L'applicazione della legge 194

Interruzione volontaria di gravidanza, prende servizio al Cardarelli una ginecologa non obiettrice

Il dottor Mariano sarà affiancato da una ginecologa che potrà praticare l'interruzione volontaria di gravidanza in applicazione della legge 194. Ma la presidente della Commissione Parità in Regione, Maria Grazia La Selva, avverte: "Non basta, servono concorsi a tempo indeterminato e più risorse per la prevenzione. Ogni aborto ha un costo per la sanità"

Il diritto delle donne di praticare l’interruzione volontaria di gravidanza, così come previsto da una legge dello Stato (la 194), nella nostra regione continuerà ad essere garantito. Al di là del fatto che si possa essere d’accordo o meno con l’aborto, tutto ciò sarà possibile all’ospedale Cardarelli di Campobasso.

Il dottor Michele Mariano, prossimo alla pensione e il cui incarico è stato prorogato fino al 31 dicembre dopo che è andato deserto l’avviso pubblicato dall’Asrem, sarà affiancato da una ginecologa non obiettrice, la dottoressa Giovanna Gerardi, dirigente medico che già faceva parte dello staff del dottor Gennarino Tirabasso, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia nel nosocomio del capoluogo.

La dottoressa Gerardi già da ieri (21 luglio) era al lavoro nel Dipartimento IVG (Interruzione volontaria di gravidanza, ndr).

Al Cardarelli c’era una seconda ginecologa non obiettrice che fino a poco tempo fa non operava, la dottoressa Gerardi. Da oggi affiancherà il dottor Michele Mariano. Parliamo di una professionista, lavora da circa da 20 anni all’ospedale di Campobasso, assunta con un contratto a tempo indeterminato. Faceva parte anche dell’equipe del dottor Marco De Santis (in servizio fino al 2013 al Cardarelli, ndr)”, spiega Maria Grazia La Selva, presidente della Commissione per la Parità e le Pari opportunità della Regione Molise, oltre che presidente dell’Associazione Liberaluna Onlus.

La Selva non nasconde un pizzico di soddisfazione perché “si riuscirà a garantire un diritto delle donne, sancito da quella che è una legge pro-vita, la 194. Non si riesce a capire che le donne rischiano la vita a causa di aborti clandestini che continuano ad essere praticati. Pensi che nel nostro Paese – aggiunge la presidente della Commissione Parità – viene fatta clandestinamente l’infibulazione che è una pratica barbarica”.

Ecco perché preoccupa l’esito del primo bando pubblicato dall’Asrem: zero candidati. Non ha risposto nessun medico non obiettore per operare nel Dipartimento dell’ospedale di Campobasso.

Ci vorrebbero più medici non obiettori”, insiste La Selva che fra l’altro in Commissione ha ospitato in audizione proprio il dottor Mariano e che mette in luce le contraddizioni della normativa vigente. “Lo stesso ginecologo (nel caso in cui sia un medico non obiettore) dovrebbe essere impiegato non solo per le nascite, ma anche per le interruzioni volontarie di gravidanza nel rispetto della professione del ginecologo, oltre che ovviamente per dare la possibilità alla donna di poter usufruire di questo servizio”.

Come si risolve il problema della carenza di tali medici? “Considerando che il primo è andato deserto, il prossimo bando dell’Asrem dovrà prevedere un contratto a tempo indeterminato. Magari si potrebbero candidare più ginecologi non obiettori”.

Anche perché, il suo ragionamento, “si potrebbe prefigurare anche un altro problema: il ginecologo non obiettore potrebbe rinunciare all’incarico se dovesse avere rimorsi di coscienza. Purtroppo non tutti riconoscono che questa è una legge pro-life, a volte questo si dimentica. Questa legge è nata per eliminare totalmente gli aborti clandestini. La donna che decide di interrompere la gravidanza e non trova una struttura o un medico lo fa comunque, ma clandestinamente”.

Un ‘campo’ quasi minato, un ambito molto delicato e complicato che fra l’altro non dovrebbe coinvolgere solo le strutture ospedaliere a cui le donne si possono rivolgere per abortire. Scelta spesso sofferta, ma anche alcune volte inevitabile se la gravidanza è frutto di una violenza.

Anche in questo caso, almeno in Molise, per la presidente della Commissione Parità si riscontrano enormi carenze.

“La legge 194 – continua Maria Grazia La Selva – non solo prevede la procedura per l’interruzione di gravidanza, ma anche tutto un lavoro che dovrebbe essere svolto dai consultori ma che non viene effettuato: parlo della prevenzione. Ci sono donne che decidono di abortire dopo aver subìto una violenza e noi (come associazione Liberaluna) le abbiamo accompagnate in questa scelta. Con il dottor Mariano il servizio ha funzionato benissimo. Se la Regione prevedesse uno stanziamento di fondi per i consultori e per le attività di prevenzione, la situazione migliorerebbe: si potrebbero diminuire le interruzioni volontarie di gravidanza che sono costi per la sanità. Purtroppo non si sta lavorando a monte. E noi come Commissione abbiamo chiesto che la legge 194 venga attuata in pieno”. 

Per ora, dunque, il Molise è ‘salvo’: la legge 194 sarà garantita. Tuttavia, è solo un pezzetto di un vuoto più ampio da colmare. Per le donne, e non solo. (Sp)

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