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L'ospite

Il cantoniere oggi, supporto alla resilienza delle strade interne

di Angelo Sanzò, Presidente del Comitato Scientifico di Legambiente Molise

 

La figura del Cantoniere, quale addetto alla tenuta in efficienza delle strade, origina all’inizio del secolo scorso, quando, in presenza assoluta di strade bianche, erano importantissime le operazioni di ricarica e di risistemazione del materiale breccioso, inevitabilmente, eroso e dislocato dal traffico. Non solo, ma per mantenere, nella giusta funzionalità di servizio, le arterie carrozzabili di competenza, la sua opera era essenziale, anche per altre, numerose esigenze. Rientravano, tra l’altro, nelle sue mansioni, la regimazione delle acque superficiali e il provvedere all’eventuale, necessario ripristino e/o pulizia degli scoli e delle cunette laterali. Era, altresì, suo compito agire sulla rimozione e/o la mitigazione di occasionali ostacoli, potenzialmente in grado di bloccare o limitare la normalità del traffico veicolare, provenienti da anomali eventi naturali o azioni antropiche.

Con la comparsa del materiale bituminoso e la conseguente asfaltatura delle strade, si aggiunsero, al già consistente bagaglio mansionale dello stradino, ulteriori attività, prima fra tutte il rappezzamento del fondo stradale, da attuare con tecniche e modalità, in linea con la diversa natura della nuova sostanza in dotazione.

Ultima, ma non meno importante considerazione, è quella connessa all’attribuzione, a tale figura di lavoratore, sia pure in forma non scritta, di presenziante del territorio, specialmente, in seguito  alla virtuosa ideazione della Casa Cantoniera.  Il presidio fisico, abitato dallo stesso, tuttora osservabile lungo le arterie stradali, rappresentava, sul luogo di lavoro, la concreta, costante testimonianza, atta a soddisfare, in ogni momento e con la massima celerità e fattibilità operativa, ogni eventuale necessità d’intervento.

A vigilare sulle attività di tali benemeriti lavoratori ovvero su un loro ben definito gruppo e quindi su un determinato numero di chilometri di strada, vi era il Capo cantoniere, destinatario di diversi e spesso, complessi compiti. Oltre ad essere egli tenuto, infatti, a percorrere, quotidianamente, il tratto di sua competenza, doveva, anche, sorvegliare e rendicontare in merito ai lavori eseguiti. Non solo, ma rientravano pure nei suoi compiti l’individuare e il creare le condizioni perché potessero effettuarsi, nei giorni e nelle settimane a venire, i lavori più utili e necessari diretti al miglior funzionamento possibile dell’ambito viario assegnato.

Senza esagerazione alcuna e con serenità, è possibile tuttora affermare che, la descritta macchina operativa, se pur lungi dalla perfezione, può essere tranquillamente considerata un manifesto esempio di praticata efficienza.

Il venir meno dei descritti, evidenti vantaggi, derivanti da tal efficace struttura, ha comportato e comporta i ben noti, modesti livelli in qualità di spostamenti riscontrabili nelle zone più interne e disagiate dei nostri territori. Sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà connesse al raggiungimento dei tanti centri minori o al trasferirsi da un abitato all’altro di similari dimensioni. In non poche occasioni, infatti, si ha che fare con un impegno e un esercizio psico-fisico di non trascurabile intensità.

Un semplice rilievo visivo palesa, con chiarezza e celermente, lo stato dell’arte della rete stradale attualmente in uso; nella sua struttura, sagomatura e disegno tragittuale, è rimasta pressoché la stessa, intatta, fin dalla sua progettazione e realizzazione.

Risulta, pertanto e di conseguenza, quanto mai evidente la mancanza dell’insostituibile presenza di quella complessa struttura, che vedeva proprio nel cantoniere la fondamentale figura di riferimento.  Un insieme di persone attente e di materiali disponibili rendeva attuabili i compiti e gli intenti di scopo, diretti, cioè, a favorire la salvaguardia del bene pubblico affidato e garantiti tramite la sua continua e costante manutenzione.

La mera riproposizione di tali pregresse figure professionali e delle illustrate modalità d’intervento sono di certo, al giorno d’oggi, impensabili in presenza delle moderne necessità ed esigenze, legate all’intensità e alla frequenza degli inevitabili spostamenti richiesti. Pur tuttavia, non è possibile rinviare oltre, rimodulazione e riproposizione di ruoli e modi d’approccio, opportunamente, rivisitati, per affrontare le continue variazioni che, le strutture stradali e le relative pertinenze, nel tempo e nello spazio, inevitabilmente, subiscono.

Senza tralasciare, infine, che modelli applicativi d’intervento, basati su tecniche leggere e poco invasive, per quanto utili e necessarie, non possono sostituire, sempre e comunque, i puntuali e importanti interventi dovuti nelle situazioni di particolare gravità alterative del corpo e degli annessi stradali.

 

 

 

 

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