L'Ospite

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Benedire e ringraziare: il corpus Domini

di don Mario Colavita

 

La liturgia è come una maestra, insegna con pazienza la comprensione il mistero della vita di Cristo e della Chiesa. Chi può spiegarci o avvicinarci di più al mistero del corpo e sangue di Gesù se non la liturgia stessa?

Attraverso gesti e parole noi celebriamo il mistero del dono di Cristo nel sangue dato e nel pane spezzato.

La festa del Corpus Domini è per eccellenza la festa dell’eucarestia, il pane consacrato che rafforza la Chiesa e il cammino dei cristiani.

Un antico inno, una sorta di canto di lode all’eucarestia dice che è pane dei pellegrini, vero pane dei figli.

In effetti l’eucarestia è cibo che ci rafforza nel nostro camminare con il Signore risorto. Capire la bellezza di questo pane e del vino aumenta il desiderio di unione e condivisione.

L’eucarestia ci ricorda l’alleanza, quella nuova. La vecchia è stata celebrata da Mosè con suoi sul monte Sinai, dopo aver scritto le parole sante Mosè offre sacrifici di comunione. Il sangue diventa il segno di alleanza, un patto tra di Dio e l’uomo a cui segue la formula: “Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto” (Esodo 24,7).

Questa antica alleanza è rifatta con Cristo, donando corpo e sangue lui conferma il patto nuovo di amore e di fedeltà tra Dio e gli uomini.

Nella liturgia il patto è significato dal vino. Non a caso il sacerdote dice: “questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me”, poi lo mostra a tutti nella chiesa. Quel vino consacrato è Gesù nuova ed eterna alleanza.

C’è un gesto che il sacerdote compie prima ed è quello di mettere un pò d’acqua nel calice del vino accompagnato da queste parole: “L’acqua unita al vino sia segno della nostra unione con la vita divina di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana”. Di solito non le sente nessuno e si capiscono poco.

Sono interessanti queste parole, dicono che l’acqua simboleggia la nostra umanità ferita, limitata che si unisce alla divinità di Cristo.

San Cipriano di Cartagine sin dal III secolo testimonia la forte valenza simbolica dell’acqua messa nel calice.

In una delle sue lettere, quella indirizzata a Cecilio, scrive: “con l’acqua si intende il popolo, nel vino si manifesta il sangue di Cristo. E quando nel calice di mescola l’acqua al vino, il popolo si unisce a Cristo e il popolo dei credenti si unisce a colui nel quale ha creduto. […] se si offre solo vino, il Sangue di Cristo è senza di noi; se c’è soltanto acqua, il popolo è senza Cristo. Ma quando vino ed acqua si mescolano tra di loro in un’unione che li fonde insieme, allora si realizza il sacramento spirituale”.

Una bella simbologia: nel calice dove vi è vino con un po’ d’acqua, è rappresentata tutta la Chiesa il popolo e Cristo che dona il sangue per la nuova ed eterna alleanza.

Il Corpus Domini come festa ricorda l’impegno a farsi pane e vino per gli altri come quel giorno Gesù donò pani e pesci alla folla affamata. L’eucarestia ci ricorda il dono, l’amore, la fraternità unendo benedizione e ringraziamento.

Saper ringraziare non è da tutti, oggi immersi in una società in cui rivendichiamo solo diritti, si parla poco e male dei doveri, dei doveri familiari, dei doveri lavorativi, dei doveri scolastici, civici e anche dei doveri religiosi; ringraziare è “il dovere” dopo aver compreso il dono.

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