La regione che rischia di scomparire

L’Italia perde ‘pezzi’, il Molise più di tutti e Isernia è la provincia che fa peggio. Natalità ai minimi

La nostra regione è quella che ha perso di più in termini di variazione percentuale della popolazione rispetto a un anno prima (-13.2%). Il Molise al 1 gennaio 2021 risulta avere poco più di 296.500 unità. Con una natalità che non va oltre 1.05 figli per donna, i rischi per il nostro piccolo 'contado' sono concreti

L’anno 2020 ha falcidiato la popolazione italiana che già non se la passava – demograficamente parlando – bene. Ma in Molise le cose sono andate anche peggio e la nostra regione ha il primato – decisamente poco invidiabile – della variazione percentuale in negativo maggiore di tutte.

La popolazione residente al 1 gennaio 2021 risulta infatti il 13.2% in meno di quella di un anno prima. La media italiana è -6.4% quindi quella molisana è praticamente più del doppio. Come succede ormai da diversi anni, sono il Sud e le Isole ad avere il decremento maggiore (mediamente il Sud -6.8% e le Isole -7.4%). Ma il Molise è oltremodo il fanalino di coda.

È il solito refrain, direte. Ma è decisamente preoccupante, e si fa preoccupante report demografico dopo report demografico. I dati qui proposti sono quelli che emergono dal report ISTAT, apparso ieri 3 maggio, sugli indicatori demografici 2020.

Si tratta ancora di una stima provvisoria, precisa l’Istat, ma al 1 gennaio 2021 la popolazione residente molisana si attesterebbe sulle 296.547 unità, molto al di sotto di quei 300mila abitanti a cui si era fatta l’abitudine.

In Italia, come detto, non è che le cose vadano bene: la popolazione è in calo quasi ovunque sul territorio e solo il Trentino Alto-Adige ha un timido +0.4%, che nello scenario complessivo però equivale a oro colato. Continua insomma a diminuire la popolazione: a inizio 2021 i residenti ammontano a 59 milioni 259mila, praticamente 384mila in meno su base annua. È il combinato disposto di due effetti: il minimo delle nascite e il massimo dei decessi. Sono stati circa 7 i neonati contro i 13 decessi per mille abitanti. Effetto pandemia? Naturalmente sì. Perché questa non ha solo causato un surplus di decessi (almeno 99mila in più di quanto atteso) ma ha inciso anche sui comportamenti riproduttivi. E neanche la migrazione ha aiutato il quadro.

Un anno in cui le morti hanno abbondato. Per effetto del forte aumento del rischio di mortalità, specie in alcune aree e per alcune fasce d’età, che ha dato luogo a 746mila decessi (il 18% in più di quelli rilevati nel 2019), la sopravvivenza media nel corso del 2020 appare in decisa contrazione. La speranza di vita alla nascita, senza distinzione di genere, scende a 82 anni, ben 1,2 anni sotto il livello del 2019. Per osservare un valore analogo occorre risalire al 2012. Il Molise non fa eccezione in questa triste regola.

Il 2020 poi segna l’ennesima riduzione delle nascite che sembra non aver fine. Nel volgere di 12 anni si è passati da un picco relativo di 577mila nati agli attuali 404mila, ben il 30% in meno. Una contrazione evidente dei progetti riproduttivi, con un tasso di fecondità totale sceso lo scorso anno a 1,24 figli per donna da 1,27 del 2019. Il Molise è sempre più per il figlio unico. Nel 2020 la media è di 1.05 figli per donne e l’età media al parto è di 32.8 anni. “La riduzione della natalità interessa tutte le aree del Paese, da Nord a Sud, salvo rare e non significative eccezioni. Sul piano regionale le nascite, che su scala nazionale risultano inferiori del 3,8% sul 2019, si riducono dell’11,2% in Molise, del 7,8% in Valle d’Aosta, del 6,9% in Sardegna.

Tra le province, a riprova di un quadro generale piuttosto critico, sono soltanto 11 (su 107) quelle in cui si rileva un incremento delle nascite: Verbano-Cusio Ossola, Imperia, Belluno, Gorizia, Trieste, Grosseto, Fermo, Caserta, Brindisi, Vibo Valentia e Sud Sardegna”. E ancora: “Sotto il livello di 1,2 figli per donna si trovano soltanto regioni del Centro-sud. Una situazione decisamente sfavorevole è nelle aree a maggiore declino demografico, che, al contrario, avrebbero grande necessità di invertire le tendenze in corso. In Umbria, Abruzzo, Molise e Basilicata si è molto più prossimi al livello di rimpiazzo della sola madre (cioè a un figlio per donna) che non, idealmente, a quello della coppia di genitori (due figli). In Sardegna (0,95 figli per donna), per il secondo anno consecutivo non si coglie nemmeno l’obiettivo minimo di rimpiazzare almeno un genitore”.

Ma veniamo ad altri singoli dati del Molise. Innanzitutto la riduzione della popolazione interessa soprattutto l’area di Isernia (-14.9%) rispetto a quella di Campobasso (-12.6%). Nel report si legge inoltre che “la provincia di Isernia è quella che in Italia evidenzia la situazione maggiormente critica, per via di un tasso di variazione che in un anno le sottrae circa l’1,5% della popolazione”.

La regione mostra un grande invecchiamento della popolazione, con gli over 65 che rappresentano un quarto e più del totale. E l’età media avanza: è 47,5, come tante altre regioni ma sopra la media sia nazionale (46) che territoriale (del Sud, pari a 46.6).

Cala – come anticipato – anche la speranza di vita alla nascita (di quasi un anno) e si attesta su 79,5 per gli uomini (media italiana 79,7) e 84,4 per le donne (esattamente in linea con la media nazionale).

Non proprio un bel quadro per il Molise. Che esiste, certo, ma non si sa per quanto tempo ancora.

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