La conferma

Isolata variante Delta in Molise: 4 casi a Campobasso nella stessa famiglia. Lo screening si allarga

Confermata la presenza della mutazione "indiana" in un nucleo familiare residente nel capoluogo. L'indagine epidemiologica preliminare, nella prima fase del sequenziamento, aveva innescato forti sospetti che ora sono stati confermati nel laboratorio di biologia molecolare del Cardarelli. Si tratta dei primi casi di variante Delta isolati in Molise, dove è in atto un campionamento mirato nell'ambito del progetto di sequenziamento voluto dall'Istituto superiore di sanità per verificare la diffusione della variante in tutta Italia. Le stime più attendibili al momento riferiscono di una presenza di Delta del circa il 26-30%

Ora c’è l’ufficialità: i casi sospetti di variante Delta in Molise sono stati confermati come tali e si riferiscono a 4 persone (un intero nucleo familiare) del capoluogo di regione.

Dal laboratorio analisi di biologia molecolare del Cardarelli è arrivata la conferma a ciò che finora era un sospetto concreto: concreto perché la valutazione di quello che viene chiamato pre-screening già aveva dato indicazioni in tal senso. I quattro casi sono relativi a una famiglia di Campobasso, già posta in isolamento e i cui membri stanno bene. Le autorità sanitarie invitano pertanto la popolazione a non allarmarsi perché sono state adottate le misure di prevenzione del caso. Allo stesso tempo il Direttore Generale dell’Asrem Oreste Florenzano (intervistato da TeleRegione) si appella alla responsabilità dei cittadini. I 4 casi si sarebbero infettati fuori regione: uno di loro avrebbe completato il ciclo vaccinale mentre uno ha ricevuto la sola prima dose e due (i figli) non sono stati immunizzati.

D’altronde che la variante ‘Delta’ – che secondo l’ultima flash-survey dell’Istituto superiore di sanità ha una presenza in Italia pari quasi al 19%, ma secondo altre stime sarebbe intorno al 30% – sia destinata a divenire prevalente è praticamente una certezza. La variante in questione sta avanzando – e velocemente – nel mondo. Per l’Oms sarebbe già presente in 80 Paesi e la sua diffusione non è certo limitata alla Gran Bretagna, che da settimane ne è alle prese e che ieri ha avuto un picco di contagi (più di 18mila). Per alcuni esperti entro fine agosto i casi in Italia saranno prevalentemente di variante Delta. Dal laboratorio di biologia molecolare commentano: “Come tutte le varianti, anche la Delta si europeizza e accumula mutazioni con relativa facilità, tanto che molto presto ha dato origine ad una sorta di ‘famiglia’, i cui membri sono tre sottotipi del lineage B.1.617.2 (la variante Delta, ndr). Quest’ultima risulta la più diffusa e aggressiva”.

Era verosimile che arrivasse anche nella nostra regione come è già successo in tante altre d’Italia, comprese le vicine Puglia e Abruzzo. Il focolaio di cui vi abbiamo dato notizia ieri relativo alla casa di riposo di Montenero di Bisaccia – il virus sarebbe stato ‘importato’ da un operatore residente in Abruzzo – invece, in base ai risultati del pre-screening, non sarebbe da associare alla variante nota ai più come indiana. “Le curve di amplificazione non sono tipiche della Delta ma sembrerebbero di variante Alpha (inglese, ndr)”. Così sempre dal laboratorio diretto dal biologo Massimiliano Scutellà. Le indagini dunque vanno avanti.

https://www.primonumero.it/2021/06/focolaio-nella-casa-di-riposo-di-montenero-13-anziani-positivi-ma-senza-sintomi-gravi/1530674923/

Ma lo screening, così come voluto dallo stesso Iss e richiesto a tutte le regioni, va avanti. Il sequenziamento dei ceppi virali è difatti un’arma fondamentale per contrastare il dilagare dei contagi dovuti alle varianti che, come noto, si fanno sempre più aggressive per eludere la risposta immunitaria.

Restano ferme alcune considerazioni: la variante è sì più contagiosa (si stima del 60% in più) ma oggi abbiamo due alleati fondamentali. Il primo è la vaccinazione (la copertura totale però si ha con l’effettuazione del ciclo completo e non già con la sola prima dose) e il secondo è la stagione calda – in cui saranno ridotti al minimo i contatti al chiuso – che ne ostacolerà la diffusione. Diffusione che però – va detto a scanso di illusioni – ci sarà. I vaccini però contrasteranno le sue conseguenze sullo stato di salute di chi ne verrà infettato.

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