L'Ospite

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L’ascensione: presenza diversa

ascensione

 

 di don Mario Colavita

 

 “Riguardo al luogo dell’Ascensione, Sulpicio vescovo di Gerusalemme dice che, quando poi in quel luogo fu costruita una chiesa, il luogo dove Cristo aveva poggiato i piedi al momento dell’Ascensione non poté mai essere pavimentato: le lastre di marmo infatti rimbalzavano in faccia degli operai che tentavano di collocarle. E dice anche che v’è un’altra prova che quel terreno sia stato calcato dal Signore: se ne vedono infatti tuttora le impronte e la terra ne conserva ancora la forma”.  Per tutto il medioevo e anche oltre, nell’epoca moderna, la devozione cristiana ha avuto una fonte unica, un libro, un vero best seller che ha formato e inciso sulla devozione, l’arte e  della cultura europea cristiana, è il famoso libro del domenicano Jacopo da Varagine dal titolo Legenda aurea.

Nel 1298 le pagine di questo libro calcarono le cattedrali di tutta Europa: artisti, teologi, predicatori presero spunto da queste pagine per insegnare al popolo i misteri della vita di Cristo.

Sull’Ascensione Jacopo da Varagine riporta questa antica tradizione delle orme di Gesù, ancora oggi quando si sale sulla cima del monte degli Olivi a Gerusalemme si entra nel piccolo tempietto crociato dove si può ammirare una pietra con al centro due orme.

Quando  i copisti e miniaturisti doveva rappresentare l’ascensione rileggevano il testo dei vangeli,  tradizioni, i racconti dei pellegrini, la Legenda aurea e rappresentavano Gesù che sale in cielo lasciando sul monte le orme.

L’Ascensione di Gesù al cielo fa parte integrante della nostra fede, nel credo noi diciamo e confessiamo ciò che celebriamo: Gesù è salito al cielo e siede alla destra del Padre.

Mai dimenticare che quello che crediamo, lo celebriamo e lo viviamo, questa è la fede viva quella che ci occorre per dare un’anima al cristianesimo.

Nella visione cosmologica del tempo, si pensava il mondo diviso in tre parti: il cielo, dove risiede la divinità, la terra dove vivono gli uomini e il regno dei morti sotto la terra attraversato dai fiumi.

Ora il cielo è un simbolo del luogo di Dio per dire anche la sua potenza e maestà.

Gesù sale in cielo vuol dire che porta a compimento ciò che ha detto entra nella condizione  di pienezza e siede alla destra di Dio.

Nelle corti orientali sedere alla destra del re era un onore. Solitamente vi sedevano i figli (eredi) i consiglieri, gli uomini più insigni e saggi del regno.

Sedere alla destra significa avere l’uguaglianza, avere la stessa capacità. Il vangelo di Marco ci vuol dire: quell’uomo, Gesù, che le autorità religiose, hanno condannato come eretico, come bestemmiatore, in realtà era Dio, aveva la condizione divina.

Con l’ascensione Gesù non si separa, non si allontana dai suoi, ma nella pienezza della condizione divina collabora alla sua attività.

È bella la finale del vangelo di Marco che dice: “Allora essi partirono e predicarono dappertutto mentre il Signore agiva insieme con loro” (Mc 16,20).

Il risorto, l’asceso al cielo agisce è con noi, questa assicurazione diventa fonte di incoraggiamento e di speranza. Gesù è con noi, una presenza diversa, invisibile ma è con noi.

Gesù stesso conferma questa sua presenza: “dove sono due o tre riunito nel mio nome, io osno in mezzo a loro” (Mt 18,20).

Purtroppo oggi non lo capiamo più questo stare di Gesù in mezzo a noi, se lui il Risorto è con noi chi potrà allora separarci?

Per ribadire questa presenza che rassicura il vangelo dice: Gesù “confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano” (Mc 16,20b).

La parola di Gesù il vangelo, la buona notizia conferma con prodigi; i prodigi sono le conversioni l’accogliere e il vivere la gioia del vangelo.

Ascensione di Gesù non s’intende una separazione di Gesù dal resto della comunità, ma una presenza ancora più intensa, scriverà l’evangelista Matteo alla fine del suo vangelo: “ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

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