Un film che parla di una band degli anni Settanta, i Boys (da qui il titolo, ndr), ancora assieme e affiatati e vigorosi come ai bei tempi. O quasi. Cosa c’entra il Molise? Beh, si parla di una storia che parte dal Nord per finire però a… Capracotta. Sì, il paese dell’Altissimo Molise, e famoso per le sue piste da sci e per le campane, diventa all’improvviso protagonista.
Ci pensa Neri Marcorè a catapultarlo nel film. Non a caso, oseremmo dire, visto che la mamma è di Montenero di Bisaccia e l’attore non perde occasione per ricordarlo con piacere. Ed ecco la battuta in cui entra in scena il centro altomolisano: “Capracotta, un paesino del Molise. Noi la cercavamo all’estero e invece lei dov’è? A Capracotta in Molise. Comunque da qui a Capracotta, casello casello, sono otto ore e 27 minuti. Noleggio io un pulmino…”.
Ironia, certo, legata al consueto ritornello sul Molise quasi irraggiungibile (magari nel senso buono del termine, chissà). A Capracotta, nella trama, vive la manager di un cantante di musica trap che vorrebbe rilanciare un grande successo del gruppo.
Nostalgia, rock definito vintage, problemi quotidiani, primi acciacchi. E quel filo conduttore della musica che forse riporterà Marcorè, Tirabassi, Storti e Paolini a riassaporare i giorni più belli. Con lo sfondo molisano pronto a fare da palcoscenico ideale.
Non è la prima volta che Capracotta viene menzionata in un film. Nel ‘Conte Max’ Alberto Sordi così recitò: “Per Capodanno vado a sciare a Capracotta, il paese di nonna, signor conte. É una vera Cortina in miniatura…”.
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