La tragedia di vinchiaturo

Morì folgorato: per il perito, che si occupò anche del caso Cucchi, gli esami dicono il contrario

Il professore Costantino Ciallella, tecnico nominato dall’imputato, in fase di udienza preliminare ha depositato l’esito di alcuni vetrini che mostrerebbero l’assenza di tracce elettriche quale causa del decesso di Enzo Nardacchione, avvenuta il 5 giugno di tre anni fa

Il professore Costantino Ciallella, patologo forense dell’università “La Sapienza” che si è occupato anche del caso Cucchi, è il tecnico nominato dall’unico imputato nel caso di morte per folgorazione avvenuta il 5 giugno di tre anni fa in un’abitazione di Vinchiaturo.

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Nel giorni scorsi nell’ambito dell’udienza preliminare, il professore Ciallella, ha esposto al giudice i riscontri eseguiti su alcuni vetrini che avrebbero rimesso in discussione l’esito dell’autopsia effettuata sulla salma di Enzo Nardacchione, l’uomo che morì quel maledetto giorno di tre anni fa.

Il giudice rispetto alla richiesta del professore Ciallella ha dunque deciso di nominare un perito – il professore Campobasso dell’ospedale di Napoli – che dovrà dare un responso ai dubbi esposti da Ciallella entro il nove giugno prossimo.

Se il professore Costantitno Ciallella sostiene che Nardacchione non morì folgorato, il dottore Massimiliano Guerriero e i medici dell’ospedale di Foggia  dopo la riesumazione della salma e quindi l’esecuzione dell’autopsia stabilirono invece che Enzo Nardacchione, 64 anni, morì folgorato.

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E da lì fu imputato il proprietario dell’abitazione di Vinchiaturo dove il signor Nardacchione si trovava quel giorno.  Era a casa di amici e pare stesse lavorando alla sistemazione di un impianto di irrigazione il 5 giugno del 2018 quando improvvisamente cade al suolo.  E in quel momento era in corso un nubifragio.

Quando sul posto arrivarono i soccorsi, il corpo era riverso a terra vicino ad un palo della corrente. Rispetto ai rilievi fatti dalle forze dell’ordine, la Procura decise di andare a fondo e aprì un fascicolo – procedendo appunto con una ipotesi di reato che era quella dell’omicidio colposo – per far luce sull’accaduto. Qualche giorno dopo il sostituto Giuliano Schioppi dispose la riesumazione della salma per permettere l’autopsia. Dopo 8 mesi dalla tragedia, i risultati dell’esame confermarono che il decesso fu la conseguenza di una folgorazione.

Oggi dopo tre anni e la formalizzazione del capo di imputazione a carico del proprietario della casa, e quindi dell’apertura del processo, quell’esito è stato rimesso nuovamente in discussione. Se ne parlerà in aula il prossimo 6 luglio.

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