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Lo Spirito vi guiderà a tutta la verità

di don Michele Tartaglia

(Gv 15,26-27; 16,12-15)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

 

Molto probabilmente chi leggeva il vangelo di Giovanni ma conosceva anche il contenuto degli altri vangeli, più vicini all’insegnamento originario di Gesù, si chiedeva come era possibile che la stessa persona (cioè Gesù) potesse parlare in modo così diverso e forse riteneva questo vangelo non veritiero. Le parole pronunciate qui da Gesù però dicono una cosa importante: il contenuto del vangelo ha bisogno di essere approfondito, non si può ripetere in modo automatico, ma si deve adattare alle nuove esigenze.

È questo il significato del dono dello Spirito che guida attraverso i tempi i credenti, i quali non sono sempre gli stessi e non vivono nell’identico contesto culturale delle generazioni precedenti. La verità del vangelo acquista luce nuova man mano che si sposta in nuove situazioni per cui deve essere ridetto in modo nuovo. Gesù continua a parlare anche attraverso i segni dei tempi per cui fedeltà a lui non significa non cambiare nulla, ma piuttosto vuol dire aprirsi alla fantasia di Dio che si manifesta in quello Spirito che, come dice sempre Gesù nel Vangelo di Giovanni, è come il vento: ne senti la voce ma non sai da dove viene né dove va e quindi dove ti porterà. Devi semplicemente farti portare.

La sua voce poi è chiara: parla dell’amore, del rispetto dell’altrui coscienza, della custodia del fratello per cui ogni nuovo cambiamento deve allargare i confini della carità, non alzare steccati e muri che lascino fuori qualcuno. Nei secoli passati si accusava di eresia e si combatteva di volta in volta chi apparteneva ad altre religioni o chi credeva in Gesù in modo diverso e si è versato tanto di quel sangue per il quale oggi ci si può solo addolorare e vergognare. Oggi sarebbe impossibile ragionare verso i diversamente credenti come facevano i nostri predecessori che usavano la violenza e la condanna convinti di rendere onore a Dio e a Gesù Cristo. Eppure l’istituzione ha individuato nuove categorie da mettere ai margini o trattare con i distinguo, salvo poi, nel futuro, chiedere perdono anche per le sofferenze inflitte oggi, forse non fisiche, ma certamente psicologiche e morali.

Eppure lo Spirito ci sta parlando e ci sta dicendo che la verità di Dio non può essere un patrimonio immobile acquisito una volta per tutte ma è piuttosto la capacità di vedere come Dio vede, cioè non escludendo nessuno, ma accogliendo nel rispetto ogni diversità. Continuare a dire dei no significa essere fuori dall’oggi, un tempo in cui, a differenza del passato, il mondo ha acquisito il pensiero di chi, come Paolo, affermava che dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà.

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