Termoli

Rio Vivo, altro passo in avanti per risolvere i contenziosi: Toma dovrà intervenire su Ministero e Agenzia del Demanio

Anche il Consiglio regionale prende posizione sulla vicenda che interessa un migliaio di persone che vive nel popoloso quartiere termolese. Approvata all'unanimità una mozione di cui la prima firmataria è Micaela Fanelli e che si inserisce sulla scia delle iniziative parlamentari già in atto. Il capogruppo dem: "Un voto ed un impegno atteso da moltissimi residenti che vivono in quella contrada, alcuni da quattro generazioni, che rischiano di dover sborsare ingenti somme di denaro e anche di perdere la casa".

Il pressing sui Ministeri (Finanze e Infrastrutture) e sull’Agenzia del Demanio per risolvere i contenziosi che gravano come una mannaia sui residenti di Rio Vivo diventa più forte dopo il voto espresso oggi (18 maggio) dal Consiglio regionale del Molise.

Le iniziative avviate a livello parlamentare dalla deputata Anna Elsa Tartaglione trovano un assist da parte della massima assemblea legislativa che vota all’unanimità una mozione di cui è prima firmataria Micaela Fanelli, capogruppo del Pd, insieme al collega dem Vittorino Facciolla e ai consiglieri Valerio Fontana e Patrizia Manzo del Movimento 5 Stelle, oltre all’esponente del centrodestra Aida Romagnuolo.

Il documento licenziato dall’Aula impegna il presidente della Regione Molise Donato Toma “ad intervenire presso il Mef, il Ministero delle Infrastrutture e l’Agenzia del Demanio – spiega l’ex sindaca di Riccia – per risolvere, definitivamente, tutti i contenziosi giudiziari in atto sulla zona di Rio Vivo di Termoli, ponendo così fine a processi civili costruiti su errate interpretazioni legislative. Un voto ed un impegno atteso da moltissimi residenti che vivono in quella contrada, alcuni da quattro generazioni, che rischiano di dover sborsare ingenti somme di denaro e anche di perdere la casa, se i Ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture non intercederanno presso l’Agenzia del Demanio, da oggi anche con il supporto formale e politico della Regione Molise”.

Micaela Fanelli

Un migliaio di termolesi, che nel popoloso quartiere vive, è interessato da una vicenda iniziata 40 anni fa e che si è complicata nel corso degli anni.

Le prime azioni giudiziarie sulla zona di Rio Vivo sono state promosse dall’Avvocatura dello Stato nel 1981, ha ricordato il professor Giovanni Di Giandomenico nel corso dell’incontro pubblico promosso il 30 aprile nella sala consiliare del Comune di Termoli. Parte dell’area, considerata demanio marittimo, nel frattempo è stata interessata dall’edificazione di palazzine e altre abitazioni. Tutto in virtù del piano regolatore comunale approvato dall’allora Ministero dei Lavori pubblici.

“I privati si opposero alle pretese statali sulla zona eccependo l’intervenuta usucapione”, insiste il capogruppo Pd. “Ma, con l’andare del tempo, anche gran parte della zona venne rivendicata quale demanio. Nacquero così centinaia di giudizi in corso, presso la Corte d’Appello di Campobasso”.

Non è servito quanto sancito nella Finanziaria 2018, nella quale si è riconosciuto che il territorio in discussione – come ha ricordato l’avvocato nonchè ex parlamentare Pd Laura Venittelli – è da qualificare come patrimonio disponibile dello Stato. E quindi, spiega sempre Micaela Fanelli “in base alla loro intestazione catastale, va applicata anche al Comune di Termoli la stessa legge (n. 140 del 2004) che aveva dichiarato già per il Comune di Campomarino la stessa natura privatistica di un territorio molto più esteso, per centinaia di ettari, e destinato ormai a residenze turistiche”.

Non è di questo avviso la Corte d’Appello di Campobasso che ha pronunciato tutta una serie di sentenze di condanna (ora al vaglio della Cassazione) nei confronti dei cittadini di Rio Vivo, con cui si chiede il pagamento di cifre enormi di indennizzi, il rilascio dei suoli e l’abbattimento delle loro case di abitazione.

“Tutto ciò – dice ancora il capogruppo dem – senza tenere in debita considerazione che vi sono state situazioni analoghe a quella di Rio Vivo, dove l’Agenzia del Demanio ha già ritenuto applicabile le leggi (la 104/04 e la 205/17)  nello stesso Comune di Termoli. Non si comprende, dunque, il motivo per cui l’Agenzia del Demanio stia operando solo per alcuni giudizi, in contrasto con i principi d’imparzialità, della buona fede e correttezza, ponendo in essere disparità di trattamento”.

Due pesi e due misure insomma. Mentre a livello giudiziario i contenziosi vanno avanti, le forze politiche che rappresentano il Molise a livello regionale e nazionale hanno intensificato di recente il ‘pressing’ affinché i Ministeri competenti (Finanze e delle Infrastrutture) riconoscano i fondati motivi dei residenti e si adoperino di conseguenza nei confronti dell’Agenzia.

Un altro tassello in questa ‘strategia di accerchiamento’ su Roma è stato posto oggi, 18 maggio, con il voto alla mozione di iniziativa del Pd e sulla quale hanno espresso forte sostegno anche il governatore Toma e l’assessore ai Lavori pubblici Niro, come mette in evidenza la stessa Fanelli: “La mozione oggi votata all’unanimità in Consiglio regionale – che ringrazio per la sensibilità dimostrata, anche in particolar modo dall’assessore Niro – mira proprio ad unire tutte le forze politiche della massima assise molisana, per investire e rinforzare anche le iniziative parlamentari già in atto, e porre, finalmente, la parola fine ad una assurda e pericolosa vicenda giudiziaria ed arrivare in tempi rapidi e certi alla giusta e definitiva soluzione di tutti i problemi che, ingiustamente, ancora gravano su moltissimi termolesi residenti a Rivo Vivo”.

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