Il presidente del Tribunale Vaticano ha disposto oggi la citazione a giudizio degli imputati nell’inchiesta per gli investimenti finanziari della segreteria di Stato Vaticano a Londra, compreso l’ormai arcinoto palazzo di Sloane Avenue, la cui compravendita venne curata dal broker molisano Gianluigi Torzi.
Fra i 10 che andranno a processo presso la Santa Sede c’è infatti anche il finanziere originario di Guardialfiera ma trapiantato a Termoli, che dovrà rispondere delle accuse di estorsione, peculato, truffa, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio.
Il suo tuttavia non è il nome più noto fra i personaggi che andranno a processo, visto che tra gli imputati c’è anche il cardinale Angelo Becciu. La richiesta di citazione a giudizio riguarda sia personale ecclesiastico che laico della Segreteria di Stato, oltre a figure di spicco di quella che era l’Autorità di informazione finanziaria. E ancora, personaggi esterni all’ambiente ecclesiastico e attivi nel mondo della finanza internazionale come appunto Gianluigi Torzi.
L’indagine è relativa ai fondi della segreteria di Stato che sarebbero stati spesi in modo tale da provocare grosse perdite alla Santa Sede. L’indagine si è avvalsa di rogatorie in numerosi Paesi stranieri fra cui Svizzera, Emirati Arabi Uniti, Gran Bretagna, Lussemburgo, Slovenia e Jersey.
Secondo un comunicato della sala stampa della Santa Sede queste rogatorie “hanno consentito di portare alla luce una vasta rete di relazioni con operatori dei mercati finanziari che hanno generato consistenti perdite per le finanze vaticane, avendo attinto anche dalle risorse destinate alle opere di carità personale del Santo Padre”. La segreteria della Santa Sede si costituirà parte civile al processo ed è individuata inchiesta come persona offesa insieme all’Istituto per le opere di religione, meglio conosciuto come Ior.
Il processo avrà inizio il prossimo 27 luglio e vede alla sbarra, oltre a Torzi, René Brülhart, per abuso d’ufficio; monsignor Mauro Carlino, per i reati di estorsione e abuso di ufficio; Enrico Crasso per peculato, corruzione, estorsione, riciclaggio ed autoriciclaggio, truffa, abuso d’ufficio, falso materiale di atto pubblico commesso dal privato e falso in scrittura privata; Tommaso Di Ruzza, per peculato, abuso d’ufficio e violazione del segreto d’ufficio; Cecilia Marogna per peculato; Raffaele Mincione, che con Gianluigi Torzi avrebbe intessuto relazioni finanziarie particolari nello scandalo del palazzo di Sloane Avenue Londra e che deve rispondere dei reati di peculato, truffa, abuso d’ufficio, appropriazione indebita e autoriciclaggio; Nicola Squillace, al quale vengono contestati truffa, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio; Fabrizio Tirabassi, per i reati di corruzione, estorsione, peculato, truffa e abuso d’ufficio.
Coinvolte quattro società: HP Finance LLC, riferibile ad Enrico Crasso, alla quale l’accusa contesta il reato di truffa; Logsic Humanitarne Dejavnosti, D.O.O., riferibile a Cecilia Marogna, che deve difendersi dall’accusa di peculato; Prestige Family Office SA, anch’essa riferibile ad Enrico Crasso, per truffa; Sogenel Capital Investment, ancora riferibile ad Enrico Crasso, per il reato di truffa. Alcuni dei reati vengono contestati anche “in concorso”.
Torzi era stato arrestato proprio in Vaticano nel giugno 2020, quando l’inchiesta della Santa Sede era venuta alla luce e più di recente un mandato di arresto internazionale era stato spiccato nei suoi confronti da parte della procura di Roma. L’arresto è poi avvenuto nel maggio 2021 e Torzi risulta libero su cauzione, secondo quanto prevede la giustizia britannica, dato che il broker vive abitualmente a Londra. Proprio la giustizia britannica aveva invece smontato la ricostruzione operata dagli inquirenti del Vaticano.
Oltre al processo presso la Santa Sede, il finanziere molisano risulta quindi tuttora indagato anche dalla magistratura italiana per reati finanziari legati alla compravendita del palazzo di Sloane Avenue e altri investimenti.
commenta