Sanità & politica

Endometriosi, Manzo (5S) denuncia: “La legge regionale è inapplicata da 6 anni”

La consigliera regionale M5S torna a sollecitare il presidente Donato Toma a tutela delle donne che soffrono di quella che è considerata una patologia invalidante

Nel 2015 la Regione Molise ha approvato una legge ‘Disposizioni per la tutela delle donne affette da endometriosi‘ per la prevenzione e la diagnosi precoce di una malattia considerata invalidante e che in Italia, stando ai dati del Ministero della Salute, interessa il 10-15% delle donne in età riproduttiva. In particolare, la patologia interessa circa il 30-50% delle donne infertili o che hanno difficolta a concepire, mentre le donne con diagnosi conclamata sono almeno 3 milioni.
Il picco si verifica tra i 25 e i 35 anni, ma la patologia può comparire anche in fasce d’età più basse. La diagnosi arriva spesso dopo un percorso lungo e dispendioso, il più delle volte vissuto con gravi ripercussioni psicologiche per la donna.

L’endometriosi è determinata dall’accumulo anomalo di cellule endometriali fuori dall’utero, quando solitamente queste dovrebbero trovarsi all’interno di esso. Questa anomalia determina nel corpo infiammazione cronica dannosa per l’apparato femminile, che si manifesta tramite forti dolori e sofferenze intestinali.

La legge della Regione Molise avrebbe dovuto istituire anche il Registro regionale dell’endometriosi per la raccolta e l’analisi dei dati clinici e sociali riferiti alla malattia “al fine di stabilire appropriate strategie di intervento, di monitorare l’andamento e la ricorrenza della malattia, di rilevare le problematiche connesse e le eventuali complicanze”, come si legge sul sito dell’ente di via Genova.

In realtà, “questa legge resta inapplicata”: a denunciarlo è la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Patrizia Manzo che ha raccolto l’appello dell’Associazione Progetto Endometriosi che a sua volta, nell’evidenziare le pesanti carenze in questo ambito, ha chiesto soluzioni urgenti e immediate.

” All’articolo 1 la legge del 10 febbraio 2015 – ricorda la Manzo – promuove la prevenzione e la diagnosi precoce di questa malattia, nonché il miglioramento delle cure favorendo la conoscenza della patologia e dei suoi effetti in ambito sanitario, sociale e lavorativo. Al tempo stesso a volontari e associazioni viene riconosciuta la possibilità di mettere in campo attività finalizzate a sostenere e aiutare le donne affette da endometriosi, come pure alle loro famiglie.

Ed ancora, presso l’Osservatorio per la qualità dei servizi sanitari, la legge del 2015 prevede una sezione dedicata alla patologia e il Registro per la raccolta e l’analisi dei dati clinici e sociali al fine di stabilire appropriate strategie di intervento, come pure di monitorare l’andamento e la ricorrenza della malattia e le eventuali complicanze. In sintesi si tratta di azioni mirate per venire incontro alle esigenze di migliaia di donne che hanno il diritto di essere seguite e assistite.

Tuttavia in Molise il testo di legge resta ancora sulla carta. Infatti la Regione avrebbe dovuto prevedere la pianificazione di attività formative e di aggiornamento sull’endometriosi destinate al personale medico, paramedico e volontari operanti nelle strutture ospedalieri, consultori familiari e associazioni.
Ma ad oggi non risulta alcuna ‘celebrazione’ predisposta per la Giornata regionale che contrasti questa malattia invalidante”.

Qualche mese fa su tale questione la consigliera regionale M5S ha presentato un’interrogazione per chiedere al presidente Toma “quali fossero le azioni adottate per il raggiungimento delle finalità inserite nel documento di legge. Una richiesta purtroppo rimasta ancora inevasa”.

Manzo riporterà il tema all’attenzione del Consiglio regionale: “Sono certa che anche grazie al coinvolgimento della Consigliera regionale di Parità, l’avvocato Giuseppina Cennamo e con tutte le donne che da tempo si impegnano nella battaglia, il tema tornerà presto in Aula dove con un dibattito costruttivo bisognerà dare risposte concrete a chi le attende da troppo tempo.

Lo dico da donna, ma soprattutto da cittadina delusa e amareggiata alla quale questa maggioranza puntualmente si ostina a negare diritti sacrosanti”.

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