Il carrozzone/1

Comunità montane, servono ancora? Il commissario: “Io, vittima per 1100 euro al mese. Senza di noi si rischia crisi dei rifiuti”

Il 30 giugno scadrà l'ennesima proroga dell'incarico ai quattro commissari liquidatori delle dieci comunità montane del Molise che da un decennio la politica dice di voler sopprimere. Gli enti inutili per eccellenza sono ancora alle prese con problemi di ricollocazione del personale, con mutui e debiti, in più la legge che dovrebbe riformarli non c'è ancora. La più importante, la Molise Centrale, è anche titolare delle autorizzazioni per l'impianto di smaltimento rifiuti di Montagano che serve oltre cinquanta comuni e anche il capoluogo di regione. Lavori, appalti, tariffe: tutto passa per la scrivania dell'avvocato Domenico Marinelli che in questa intervista spiega perché non possiamo fare a meno del più bistrattato carrozzone del Molise. E sulla discarica avverte: "Tra un anno sarà satura"

Carrozzone, poltronificio, ente inutile per eccellenza che ha dato lavoro a fannulloni e raccomandati. Sono state definite in molti modi, e non sempre gentili, le comunità montane diventando emblema di tutti gli sprechi italiani. Quelle del Molise, che sono dieci, non fanno eccezione tanto che si parla da ormai un decennio del loro scioglimento (la legge regionale 6 del 24 marzo 2011 è quella che ha avviato il processo di estinzione) .

Ma sarà poi davvero così come ormai tutti pensano? E’ veramente un ente di cui possiamo fare a meno senza paura delle conseguenze?

Secondo lo storico commissario liquidatore Domenico Marinelli, a capo della più importante comunità montana della nostra regione, la Molise Centrale, rinunciare all’ente su due piedi farebbe precipitare i 50 comuni che ne fanno parte, Campobasso compreso, in una “crisi dei rifiuti senza precedenti”.

Cosa c’entra lo smaltimento dell’immondizia con la comunità montana è presto detto: Molise Centrale è la titolare delle autorizzazioni per l’impianto di Montagano. Significa che senza questo cosiddetto ente inutile e scialacquone non si muove foglia: lavori, tariffe, appalti, tutto passa per Marinelli e anche a lui, come per gli altri tre commissari, tra un mese scadrà l’ultima proroga data per sedere al vertice della comunità montana. Per di più la fine del suo incarico coincide anche con la scadenza dell’accordo col gestore dell’impianto di Montagano. Dove verranno portati i rifiuti differenziati e soprattutto l’indifferenziato quando, tra un annetto – e di questo è convinto il commissario – la discarica sarà satura?

Insomma, la monnezza in questa storia c’entra eccome ed è al centro di questa nostra inchiesta in cui cercheremo di capire qualcosa in più sulle bistrattate comunità montane del Molise.

esterno Comunità montana Molise centrale
esterno Comunità montana Molise centrale

Ma andiamo con ordine partendo da una visita recentissima fatta negli uffici di via Poggio Verde, a Ferrazzano, dove ha sede la Molise Centrale guidata ininterrottamente da una decina di anni dall’ex sindaco di Petrella Tifernina, Domenico Marinelli. La struttura, immersa nel verde della più bella zona residenziale a due passi dal quartiere Vazzieri di Campobasso già da tempo ospita anche gli uffici dei commissari Carlo Antonio Perrella (Matese –Fortore Molisano), Giovancarmine Mancini (Cigno Valle Biferno – Trigno Medio Biferno – Trigno Monte Mauro) e Pompilio Sciulli (Comunità Montane del Volturno – Centro Pentria – Alto Molise – Sannio). Del resto non è che manchi lo spazio, tutt’altro: l’immobile di circa 800 metri quadri è ben tenuto, interamente recintato, ha i garage sotterranei e l’archivio, decine di stanze e locali vuoti, una nuovissima sala conferenze perfettamente attrezzata che non utilizza più nessuno da chissà quanto tempo.

sala conferenze Comunità montana Molise centrale

Nel giorno della nostra visita ci accoglie solo il commissario Marinelli e un dipendente ormai prossimo alla pensione che è una miniera di aneddoti e amarezza per la fine indecorosa dell’ente che gli ha dato lavoro per decenni. “Ci siamo fatti vecchi dentro i boschi” racconta con spiccato accento triventino ricordando i bei tempi dei comuni che facevano cassa con la pulizia dei boschi e la vendita della legna. I suoi giorni li finirà dietro una anonima scrivania sommerso dalle carte tra corridoi vuoti e un po’ spettrali.

Commissario ma qui non c’è nessuno. Dov’è il suo personale?

“In Regione. Per via di un sistema detto ‘di utilizzo’ le ore che dovrebbero svolgere come dipendenti della comunità montana le svolgono in parte qui e in parte negli uffici regionali”.

Non hanno nulla da fare qui?

“Eccome se ce l’hanno. Ma sa qui le cose sono complicate: gravano sul nostro bilancio ma non lavorano solo qui”.

Ecco, ce le spieghi queste complicazioni. Intanto partiamo da questa ennesima proroga dell’incarico per lei e i suoi colleghi commissari decisa con decreto dal governatore Donato Toma il 1 aprile scorso nonostante l’intero Consiglio regionale avesse ribadito, con un proprio ordine del giorno a dicembre del 2020, per lo scioglimento e la messa in liquidazione delle comunità montane. Toma ha preferito non staccarvi la spina motivando il decreto con l’assenza di una legge di riforma sulla quale sta ragionando la prima commissione (presidente il consigliere regionale Andrea Di Lucente) e con la necessità di mantenerle operative. In buona  sostanza affermano che abbiamo ancora bisogno di voi nonostante da dieci anni vogliano mandarvi via. Non lo trova un po’ assurdo?

“Tanto per cominciare voglio subito chiarire che le comunità montane sono già in liquidazione da circa otto anni ma non possono essere ancora estinte perché quella è una fase successiva alla fine della messa in liquidazione che si raggiungerà quando sarà venduto tutto quello che può essere venduto per pagare i debiti e risolvere il maggior numero di problemi. Lo stato di liquidazione scade il 31 dicembre di quest’anno e non va confuso con la scadenza dell’incarico commissariale che termina il 30 giugno prossimo. Tutte le comunità montane soffrono principalmente per debiti, mutui e personale. Questi ultimi vanno ricollocati, non è che si possono mettere alla porta, parliamo di circa trenta persone in totale alcune delle quali interessate anche da un ricorso contro la mancata stabilizzazione. Ci sono poi i mutui contratti e i debiti ma questi ultimi non riguardano la mia comunità montana che gode di buona salute e starà ancora meglio quando anche la struttura in cui ci troviamo oggi, che è un patrimonio regionale e non un costo, visto che è di nostra proprietà, verrà messa all’asta. E infatti sto già lavorando al bando. A parte questo, in linea generale le difficoltà principali per tutti noi commissari riguardano dipendenti e gestione economica. La Molise centrale però ha anche un’altra spada di Damocle sulla testa: i rifiuti”.

Ecco, ci siamo arrivati. Lei ci ha spiegato che i comuni della Molise centrale utilizzano il mega impianto di smaltimento di Montagano. E ci ha detto anche che tutti gli atti inerenti le attività dell’impianto passano da lei pertanto se domani – o meglio, il 30 giugno, quando scadrà la vostra proroga – questa macchina si dovesse fermare cosa succederà?

“Non ci voglio neppure pensare! Il punto di tutta la faccenda è proprio questa mancanza di visione futura, io, anche da cittadino, sono preoccupato perché tra un anno la discarica sarà piena e l’alternativa quale sarà? Mandare gli operai comunali con mezzi vecchi e malconci su e giù per la Bifernina per portare i rifiuti a Guglionesi o a Isernia? Successe già con l’ex assessore Salvatore Muccilli per l’annosa vicenda delle ecoballe e fu crocifisso. Anche se le attività di raccolta vanno avanti perché quei materiali finiscono in altri impianti la discarica tra un anno al massimo sarà esaurita. E non dimentichiamo che il capoluogo di regione fa ancora la parte del leone perché non ha completato la differenziata in tutti i quartieri. Questa attuale è una situazione che non può essere imputata a me, Domenico Marinelli che per 1100 euro netti al mese comprensivi di tutto, sto qui a prendermi responsabilità enormi e a rispondere anche davanti alla Procura della Repubblica che ci attenziona o deve fare accertamenti come sempre accade quando si ha a che fare con i rifiuti. Quello che facciamo qui, assieme a pochi fidati collaboratori tra cui l’insostituibile ex sindaco di San Giuliano di Puglia, Luigi Barbieri (anche lui part time!) è una attività delicatissima che passa per decreti, atti, determine, responsabilità amministrative, giuridiche e tecniche. Solo di risposte da dare all’Arpa Molise che fa (giustamente) continue verifiche! Poi ci sono i contratti in scadenza, le tariffe per l’immondizia da fissare, gli appalti, gli accordi di programma, la fatturazione. Essendo noi intestatari delle autorizzazioni di Montagano tutto passa da qui. Guardi io sono una vittima, lo sono forse anche più del cittadino che si scandalizza di fronte al fatto che dopo dieci anni di discussione le comunità montane sono ancora qui”.

Una vittima, addirittura?

“Una vittima sì, perché andare avanti in questo compito difficile a colpi di proroghe è un guaio. Le faccio un esempio: a giugno terminerà il grandioso contratto col gestore dell’impianto di Montagano, parliamo di un appalto milionario per il quale abbiamo gli occhi dell’Europa puntati addosso. Cosa potrò fare a quel punto io che sono in scadenza? Quanta credibilità ho di fronte alle imprese o alle banche? Non posso interrompere il servizio pubblico, non posso concedere proroghe, non posso affidare un appalto per tre anni sapendo che tra un mese sarò ‘morto’. Non ci dormo la notte su queste domande e mi fa rabbia leggere sui giornali che il problema sono i mille euro dati al commissario Marinelli!”.

Ma lei capisce che da dieci anni la politica fa passare il messaggio – per carità, forse anche errato – che il vostro lavoro non serve a niente? Quindi per favore ci dica lei, che ha così tanta esperienza, come se ne potrebbe uscire.

“Più che da commissario ora le parlo da ex amministratore e da cittadino: mi preoccupa, e sono assolutamente sincero, che non ci sia ancora una soluzione. Mi auguro che arrivi presto, potrebbe essere l’idea di Toma di far subentrare un nuovo ente che funga da connettore tra Regione e Comune. Potrebbe avere la meglio la proposta – non so quanto percorribile – del consigliere Salvatore Micone di mandare i dirigenti regionali a fare i commissari. Si potrebbe trovare una alternativa nella legge di riordino che non so a che punto sia. Nascerà un ente montano? Benissimo! Va tutto nelle mani dell’assessorato all’Ambiente? Mi starebbe bene anche quello. Guardi, l’interessante è che una risoluzione ci sia perché se immagino il futuro non lo vedo bene per niente e temo che possiamo ritrovarci come Napoli con la monnezza”.

Messa così sembra davvero brutta la situazione. Ma lei non ha proposto soluzioni?

“Ma certo che l’ho fatto, le ho messe per iscritto, ed è un’aggravante”.

In che senso, avvocato?

“Nel senso che il mio compito sarà finito, anche di fronte a me stesso, quando avremo trovato una soluzione. Andarsene senza questo risultato sarebbe un po’ come aver buttato tempo ed energia, mi ci sono trovato fin dall’inizio in questa avventura, vedi una cosa che nasce con te (lo stato di liquidazione) ma allora era tutto diverso”.

E se glielo chiedessero oggi di fare il commissario accetterebbe?

Neanche morto! E penso che non sarà facile neppure trovare un sostituto. Ma in quale ente pubblico ci si assumono responsabilità di ogni genere per 1100 euro al mese?”

Effettivamente i commissari degli altri enti o società partecipate, pensiamo allo Iacp o al Consorzio industriale di Campobasso-Bojano, guadagnano tutti più di quella cifra. E forse hanno anche un filo più diretto con la politica. L’avvocato Marinelli per esempio è stato fra i quattro commissari delle comunità montane l’unico a non essersi candidato col centrodestra a sostegno di Donato Toma alle scorse elezioni regionali. E non ha neppure troppa confidenza con Roberto Di Baggio, sottosegretario alla presidenza della giunta al quale Toma ha affidato la delega alla tutela ambientale che inizialmente aveva tenuto per sé.

Di Baggio non ha i poteri di un assessore, non ha diritto di voto in giunta per esempio, è una specie di rappresentante del presidente ai tavoli istituzionali, risponde per lui alle interrogazioni, insomma ha una funzione meno decisionale. E forse anche questo la dice lunga sull’attenzione alle tematiche ambientali di questa Regione che potrebbe ritrovarsi sepolta dalla monnezza per aver deciso di non decidere.

Domenico Marinelli
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