Il problema

Cinghiali ovunque, l’emergenza è diventata cronica. La soluzione? L’esperto: “L’uomo deve sostituirsi ai predatori”

L’ultimo avvisamento documentato sui social è a Guglionesi, dove decine di esemplari sono stati fotografati davanti il cimitero comunale e dove i residenti riferiscono che i cinghiali ormai si sono spinti fino al centro abitato. Nicola Norante, ornitologo ed esperto di zoologia, racconta come siamo arrivati a questo punto e come l’abbattimento sia una strada percorribile, ma nel solco di una norma nazionale.

Sono dovunque, e la notte arrivano fin sotto casa. Coltivazioni distrutte o danneggiate, incidenti d’auto che continuano a verificarsi con frequenza sempre maggiore perfino sulle strade principali del Molise, per non parlare di quelle secondarie. I vialetti che conducono a ville private recano le inconfondibili tracce del loro passaggio; andare a fare una passeggiata sul tratturo o in campagna può rivelarsi una avventura adrenalinica per l’incontro ravvicinato con un branco. I cinghiali, sempre loro, ormai protagonisti indiscussi delle cronache. E non solo per i danni alle colture agricole.

È una vera e propria invasione che li spinge all’interno dei nostri paesi come documentato già tante volte. L’ultimo avvistamento che ha mandato in subbuglio la popolazione è avvenuto pochi giorni fa a due passi dal cimitero comunale di Guglionesi, vicino la cappella dedicata alla Madonna . Fotografati numerosi esemplari che sostano proprio dove si fermano per una preghiera i fedeli.

L’immagine pubblicata sul gruppo Guglionesi in diretta fa discutere, ma in realtà è solo l’ultima di una infinita serie di segnalazioni pressochè identiche. E la domanda che accompagna ogni avvistamento è sempre la stessa: che fare?

Nicola Norante, ornitologo accreditato e esperto di zootecnia, non ha una risposta. Ma possiede sicuramente una lettura non scontata del fenomeno. “Ormai questa emergenza è diventata cronica e, visto che i cinghiali non hanno predatori naturali, anche a causa di quello che è accaduto negli anni Novanta, è l’uomo che in qualche modo deve sostituirsi ai predatori”.

Ma non è una operazione tanto semplice sia perché, avverte l’esperto, “la strada dell’abbattimento va inserita sia in un contesto di attenzione alla specie”, sia perché per dare una risposta concreta occorrerebbe mutare il quadro normativo di riferimento.

Se la Regione Molise volesse riproporre l’estensione del periodo di attività venatoria del cinghiale, infatti, verrebbe nuovamente censurata dalla Suprema Corte, che si è già pronunciata bocciando la legge regionale che aveva disposto di estendere il periodo di caccia proprio per contrastare il proliferare dei cinghiali sul territorio.

Lotta ai cinghiali, la Corte Costituzionale stoppa la Regione. Allungare il periodo di caccia non si può

“Negli anni Settanta non avevamo cinghiali – ricorda Norante – ad eccezione di un centinaio di cinghiali maremmani in Toscana. Così vari Paesi europei hanno deciso di ripopolare il territorio ed è stato fatto un bando nazionale vino  dall’Ungheria che aveva dei bei cinghiali a poco prezzo. Parliamo di cinghiale europeo, stesso ceppo del cinghiale maremmano e di quello sardo”.

Dunque nessuna colpa dei cacciatori, con buona pace di alcuni animalisti che ancora oggi tendono a interpretare il passato in una chiave che stride fortemente con la realtà storica. del resto per i ripopolamenti dei cinghiali era obbligatorio inizialmente e annualmente il parere alle regioni dell’Inbs (Istituto Nazionale biologia della selvaggina) poi divenuto Infs (istituto nazionale fauna selvatica) e oggi Ispra.

“Quella secondo cui sono i cacciatori ad aver ripopolato di cinghiali il territorio è una bufala. Anzi, in questo modo sono state cambiate forzatamente le abitudini dei cacciatori che erano abituati a sparare ai fagiani. Anche oggi in Molise i gruppi di cacciatori di cinghiali sono pochissimi, non ce la fanno ad abbatterli tutti”.

nicola norante ornitologo

All’’epoca nessuno poteva prevedere quello che sarebbe avvenuto in seguito, e oggi ci si ritrova (e il Molise è in compagnia del resto d’Italia) con un numero di cinghiali eccessivo, che ha “drogato” l’ecosistema e che non ha il freno generalmente imposto dalla natura di predatori della specie invasiva. I lupi? “Inutili sotto questo aspetto” risponde Norante, spiegando che “I lupi qui da noi sono meno gregari di quelli nordici e girano in gruppetti di 2 o 3. Non ce la fanno ad attaccare i cinghiali, che al contrario girano in gruppi di 30-40 femmine, perché il maschio a circa 6 mesi va via dal branco”.

L’unica strada per limitare la presenza di cinghiali, risolvendo il problema dei danni enormi alle coltivazioni, resta la caccia, e naturalmente si sta parlando di caccia selettiva, non della caccia in braccata (quella con l’uso dei cani). “L’abbattimento controllato è certamente una possibilità che in linea teorica garantisce sul risultato, ma per procedere è necessario riformare il quadro normativo nazionale. Così come è pensato non risponde a questa esigenza”.

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