Una storia

Il batterista di Morgan fa il cuoco sulla costa. L’estate in cucina di Agostino Nascimbeni: “Ho risposto a un annuncio su facebook”

Concerti rimandati a data da destinarsi a causa della pandemia, il mondo dello spettacolo è in crisi nera. Così da Milano il batterista di Morgan e dei Lombroso, che pochi giorni fa hanno pubblicato un nuovo singolo, parte per lavorare come aiuto cuoco a Lu Barott, noto locale di Pollutri (Vasto). “L’alternativa era passare un’estate sul divano di casa”. In un momento in cui la ristorazione e il turismo sono in affanno perché manca il personale, Agostino – 44 anni il prossimo 10 luglio - si dà da fare così. Lo incontriamo a Guglionesi, dove arriva con gli amici Alessio e Maurizio, organizzatori di concerti della zona.

Fa il verso a Matteo Salvini nelle sue performance più discusse sui social, forte di quella cadenza lumbard inconfondibile. “Ah no? Non posso?” Agostino Nascimbeni ci tiene a rimarcare una distanza con la Lega, a modo suo ovviamente. “Sai che voto Marco Rizzo? Beh, dai, questo scrivilo”. Partito comunista italiano, non scontato terminale politico di uno cresciuto nel collettivo di Leoncavallo. Musica e band, chitarra e batteria, poi sempre più batteria, ambienti rock e underground del capoluogo economico italiano ma anche una spiccata propensione per le sonorità degli anni cinquanta e sessanta (ha la faccia di Elvis tatuata sul torace), una amicizia di lungo corso con Marco Castoldi, in arte Morgan, del quale è oggi batterista.

Per la teoria dei sei gradi di separazione, che in questo caso si riducono a uno solo in verità, è famoso già solo per questo collegamento. “Sei il batterista di Morgan?” domandano i ragazzi schierati per l’aperitivo  appena mette piede a Guglionesi, nel suo giorno libero dal lavoro, dove arriva accompagnato da Alessio Marianacci e Maurizio La Fratta, entrambi instancabili organizzatori di eventi live in zona nei locali Beat di San Salvo e Bobby’s di San Giacomo degli Schiavoni.

Nascimbeni

Ma Agostino Nascimbeni non è uno che vive di luce riflessa. E d’altronde la sua storica band, i Lombroso, creata nel 1992 (“Siamo stati il primo duo italiano”) gli vale da sola la notorietà come bravissimo batterista insieme con Dario Ciffo, l’ex violinista degli Afterhours che con Manuel Agnelli ha registrato ben 5 dischi. “Dai basta, sono Agostino e lavoro in cucina. Piacere”.

Per la precisione a Lu Barott di Pollutri, dove da un mese è cuoco o aiuto cuoco – dipende dalle necessità del locale e dalle serate –  piuttosto frequentato sulla costa abruzzese e gettonato in particolare per le griglie e gli arrosticini di pecora doc. Proprio così: il batterista di Morgan fa un lavoro stagionale nell’annus horribilis dei lavori stagionali che, a sentire i ristoratori, nessuno vuole più fare. Potrebbe sembrare una genialata pianificata a tavolino per favorire la promozione del nuovo singolo dei Lombroso, Spiegarsi, uscito solo qualche giorno fa. Invece è tutto vero, e tutto al di fuori di strategie di marketing.

“Semplicemente, diciamo che mi aspettava una estate sul divano di casa e che avevo finito i soldi. E allora sai che c’è? Mi sono cercato un lavoro”.

 Da Milano a Vasto, non esattamente dietro l’angolo

“Ma io sono abruzzese per metà, mia madre era dell’alto vastese e mio padre è invece friulano. Certo, sono nato e cresciuto a Milano ma conosco l’Abruzzo, e ora anche il Molise. Mi sento abruzzese pure io, e da bravo abruzzese scalcio” dice con un sorriso dietro la barba lunga, mentre gli occhi saettano in giro e non si lasciano sfuggire nulla.

Istrionico, lo definiscono i critici musicali. Un animale da palco, un improvvisatore nato, uno che fa incazzare le case discografiche perché regala i cd e lancia le bacchette sul pubblico. Tutto vero? “Hahahahaha. Davvero, non si può?” risponde. E ridaje con Salvini, che leggende metropolitane narrano aver bannato più volte su Facebook Agostino Nascimbeni per commenti non proprio entusiastici.

Passiamo ad altro, al lavoro che Agostino Nascimbeni, Ago per gli amici, sta facendo in questa strana estate post covid in cui il modo dello spettacolo è ancora sotto paralisi.

Come ti sei ritrovato ai fornelli de Lu Barott?

“Un mese fa ho letto l’appello di Lello, il titolare, su facebook. Cercava un cuoco o un aiuto cuoco per la stagione estiva. Ho scritto al volo: vengo io”

Così, senza sapere niente? Né orari, né paga, né mansioni?

“Gli orari si sa che sono tosti in estate. E devo dire che mi è andata bene, perché per salvaguardare lo staff il locale è aperto solo a cena. Il doppio turno è una iattura, si lavora male, sempre una corsa forsennata, ti fa perdere la concentrazione. Così invece va bene, si lavora in sicurezza. Alle 17 in punto sono pronto, con la divisa e il cappello. Entro in cucina e faccio quello che c’è da fare. Cuoco o aiuto cuoco, dipende dall’organizzazione dei giorni. Si va avanti fino a chiusura, possono essere le 11 o le 2 di notte, dipende”.

Faticoso?

“Mi faccio un mazzo così tra fuochi, coltelli, comande, organizzazione. Guarda che la cucina di un ristorante non è mica un posto facile. Faccio un sacco di errori, ma mi sto abituando. Ovviamente quando ho cominciato ero a digiuno di tante cose, erano secoli che non facevo questo lavoro anche se ho il diploma di scuola alberghiera e ho iniziato a lavorare nella ristorazione subito dopo la scuola. Ma suonavo anche, e le due cose non si sono rivelate conciliabili”.

Cioè o fai il musicista o fai il cuoco?

“Diciamo che se fai il cuoco e anche il musicista corri il rischio di essere licenziato. E infatti a questo giro io sto facendo il cuoco, niente concerti, niente date”.

Nascimbeni

La prova sono i messaggi in chat sullo smartphone. Malgrado i concerti in questo periodo siano una rarità, tra l’altro appesi all’incertezza del quadro epidemiologico in evoluzione e delle varianti in circolazione, a quei pochi teoricamente possibili lui dice no. Dario Ciffo sta facendo, praticamente da solo, la promozione del nuovo singolo dei Lombroso uscito dopo un lungo silenzio. “Io non posso, devo lavorare”.

L’hai presa molto seriamente…

“E’ un lavoro, e come tale deve essere preso seriamente. In cucina c’è una gerarchia pazzesca, non credere. Anche andare a fumare una sigaretta richiede un permesso, ci vuole il momento giusto. Insomma, non è che puoi fare come vuoi. Io ho risposto a un annuncio di lavoro e intendo portare a termine il compito”.

Nascimbeni

Che ti ha detto il titolare del ristorante quando hai scritto di essere disponibile?

“E’ stato felicissimo. Mi ha detto: ‘sono un casino di giorni che ho pubblicato l’annuncio e tu sei il primo che ha risposto’. Vieni subito, di corsa”.

Ti trovi bene?

“Benissimo. In cucina siamo tre: io, la sorella del titolare e il mitico Kepa addetto alle griglie e agli arrosticini. Arriva dal Gambia,  è una roccia. Il ristorante è sempre pieno”.

Nascimbeni

E almeno non devi lavare i piatti…

“Ti sbagli. Faccio anche il turno dei piatti. Non lo sapevi? Un bravo aiuto cuoco deve saper anche lavare i piatti”.

Anche perché hai detto che l’alternativa era un’estate sul divano di casa.

“Sognavo un’estate di concerti e musica, ovvio. Ma da un pezzo, con questa crisi, va diversamente. E poi avevo finito i soldi. Così ho preso e sono partito. A inizio primavera in realtà mi ero scocciato di non fare niente, e sono andato a Parma a fare il metalmeccanico, a costruire lattine per la passata di pomodoro della Mutti”.

Sorprendente. Ma è durata poco, no?

“Guarda, volevo resistere ma mi è stato detto che non era il lavoro giusto per me”.

Forse non ti piace il pomodoro?

“Al contrario. La pasta al pomodoro e al basilico è il mio piatto preferito. Ma devi saperla fare, eh”.

Questione di affinità, evidentemente. Di legami. I piatti, dalla cucina alla batteria. Si racconta negli ambienti che tu li lanci.

“Io amo moltissimo la mia batteria, e proprio per questo la percuoto, la suono al massimo e sì, mi è capitato di lanciare i piatti”.

Nascimbeni

E’ vero che hai una batteria unica nel suo genere? Un pezzo da collezione?

“E’ verissimo. E qua devo ringraziare lo zio Valerio Soave che è il boss della Mescal, che ha fatto il primo contratto dei Lombroso. Parliamo del 2003, il mio socio Dario Ciffo era già Mescal Music con Afterhours ed è successo che Valerio ascolta i nostri provini e fa: ok, vi produco, avete un contratto. Wow, fantastico penso io. Ma ora come faccio?”

Perché?

“Perché ero senza batteria, e quindi mi presento da Valerio che mi dice: scegline una o fattela fare come vuoi, la pago io”.

 Beh, un sogno che si avvera.

“Esattamente. Così mi sono fatto fare una batteria sulle esatte misure di quella di Ringo Starr, tutta fatta a mano a Bergamo. Ma poi volevo anche che fosse rosa come la Cadillac di Elvis, e così ecco, l’ho fatto spedire in California e hanno fatto un capolavoro. Una batteria rosa con le bordature panna. E da allora suono sempre quella, un mito di batteria”.

Nascimbeni

 E Valerio Soave davanti al conto che ha detto?

“Non ha fatto una piega”

Dove hai imparato a suonare?

“Da solo, a casa, guardando le videocassette di Equipe 84 e dei Beatles. Suonavo su quelle canzoni, e siccome mio padre aveva una band che si chiamava I Lunatici ed era il batterista, in casa avevamo la batteria, che suonavo da quando ero un bambino”.

Famiglia di musicisti, allora.

“Mia zia insegna alla Scala di Milano, ha cercato mille volte di infilarmi nel conservatorio ma niente. Il fatto è che non ne voglio sapere di studiare, sono un autodidatta”.

Evidentemente funziona, se anche Morgan ti ha preso come suo batterista.

“Io non so niente di musica, non so leggere una nota, ma Morgan mi dice sempre tu sei musicale, tu musichi quello che fai anche se non sei prefetto, ma la musica non è perfezione.

Nascimbeni

Com’è Morgan?

“Per me un amico, un vicino di casa, un fratello. Col quale a volte litigo di brutto e a volte siamo in perfetta sintonia. La gente vede il personaggio, io vedo una persona che soffre, come tutti, e che da questa crisi sta avendo un danno enorme, come tutti noi che viviamo di spettacoli e concerti”.

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