Il botto, una nuvola di fumo, la paura, la tragedia evitata di un soffio: è la notte tra il 4 e il 5 giugno scorso quando un ordigno rudimentale esplode in un condominio di via delle Mimose, nel quartiere di Difesa Grande di Termoli.
I residenti, terrorizzati, chiamano il 115 e ancora il 113. E il buio della notte da questo momento sarà illuminato dai lampeggianti blu delle forze dell’ordine, due mezzi e cinque unità dei vigili del fuoco che lavoreranno per ore nel ricostruire un’azione sin da subito considerata “anomala”.
La Procura di Larino, informata dei fatti, ha delegato la polizia a condurre indagini approfondite che nelle scorse ore hanno trovato concretezza nei fatti arrivando ad un epilogo. Tant’è che domani mattina, presso la questura di Campobasso, il procuratore di Larino Isabella Ginefra terrà una conferenza stampa per illustrare i dettagli di un’indagine che pare abbia focalizzato l’attenzione sul mondo della droga. Ma potrebbe esserci dell’altro.
Riflettori puntati sul movente e quindi su un gesto che ricorda le dinamiche della criminalità organizzata. Perché pare ormai certo che quell’atto – di natura chiaramente intimidatoria – fosse destinato ad un solo inquilino della palazzina presa di mira. Perché lo spiegheranno domani mattina gli inquirenti che non si esclude abbiano eseguito misure al riguardo nei confronti dei presunti responsabili.
Perché quell’ordigno seppure costruito in maniera artigianale poteva essere molto pericoloso. E’ stata sfiorata una tragedia. E i responsabili sono stati identificati. L’ordigno sarebbe potuto esplodere a una distanza ravvicinata dal suo obiettivo, che si sarebbe ferito in maniera molto grave. Danni invece sono stati registrati all’interno del pianerottolo e la forte onda d’urto ha frantumato i vetri del pianerottolo ma, per fortuna, oltre a questo nessuno è rimasto ferito.
commenta