L'attrazione

L’ibis sacro africano di Termoli fa il giro del web. Ormai vive allo stadio Cannarsa

Nicola Cappella è andato a fotografarlo col teleobiettivo, scoprendo che l'uccello avvistato sabato scorso a Termoli, e divenuto "famoso" sulle riviste specializzate e i siti di settore, si lascia avvicinare fino a un metro. "Non ha paura, sembra anche docile" riferisce, confermando che l'ibis - specie non autoctona e secondo gli esperti pericolosa per l'ecosistema - ha eletto il proprio domicilio nei pressi del campo sportivo di Termoli.

Ibis sacro

È diventato una specie di attrazione, che residenti e appassionati faunistici vanno a guardare da lontano. L‘ibis sacro africano avvistato a Termoli sabato scorso ha fatto il giro del web, sbarcando su siti specializzati e riviste di settore, che hanno rilanciato questa insolita segnalazione con un video che mostra l’uccello originario dell’Egitto, dove però è estinto, passeggiare sull’asfalto davanti l’ingresso dello stadio Cannarsa di Termoli con curiosità e una punta di circospezione.

Avvistato a Termoli un ibis sacro africano: “Animale nocivo per il nostro ecosistema”

L’ibis sacro africano non è facile da avvistare in Italia, tanto meno dalle nostre parti. Anche se si trova sempre più spesso in Europa, i suoi avvistamenti sono concentrati sulla Pianura Padana e più recentemente in Calabria. Questa splendida fotografia che lo mostra tranquillo in mezzo all’erba fangosa è stata scattata dal nostro Nicola Cappella, che ci racconta di essersi avvicinato con molta cautela per non spaventare l’animale e di averlo ritratto con un teleobiettivo. Quando però ha provato ad accorciare la distanza si è reso conto che l’ibis non appariva affatto spaventato, “tanto che mi sono fermato a un metro da lui e solo a quel punto si è allontanato”.

“Mi è sembrato molto docile” precisa Nicola, appassionato di obiettivo, che come il resto della popolazione non sa come l’ibis abbia fatto ad arrivare a Termoli, se sia fuggito da qualche zoo o da un’abitazione, se abbia perso il gruppo durante una migrazione.

Fatto sta che l’ibis ha eletto l’area antistante il campo sportivo comunale come proprio domicilio: qui i cittadini vanno a vederlo e portano loro anche da mangiare. Secondo gli esperti però non è una buona notizia per l’ecosistema, anzi. “L’ibis sacro africano è una specie di grande impatto perché si ciba smisuratamente di rettili, anfibi, insetti, nidiacei di anatre, aironi e rallidi risparmiati dalle specie autoctone, un po’ come accade con le tartarughe aliene” aveva spiegato a Primonumero Nicola Norante, ornitologo e grande conoscitore della materia.

Chissà quanto tempo resisterà a vivere in questo modo. Intanto la sua minaccia principale è rappresentata dai gatti dello stadio, che –  dice sempre Nicola Cappella – “provano ad attaccarlo, anche se con grande diffidenza, e a quel punto lui si alza in volo e si sottrae al balzo felino”. Difficile che le due specie passano fare amicizia: l’ibis sacro del resto non è la gabbianella ed è grande il doppio di un gatto.

leggi anche
nicola norante ornitologo
Dai lupi all'ibis sacro
Il mondo nuovo e i nostri danni all’ambiente: “La natura si riprende sempre i suoi spazi ma è sbagliato umanizzare gli animali”
commenta