Second life

“Io, abbonato al Campobasso da 25 anni: si soffre senza stadio”. Come la pandemia ha rivoluzionato le passioni

Antonio, 36 anni e tifosissimo dei Lupi, racconta il lockdown da appassionato di calcio: “Le dirette una fortuna, ma non vedo l’ora di tornare a respirare l’aria da gradoni a giugno”.

Attività commerciali in difficoltà, problemi psicologici, passioni stoppate, abitudini rivoluzionate. Un anno e mezzo di pandemia ha spazzato via certezze, magari anche gli hobby. Prendiamo la categoria del tifoso, quello abituato a seguire, incitare, esultare e disperarsi dal vivo per la squadra del cuore. Ecco, da un anno e mezzo, con l’eccezione di un paio di match a inizio autunno, lo stadio è diventato un miraggio, un luogo invalicabile, in cui immaginarsi quanto stia accadendo sul rettangolo verde.

Per fortuna di tanti, la società del Campobasso ha assicurato le dirette delle gare sia in casa che in trasferta, fornendo un ottimo servizio ai tantissimi tifosi incollati al video e non più al campo la domenica per caricare da lontano la squadra. Si diceva delle abitudini cambiate all’improvviso: prendete il caso degli abbonati, circa 600 quest’anno per i Lupi, che ad agosto hanno voluto dare fiducia al buio, sostenere comunque il club, pur sapendo di andare incontro a una stagione molto problematica.

È andata proprio così, ma prestissimo vedranno premiata la loro fede con il ritorno sugli spalti per le ultime due giornate del torneo, 6 e 13 giugno, date già memorizzate. Abbiamo voluto capire come un abbonato ha vissuto questi mesi di lockdown, restrizioni e lontananza da Selvapiana: le parole di Antonio Rossi, 36 anni e una vita da… tifoso-abbonato.

Il 1 marzo del 2020 ultima col pubblico ‘vero’ per Campobasso-Agnone, poi il lungo stop e un paio di partite con alcune centinaia di spettatori. Come ha vissuto il lockdown da tifoso rossoblù?

“Io sono abbonato da 25 anni al Campobasso. Devo dire che ad agosto rimasi colpito dalla campagna abbonamenti post pandemia pensata dalla società che lanciò lo slogan ‘A occhi chiusi’. Quindi, abbonarsi sapendo già in partenza che probabilmente avremmo saltato diverse giornate di campionato dal vivo come tifoseria. È stato un modo per dare un contributo reale, fattivo, anche economico, nel nostro piccolo alla società. Ci eravamo illusi con quelle tre partite iniziali, poi a fine ottobre il nuovo divieto dovuto alla pandemia”.

Le partite però sono andate in diretta sui canali social del Campobasso: è tutt’altra cosa, no?

“Per fortuna ci è stata data questa opportunità di seguire in diretta le partite. Ma è chiaro che è tutt’altra cosa stare seduti sugli spalti dello stadio, sentire il profumo dell’erba, il rumore del tifo, la conoscenza dell’amico di sempre. Il social vero, non virtuale”.

E quindi ora non vede l’ora di tornare, giugno è vicino…

“Assolutamente, c’è tantissima voglia di tornare. Fortunatamente la pandemia, grazie ai vaccini e al clima tiepido, si sta affievolendo. Abbiamo visto la finale di Coppa Italia tra Atalanta e Juventus con il tifo allo stadio e devo dire che è tutta un’altra cosa, ci eravamo dimenticati com’era bello. Mi sono emozionato, non lo nego. Speriamo che possiamo seguire le ultime due partite in casa del Campobasso contro Sant’Elpidio e Fiuggi, quanto meno noi abbonati che tutto sommato meritiamo in primis questo ritorno, anche per il coraggio e l’attaccamento dimostrati”.

Con la speranza concreta di poter festeggiare il ritorno in serie C, no?

“Con i dovuti scongiuri sì, è quello che ci auguriamo tutti. Sarebbe bello festeggiare in casa, magari già il 6 giugno, la matematica promozione in serie C. Lo meritiamo dopo 30 anni di assenza dalla terza serie”.

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