Alle radici del molise

Una storia ancora da scrivere: dal Neolitico di Guglionesi ai Sanniti di Monte Vairano

I docenti Unimol Mariassunta Cuozzo e Carlo Ebanista presentano il libro ‘Archeologia, storia dell’arte e paesaggio all’Università del Molise’. Da Agnone a Campobasso al Basso Molise: “C’è ancora tanto da conoscere delle origini di questa terra. I nuovi scavi della Sovrintendenza hanno messo in luce un periodo arcaico finora conosciuto solo nelle collezioni private”.

Insediamenti preistorici, tracce di protostoria che si perdono nella notte dei tempi. L’impressione che sta diventando certezza è che il Molise si sia fatto conoscere finora solo in piccola parte. E che grazie al lavoro certosino e capillare dell’Unimol e della Sovrintendenza, supportate dalla Regione, possa venire alla luce un patrimonio di valore inestimabile da far conoscere al grande pubblico. Ma c’è bisogno di tempo e di pazienza.

Quanto emerge dall’opera messa a punto dalla professoressa Mariassunta Cuozzo e dal professor Carlo Ebanista, entrambi docenti Unimol, va proprio in tale direzione. ‘Archeologia, storia dell’arte e paesaggio all’Università del Molise’ è il titolo del libro (editore Palladino e presentato in via telematica) che contiene gli atti di una giornata di studio del 5 dicembre 2017. E di cose interessanti ce ne sono davvero molte, a partire dalle scoperte di Guglionesi, dove nella grotta Colle Bianco è stato rinvenuto un insediamento preistorico. Ne abbiamo parlato con la docente Mariassunta Cuozzo.

Professoressa, innanzitutto quanto c’è ancora da conoscere della storia del Molise?

“Veramente moltissimo. C’è un patrimonio molto esteso dal punto di vista archeologico. I nuovi scavi della Sovrintendenza hanno messo in luce un periodo arcaico che finora era solo nelle collezioni civiche. Realizzando scavi sistematici verrebbero fuori epoche che attualmente sono sconosciute”.

Entrando nei dettagli, ci si è concentrati su alcune zone in particolare, come Agnone, Monte Vairano a Campobasso e il Basso Molise: cosa è emerso?

“Sì, è stato rinvenuto un insediamento preistorico nella grotta Colle Bianco di Guglionesi e le mura di San Lorenzo ad Agnone che purtroppo erano abbandonate ma c’è un progetto in atto per recuperarle. Monte Vairano è uno scavo esteso che porta avanti il professor Gianfranco De Benedittis da tanti anni: ci sono insediamenti produttivi, abitazioni, c’è ancora molto da fare”.

Ma attualmente gli scavi a Monte Vairano sono fermi, giusto? Per quale motivo?

“Gli scavi sono fermi perché si sta facendo un lavoro di restauro dei monumenti tirati fuori, come le mura delle case. Bisogna procedere con opere di manutenzione di quello che è già esposto. Quando non ci sono abbastanza fondi, ci si impegna a ricoprire quanto già venuto alla luce per preservarlo. Ma si spera che in tempi brevi si possa tornare a scavare”.

Monte Vairano

A Guglionesi invece si parla di preistoria…

“A Guglionesi è stata fatta una scoperta molto interessante da parte mia e di Antonella Minelli. Era un sito già noto agli speleologi, ci siamo interfacciati con Massimo Mancini che guida gli speleologi e abbiamo recuperato anche le fasi archeologiche. Si parla di un sito risalente al Neolitico/Età del ferro al di fuori della grotta, mentre all’interno ci sono tracce di sepolture che risalgono alla fase finale dell’Età del bronzo e a quella iniziale dell’Età del ferro. Si tratta di un’area importantissima. Senza dimenticare che in Molise c’è il sito di Isernia che è tra i maggiori in Europa”.

Unimol

Per chi si approccia alla lettura del libro, qual è il messaggio?

“Io ritengo che questo libro scritto da me e dal professor Ebanista sia interessante perché si basa su un confronto interdisciplinare tra lo studio della storia dell’arte e del paesaggio, con la sinergia con le istituzioni (Regione e Sovrintendenza), e l’antropologia, le culture immateriali, le immagini materiali che rimangono nella cultura orale, l’archeologia, la storia degli apprezzi feudali. Abbiamo avuto anche l’intervento dell’ingegnere Agostino Catalano che si occupa di restauro dei beni culturali e che tratta di accorgimenti apportati all’archeologia per evitare rischi sismici, che in Molise sono all’ordine del giorno. Preziosi sono stati i supporti delle professoresse Elisa Novi Chavarria e Letizia Bindi, oltre a diverse altre professionalità”.

L’obiettivo finale?

“Un tavolo permanente tra istituzioni e Università per aprire la storia del Molise al grande pubblico”.

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