestore, così come previsto dai rispettivi contratti collettivi nazionali; in secondo luogo, ma sul medesimo piano di importanza, quella della continuità nell’impegno a fare sì che la qualità del locale sistema di accoglienza, di cui siamo stati promotrici e promotori fino ad oggi e che il Ministero ci ha riconosciuto negli anni, si rafforzi, costantemente e progressivamente, con il supporto di tutte le Istituzioni preposte. Siamo convinti che garantire il benessere delle beneficiarie e dei beneficiari di ‘Rifugio Sicuro’ ed il rispetto dei loro diritti, dei diritti delle nostre sorelle e fratelli migranti, sia garanzia di tutela, di salvaguardia e ampliamento dei diritti per tutti”.

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