Le due versioni principali sono contrastanti. Da un lato il racconto del preesidente Toma e del suo consulente Tiberio, finito in ospedale. Dall’altro la versione di uno dei due giovani, anche lui in Pronto Soccorso dopo l’accaduto. Ma sono contrastanti anche i racconti dei sei testimoni ascoltati finora, racconti che non viaggerebbero tutti sulla stessa linea d’onda. Quindi la chiave di volta potrebbe arrivare dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza che si trovano tra via Roma e via De Attellis.
I fatti sono quelli accaduti venerdì 14 maggio attorno all’ora di pranzo a Campobasso. Il presidente Toma sarebbe stato investito da insulti violenti da parte di uno studente di 24 anni a passaggio lungo via De Attellis assieme ad un amico (il 22enne poi coinvolto nelle botte). Da qui si sarebbe originato il caos che – adesso – è oggetto di indagini.
Dopo un primo intervento della squadra volante, gli accertamenti sulla vicenda sono infatti passati nelle mani della Digos che dovrà accertare dinamica dei fatti ma anche le reali responsabilità sulla base anche dei referti che sono arrivati dall’ospedale Cardarelli.
Dieci giorni di prognosi per Maurizio Tiberio. Il consigliere economico del governatore – per fortuna – non ha riportato la frattura del setto nasale.
Poco meno i giorni di prognosi del giovane di 22 anni che ha riportato qualche contusione e un forte stato di agitazione.
Da una parte la versione di Maurizio Tiberio che racconta di esser stato preso a testate e che aveva provato a fermare i due giovani soltanto per chiedere chiarimenti in merito a quegli insulti gratuiti. Dall’altra, la versione del 22enne Antonio Grosso che invece ha ripetuto: “Si è fatto male da solo mentre si avvicinava con la sua testa alla mia dopo che ho preso anche due calci alla schiena”.
Da un lato gli insulti gratuiti da parte dell’amico del 22enne che poi è fuggito quando avrebbe visto Maurizio Tiberio girare l’angolo per inseguirlo. Dall’altra la versione del giovane che, invece, rimasto fermo vicino alla sua auto in via Roma, mai avrebbe pensato di essere coinvolto nella vicenda perché “io neanche avevo visto chi era seduto al tavolo all’aperto del ristorante e soprattutto non sono stato io ad urlare il mio dissenso nei confronti dell’amministrazione della regione. Nè mi sarei mai permesso di farlo, urlando o usando il turpiloquio. So esprimere critiche con eleganza ed educazione, se devo farlo”.
Anche il numero dei testimoni rispetto a quanto accaduto sarebbe equamente distribuito. Ci sono gli avventori del ristorante che hanno assistito alla scena e che ai poliziotti, intervenuti nell’immediatezza dei fatti, hanno raccontato una versione. Ma ci sono anche altri, coloro che passavano in quel momento o che erano al lavoro nella zona che invece avrebbero fornito versioni diametralmente opposte. Per gli uomini della Digos sarà quindi dirimente il contenuto delle immagini che estrapoleranno dalle telecamere di videosorveglianza della zona.
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