La sentenza

Gli autisti trascinano la Sati in Tribunale per i mancati riposi. L’azienda vince anche in Cassazione

Il 16 giugno la sentenza della Suprema Corte di Cassazione. "L'azienda ha sempre operato correttamente", sottolinea il presidente del Cda

Vittoria su tutti i fronti per la Sati, una delle principali aziende del trasporto pubblico regionale, contro cui alcuni dipendenti avevano avviato un contenzioso per il mancato riconoscimento dei riposi. Dopo le sentenze del Tribunale e della Corte di Appello di Campobasso, anche di fronte alla Suprema Corte di Cassazione la società del trasporto ha avuto ragione.

Nell’ultimo grado di giudizio, con la sentenza depositata lo scorso 16 giugno, i giudici della Corte di Cassazione hanno riconosciuto che “l’azienda ha sempre correttamente operato nella gestione dei pubblici servizi di trasporto, nel pieno ed integrale rispetto delle norme in materia di riposo del personale addetto alla guida degli autobus”. A comunicarlo è il presidente del CdA Vincenzo Peca.

“Con tale pronuncia i giudici del lavoro hanno emesso una sentenza che chiarisce alcuni aspetti attinenti all’applicazione del regolamento comunitario 561 del 2006 in materia di riposi, fornendo un importante precedente che assume rilevanza nazionale per l’intero settore del trasporto pubblico locale mediante autobus. Nello specifico anche la Corte ha recepito quanto stabilito sia dal Tribunale di Campobasso sia dalla Corte d’Appello territoriale, ossia il principio sostenuto da Sati spa” che in questa battaglia legale è stata assistita dagli avvocati Giovanni Baranello e Gaetano Caterina del foro di Campobasso.

Qual è il principio ribadito nella sentenza? “L’effettuazione di percorsi superiori a 50 chilometri, se interrotti da più fermate (come succede per tutte le corse di linea che avvengono nella regione Molise), non dà diritto ad un riposo di 45 ore tra la fine di un turno e l’inizio di quello successivo, ma solo la fruizione di 33 ore di riposo per lo stesso lasso di tempo”. Tesi contrapposta a quella sostenuta dalle organizzazioni sindacali.

“Tale principio che rappresenta un importante precedente a livello nazionale – il commento degli avvocati Gaetano Caterina e Giovanni Baranello – potrebbe terminare una rimodulazione di tutti i turni di lavoro a livello nazionale, con ricadute anche sotto il profilo organizzativo aziendale”.

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