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Pazza idea: e se a Palazzo San Giorgio si rafforzasse la maggioranza?

Per le elezioni amministrative di ottobre Matteo Salvini e Giorgia Meloni se le stanno dando di santa ragione non riuscendo a candidare un sindaco per Roma. Metti che quello perde ognuno scaricherebbe la colpa sull’altro.

A Napoli invece Enrico Letta e Giuseppe Conte, felici come una Pasqua, hanno candidato Gaetano Manfredi, rettore dell’Università Federico IIº di Napoli ed ex ministro dell’Università e Ricerca. È il primo vero accordo tra Movimento 5Stelle e Partito Democratico da quando Conte ha lasciato Palazzo Chigi ed è un “matrimonio” di evidente significato politico a livello nazionale.

La stessa operazione non è sembrata matura a Torino, dove i due partiti hanno scelto di correre ognuno per conto proprio. Tuttavia il processo è in cammino e a favorirlo avrebbe concorso la recente posizione “garantista” di Luigi Di Maio nel riconoscere ingiuste le accuse a suo tempo lanciate contro il sindaco Dem Simone Uggetti, pienamente assolto dopo 5 annidi gogna.

Sta di fatto che, in vista della nuova legislatura, le elezioni d’autunno possono fare da preludio strategico di una coalizione PD-5Stelle mirata ad opporre nel 2022 un argine alla destra sovranista in uno schema politico bipolare.

Il percorso è in fieri anche se accidentato da irrisolti problemi interni del MoVimento.

È chiaro tuttavia che più si avvicina la chiamata nazionale al voto, più le due forze politiche maturano la convinzione di non poter sfuggire alla logica e alla convenienza dell’alleanza all’insegna della “unità nella diversità” (che è anche il motto dell’Unione Europea).

Perché allora attendere ancora per un anno e non da subito per far percepire questa inevitabilità anche a livello periferico? Anzi, per tornare al nostro Molise, ma sarebbe proprio una pazza idea quella di rafforzare l’amministrazione comunale di Campobasso cooptando nella maggioranza i consiglieri della minoranza Dem?

L’esempio riscuoterebbe una risonanza e un significato politico forte a livello nazionale. E il governo non più monocolore della Città ne guadagnerebbe in compattezza. Del resto – chiedere a Micaela Fanelli e Andrea Greco – forse non è già pienamente in atto un’analoga collaborazione dei due partiti in Consiglio regionale? Perché allora non rafforzarlo a livello comunale?

Ovviamente non mancherebbero da destra aspre critiche di ribaltonismo, ma è certo che un avvicinamento istituzionalizzato tra PD e 5Stelle, rivestirebbe un forte significato, perfino pedagogico, di realismo politico.

Per Roberto Gravina sarebbe certamente un cambio di passo tanto difficile quanto decisamente coraggioso. E chissà che da Roma non gli arrivino segnali di incoraggiamento.

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