L'Ospite

L'ospite

Signore sei tu il mio pastore

buon pastore

di don Mario Colavita

 

I canti, lo sappiamo bene, scandiscono il ritmo della nostra vita, danno un tocco di colore e di gioia.

Nella liturgia il canto aiuta ad elevarsi ma anche a coinvolgersi interamente all’azione che si sta celebrando.

Quando si celebra la messa non lo facciamo solo con la mente, tutti i sensi e tutta la persona è coinvolta nel celebrare.

C’è un canto che in questa domenica risuonerà in tante chiese è quello del buon pastore. Molti cantautori sacri hanno preso il salmo 23 e lo hanno musicato rendendolo ora lento (per gli anziani) ora bit per i ragazzi e gli adulti.

Il canto rivisto e musicato da Piera Cori inizia così: “Signore tu sei mio pastore conosci il mio nome da sempre  come conosci il Padre tuo, tu conosci me. Mi cerchi se sono smarrita, lontana da te che sei vita, ma se m’incammino per il tuo sentiero, tu via sei per me”.

Quella  del pastore è forse una delle immagini più belle della Bibbia. Dio pastore che si prende cura del popolo, Gesù pastore che dona la vita per le sue pecore.

Non c’è simbologia più bella per dire l’amore che diventa dono, vita, cura.

Nel vangelo di Giovanni al capitolo 10 Gesù si autoproclama pastore vero-unico, conosce le sue pecore e ascolta la voce.

È importate definire bene che tipo di pastore è Gesù. Lui non è un mestierante, un mercenario. Al mercenario non gli importa delle pecore, perché il suo vero scopo è il guadagno. Gesù invece è pastore che non scappa dinanzi al pericolo, anzi al contrario dona la vita per le pecore.

Nella figura di Gesù pastore emergono tre caratteristiche: unicità-verità, la conoscenza e l’ascolto della voce.

Gesù è il vero pastore è colui che ci vuole bene e lo dimostra dando la vita. Gesù è diverso dai “falsi pastori”, a lui importa delle pecore, se ne prende cura, offre la vita questo conferma il suo essere pastore vero.

Altra caratteristica di Gesù pastore è quella della conoscenza. Il conoscere è un verbo molto caro all’evangelista Giovanni dice relazione profonda con la persona, questa conoscenza genera la fede. Nel discorso di addio nel vangelo di Giovanni, Gesù riconosce che l’unico scopo della vita consiste nel conoscere Dio e il suo inviato Gesù.

L’ultima caratteristica del pastore è l’ascolto della voce. È un tema caro al mondo ebraico, ascoltare è uno dei precetti fondamentale dell’ebraismo: ascolta Israele. L’ascolto genera la fede, è strada per l’unità e la dinamicità.

Gesù pastore ci aiuta ad entrare nell’amore del Padre, il suo amore è così grande da proteggerci contro il male.

A questo amore la nostra gratitudine a farci conoscere a non chiudersi in sé stessi, aprirsi al Signore, perché lui ci conosca.

La domenica del buon pastore è tradizionalmente legata alla preghiera per le vocazioni.

Papa Francesco per l’occasione ha scritto un messaggio in cui invita tutti a guardare con fiducia la figura di san Giuseppe come l’uomo che accoglie senza riserve la chiamata di Dio.

Tre parole fanno da guida per la giornata delle vocazioni: sogno, servizio, fedeltà.

Gesù buon pastore ispira fiducia, dona gioia e sensibilità per rispondere con generosità alla voce di Dio.

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