Borghi di pietra

Morrone, un pezzo di paradiso sospeso nel cielo. Ricco di arte e di storie

Morrone del Sannio, sospeso nel cielo sulle vie della lana ci spinge sui sentieri dell'arte...

Morrone del Sannio. Un pezzo di paradiso sospeso nel cielo con tanti angoli disabitati. Un territorio popolato da pietre antichissime. Ricco di arte e di storie affascinanti. Dove il silenzio dell’aria è una nota preziosa.

Arroccato tra macchie di verde spontaneo, oltre 800 metri di altezza, consente al visitatore di toccare con mano le nuvole basse. Ed abbracciare magnificamente una vasta fetta del territorio molisano, diviso dal fiume Biferno fino alla lunga fascia costiera dell’ Adriatico.

Si dice che in questo contesto l’aria è sempre più fresca. E improvvisamente mutevole. La vita è decisamente salutare. L’eco del chiacchiericcio si è spento per via della piaga dello spopolamento. Talvolta le voci riecheggiano solitarie. Tra cielo e terra il panorama si allunga. Va in alto. Poi scende in forte discesa verso la valle. Tutta a chiazze. Adesso indorata. Ma bisogna salire sempre più su per provare emozioni da favola.

Costeggiando le porte e la cinta muraria fino all’agglomerato più antico, che ruota intorno al campanile della chiesa di Santa Maria Maggiore, si domina lo sbarramento artificiale del lago di Guardialfiera, le terre avare del Sacramento e la piana assolata in lontananza. Quando ci sei, assieme all’aria che respiri, anche la voce della storia sale in cielo per parlare di Dio.

morrone del sannio

Ai piedi della roccaforte del Sannio, da Santa Maria di Casalpiano fino alla chiesa e al convento di San Nazario, il lungo cammino degli eventi si arricchisce nel suo divenire. Tra la macchia verde e sull’erta silente si fa sentire. In questo luogo dalle antiche radici vale la pena spendere una giornata in una tranquilla dimensione umana. Per visitare un pezzo di terra sconosciuta. Per curiosare tra i non pochi tesori d’arte, celebrati da processioni e pellegrinaggi, legati alla cultura tratturale. La via millenaria del regio tratturo Celano-Foggia  è ampia. Resiste nelle sue misure. S’inerpica a passo lento per soddisfare i bisogni degli armenti sempre più rari.

Per fortuna la fede fa rivivere questo paesaggio idilliaco. Il cammino devozionale è pieno di sacrifici, quando, sulle ali della tradizione, la statua dell’Assunta, nella prima domenica di maggio, dalla badia di Casalpiano sale in paese, portata a spalle dai portatori con mantellina rosso purpurea fiammeggiante sull’abito bianco. Tra i colori della natura e i ruderi antichi questa scena d’altri tempi scioglie le emozioni più belle. Colpisce tutto ciò che da tempi immemori resiste.

morrone del sannio

Qui il patrimonio artistico, con  i suoi antichi segreti, ha tanto da dire. C’è sempre un dettaglio, una leggenda, una stele, un pezzo archeologico, una storia favolosa che incuriosisce. Come quella della nobildonna Rectina, proveniente da un interessante reperto rinvenuto nell’area della badia. Il nome di Rectina è inciso su un’ara votiva ben conservata. Si tratta di un ex voto. Destinato agli Dei Lari, da parte di un certo  liberto Eutico, per il felice rientro nella propria villa, appunto, di Rectina, scampata fortunatamente all’eruzione del Vesuvio, avvenuta nel 79 dopo Cristo. La matrona romana Salvia Rectina, di cui si conosce il nome, come afferma nelle sue ricerche l’archeologo Gianfranco De Benedittis, viene ricordata in una epistola di Plinio il Giovane, indirizzata a Tacito. La lettera è un documento preziosissimo. Perché narra nei dettagli la cronaca dell’eruzione esplosiva del Vesuvio, con i suoi lapilli che cadevano come proiettili fumanti sulle persone e ovunque nei quartieri pieni di vita.

Perchè racconta gli ultimi momenti fatali di Plinio il Vecchio, zio dell’autore della lettera. Plinio il Vecchio, scrittore, filosofo, scienziato,  ìcomandante militare,  ìè  tra gli studiosi più interessanti del mondo romano per aver scritto la Naturalis Historia. Un capolavoro naturalistico in forma enciclopedica.

La storia del complesso francescano di San Nazario, invece, racconta la vita dei monaci, la vita delle piante e quella dei Santi. Sulla rocca di Morrone del Sannio, tra selciati, camminamenti di pietra e vicoli stretti, perfino gli eventi della seconda guerra mondiale trovano spazio. Nella piazzetta più caratteristica, come si vede dal reportage fotografico, una lapide ricorda le operazioni militari degli Alleati in Molise. Su di essa si legge: “Casa del notaio Corradino Mastrogiacomo, occupata dopo l’8 settembre 1943 da Comando tedesco in ritirata, fu poi sede, sino alla primavera del 1944, di Comando Operativo alleato. Quivi sostò Il Generale Bernard Law Montgomery Comandante della VIII Armata”. Dalla vetta del Molise, dopo lo sbarco di Termoli, era possibile controllare ogni operazione bellica.

Ma le curiosità non si fermano qui. In questo sito di antica memoria il piacere della scoperta continua.

commenta