Decreto rilancio

Fatture e bilanci falsi per intascare i fondi covid: truffa da 80mila euro. Imprenditori scoperti e conti bancari sequestrati

La Finanza ha eseguito 4 misure cautelari nei confronti di altrettante società che hanno dichiarato fatturati inesistenti per incassare fondi pubblici previsti dal decreto rilancio. Due imprenditori nei guai per truffa aggravata ai danni dello Stato. Sequestro preventivo di conti correnti e beni per un valore di 80mila euro.

Due imprenditori a capo di 4 società campobassane sono finiti sotto inchiesta per truffa ai danni dello Stato. Avrebbero dichiarato il falso, firmando fatturati inesistenti, per percepire fondi pubblici ai quali non avevano diritto. Il denaro intascato in maniera illecita, come ha accertato la Guardia di Finanza su delega della Procura di Campobasso, rientra nel budget stanziato dallo Stato per fronteggiare l’emergenza Covid e la perdita di liquidità e introiti delle aziende nel periodo più duro della pandemia. Ma il Decreto Rilancio, che prevede aiuti in rapporto ai fatturati dell’anno precedenze, sarebbe stato aggirato con false dichiarazioni e produzione di atti contabili falsificati negli importi.

La compagnia della Guardia di Finanza di Campobasso ha eseguito quattro misure cautelari di natura reale nei confronti di altrettante società di capitali e dei loro amministratori, disposte dal gip del tribunale di Campobasso.

A conclusione delle indagini in materia di indebita percezione di erogazioni Pubbliche coordinate dalla Procura della Repubblica si è proceduto con le misure cautelari. Nello specifico, i finanzieri hanno svolto una attività di indagine sulle indennità e i contributi erogati dallo Stato per l’emergenza covid, destinate al sostegno delle imprese delle persone in difficoltà a causa della pandemia. Si è accertato che due imprenditori campobassani, responsabili legali di 4 società di capitali, per ottenere il contributo a fondo perduto previsto dal decreto legge n 34 del 19 maggio 2020 (decreto Rilancio, voluto per aiutare le imprese in difficoltà economica per le ripercussioni prodotti dal momento pandemico) hanno chiesto e ottenuto dallo Stato fondi pubblici senza averne diritto.

Avrebbero dichiarato, ricostruisce la Procura di Campobasso, una parte di fatturato inesistente, realizzato tramite un giro di false fatturazioni “artatamente emesse per trarre in errore la pubblica amministrazione erogante”.

Sono stati indagati per l’ipotesi di reato per truffa aggravata ai danni dello stato e, sia nei loro confronti che delle società da loro amministrate, su richiesta della Procura, il gip ha emesso un decreto di sequestro preventivo di conti correnti e depositi bancari, beni mobili registrati e beni immobili, per un valore complessivo di 80mila euro, vale a dire l’ammontare della somma percepita in maniera indebita.

Il sequestro, ricordano i magistrati di Campobasso, “è volto a conservare il profitto del reato ai fini della successiva confisca e si inserisce nel contesto delle linee di intervento di questa Procura della Repubblica volte alla repressione di specifici reati, non soltanto intervenendo sui presunti autori, ma anche aggredendo i beni che ne costituiscono il profitto. Questo in ottica di deterrenza e di recupero alla collettività di quanto illecitamente acquisito da alcuni, nel corso di un periodo storico caratterizzato dalla grave crisi economica causata dalla pandemia da covid-19”.

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