Il molise delle origini

La ‘Pagliara’ per esorcizzare la carestia: il covid ferma i riti contadini che si perdono nella notte dei tempi

In quattro paesi molisani l’antichissima tradizione dell’uomo-albero. Ma per il secondo anno è tutto rinviato a Fossalto, Lucito, Acquaviva Collecroce e Colle d’Anchise. Riti ai quali ci si affidava per una stagione ricca di abbondanza dei raccolti fatti di canti, balli e grande senso di comunità che si è andato via via perdendo.

Riti antichi, dal sapore pagano, dal gusto popolare, che ‘governavano’ l’andamento delle stagioni diventando nei secoli veri e propri momenti di passaggio da vivere in comunità. Tra questi rientra sicuramente la cosiddetta ‘Pagliara’. Di cosa si tratta? Una rappresentazione simbolica, quasi teatrale, sentitissima, che celebra il mese di maggio che, si spera, possa portare con sé rigoglio, abbondanza, fioritura.

Fossalto, Lucito, Acquaviva Collecroce e Colle d’Anchise: ecco dove sopravvive il rito che affonda nella notte dei tempi della civiltà contadina. Ridurla a semplice ‘festa della primavera’ non sarebbe esaustivo. La ‘Pagliara’ porta con sé una dote dal valore inestimabile: la cultura contadina, appunto, che poggia le sue fondamenta sulle stagioni, sul clima, sulle fasi lunari. Un rapporto viscerale con la natura, con la terra, durato per secoli e secoli e che purtroppo resiste ormai solo in alcune ‘nicchie’.

Entrando più nei dettagli, ogni anno (ma purtroppo è tutto fermo per la pandemia da due edizioni, ndr) viene preparata una composizione di fiori, rami, foglie e piante molto elaborata che assumerà una forma piramidale, quasi un cono con in cima una croce floreale nel caso di Fossalto. La stessa viene indossata da un uomo che la porta per le strade del paese con al seguito cantori e suonatori che intonano canti di primavera. In particolare, riecheggia il suono struggente della cosiddetta ‘scupina’, la tradizionale zampogna fossaltese recuperata tra l’altro da pochi anni dopo il magistrale lavoro dell’associazione ‘Ancia Sannita’.

Pagliara Fossalto (foto antonio vinciguerra)

Durante il percorso, come a voler esorcizzare e tenere lontani i periodi di siccità, gli abitanti prendono a secchiate d’acqua la ‘Pagliara’ che diventa sempre più pesante essendo intrisa d’acqua. Da più parti si sente dire: “Grascia Maje”, cioè “abbondanza, maggio”. Ecco perché viene denominata ‘Pagliara Maje Maje’. Al termine del percorso, la composizione floreale viene posata in piazza mentre la croce viene consegnata al sindaco.

A Lucito in cima all’uomo-albero viene posta invece una ginestra ma lo svolgimento è simile a quello di Fossalto. Viene detta ‘Maije dde le defenze’, titolo del canto simbolo del rito.

Pagliara Lucito (foto antonio vinciguerra)

Come detto, la manifestazione si svolge anche ad Acquaviva, dove c’è un dettaglio in più che la rende unica: la ‘pagliara’, detto il Maja, ha anche testa e braccia, quasi a volerla antropomorfizzare ancora di più. E ha un aspetto femminile: una corona in testa, capigliatura e la parte in basso sembra una gonna. Niente croce sulla sommità ma un ciuffo.

A Colle d’Anchise si svolge non il 1 maggio ma la prima domenica del mese mariano e vi partecipano in corteo decine e decine di persone che preparano il cono di ferro rivestendolo di fiori, piante e frutti della terra portandolo in giro per le case e intonando il canto propiziatorio ‘R Puogliar d Maj’.

Pagliara Colle d'Anchise (foto antonio vinciguerra)

FOTO PAOLO COLESANTI (immagine d’apertura) E ANTONIO VINCIGUERRA

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