Lo studio e i numeri

La sanità interrotta dal Covid: tracollo di ricoveri, interventi e visite in Molise

I dati qui proposti si riferiscono ai primi mesi del 2020 (il confronto è con lo stesso periodo del 2019) e offrono una panoramica di quanto successo nei sistemi sanitari delle varie regioni italiane. La riduzione degli interventi, specie se procrastinabili, è evidente un po' ovunque ma in alcuni casi il Molise è andato davvero male. Qualche numero? Ricoveri ordinari programmati -73,6%, ricoveri chirurgici programmati -71,5%, ricoveri urgenti -55%, interventi per tumore al seno -62,7%

Un conto salato, quello del Covid, per il sistema sanitario italiano. Il Molise non fa eccezione, naturalmente. Un conto che va oltre quel che si pensa, una sorta di lockdown anche in quel caso, e i cui effetti probabilmente si dispiegheranno anche nei mesi – forse anni – a venire.

Perché lo ‘tsunami’ della pandemia innescata dal patogeno Sars-Cov-2 ha travolto i sistemi sanitari – il sistema della cura, potremmo dire – ad ampio raggio. Al conto salato da pagare al virus va infatti ad aggiungersi un altro, che riguarda l’altra sanità, quella ordinaria, non legata al Covid-19. Conto che ha comportato reparti ospedalieri chiusi (in molti casi, e li abbiamo toccati con mano, per focolai), ricoveri programmati (giudicati procrastinabili) saltati, e – da un punto di vista soggettivo dell’utente – rinunce a visite preventive e di controllo. Dal ginecologo, dal cardiologo, dal neurologo, e via discorrendo. Per paura, in molti casi. Ma che prezzo ha, e avrà, tutto ciò?

A fotografare, in parte, quello che è successo negli ultimi mesi ci ha pensato l’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) in collaborazione con il Laboratorio Management e Sanità (MeS) della Scuola Superiore Sant’Anna, che ha prodotto un’analisi preliminare delle prestazioni effettuate dal Servizio Sanitario Nazionale, sia in regime ospedaliero che in ambito di specialistica ambulatoriale, mettendo a confronto i dati dei primi mesi del 2020 – quando si era in piena emergenza epidemiologica – con quelli dello stesso periodo dell’anno precedente, il 2019. L’8 aprile sono stati presentati i risultati, molto spesso impietosi, dello studio.

In particolare è stato messo a confronto il quadrimestre marzo-giugno (2020 vs 2019), mentre per gli indicatori screening e ambulatoriale il periodo analizzato va da gennaio a settembre (2020 vs 2019).

“L’indagine – ha dichiarato il Direttore Generale di Agenas Domenico Mantoan – è un importante lavoro di ricerca e di supporto nei confronti del Ministro della Salute, delle Regioni e delle Province Autonome, che permette di comprendere il livello di capacità di resilienza dei vari sistemi sanitari. Siamo ancora in una fase di piena emergenza epidemiologica, ma occorre strutturarsi per programmare e organizzare il sistema verso la completa ripartenza di tutti i servizi per soddisfare i bisogni di salute dei cittadini”.

Già, riprogrammare, perché bisognerà quanto prima ripartire soprattutto alla luce di tutto quello che si è perso. Qualche dato di massima: il Molise è la seconda regione (dopo le Marche) che nel periodo considerato ha avuto il calo percentuale maggiore per quanto riguarda i ricoveri programmati, -42.2%. La media italiana è del meno 28.3%. (Sdo sono le schede di dimissioni ospedaliere, ndr)

ricoveri tabella regioni agenas

“In ogni situazione di crisi, sono i professionisti e le organizzazioni capaci di rimodellare tempestivamente le proprie routine e i propri processi a fare la differenza  – ha dichiarato la professoressa Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa -. L’espressione ‘resilienza’, per quanto oggi forse abusata, esprime la capacità di quelle istituzioni che, di fronte alla pandemia, hanno saputo rispondere, per garantire la risposta ai bisogni nuovi ed emergenti e a quelli già esistenti”. Quelli esistenti, infatti, non sono certo andati in vacanza, nè quelli nuovi (Covid a parte) si sono messi in stand-by.

Ma a spulciare i dati, e a guardare le tabelle, non sembra che sempre i sistemi sanitari regionali abbiano avuto una grande capacità di tenuta nei primi mesi del 2020. È vero, davanti a uno ‘tsunami’ imprevedibile quale il Covid-19, anche realtà duramente colpite dalla pandemia hanno tendenzialmente garantito ai propri cittadini l’erogazione di servizi essenziali, riducendo drasticamente quelli procrastinabili. Ma è facile dire ‘procrastinabili’, difficile invece quantificare i ‘danni’ che questi mancati interventi di cura potranno produrre.

Perché l’onda devastante non ha travolto solo le vittime del Covid, ma anche quanti, sfuggiti fortunatamente al virus, hanno dovuto fronteggiare malattie gravi, invalidanti e anche letali. Andiamo, appunto, a vedere i dati accompagnati dai grafici che mostrano le varie situazioni regione per regione.

Il quadro di insieme è questo: nei primi sei mesi del 2020 rispetto al 2019 i ricoveri urgenti sono calati del 28,3%, in numeri significa che 1 milione e duecentomila pazienti sono rimasti fuori dagli ospedali (sono stati ricoverati 3,1 milioni di persone nel 2020, contro i 4,3 del 2019). Mentre i ricoveri ordinari segnano un meno 50%. In più, in 9 mesi, ovvero da gennaio a settembre 2020, si sono perse ben 52 milioni di visite specialistiche e prestazioni diagnostiche: un calo di circa il 30%. Con regioni come la Basilicata dove il crollo è stato addirittura del 67,7%.

Più nello specifico, significativa la battuta di arresto degli interventi chirurgici per tumore al seno, che mediamente sono calati del 22%, e il Molise ha il primato del -62,7%.

Le camere operatorie italiane sono rimaste chiuse anche per molte altre patologie: gli interventi per tumore alla prostata sono calati di circa il 24%, del 32,6% quelli al colon, di circa il 14% quelli al retto, del’18% quelli al polmone, di circa il 21,4% quelli per il melanoma e del 31% per quanto riguarda la tiroide.

Una donna su tre non si è sottoposta a screening mammografici. Nei primi sei mesi del 2020 mediamente in Italia si è registrato un calo del 30,3%. Con un’alta variabilità tra regione e regione: superano la media nazionale Sardegna (-40,7%), Calabria, Trento, Liguria, Abruzzo, Lombardia, Puglia, Lazio, Piemonte e Sicilia. Le regioni che hanno mostrato maggiore capacità di reazione nonostante gli alti tassi di Covid sono state la Toscana, Bolzano, Veneto ed Emilia Romagna. Il Molise segna un -28.2%, dunque vicino alla media nazionale.

Sempre in ambito di prevenzione, sono diminuiti anche gli screening alla cervice (-32%) e quelli per il tumore colon-rettale (-35%, in Molise -34.8%)
In generale sono diminuite anche le visite di controllo per gli esenti per patologia oncologica. Maglia nera per la Basilicata (-60,3%). Il Molise segna un non buono -38.7%.

visite controllo regioni agenas

E da marzo a giugno del 2020 le camere operatorie sono rimaste sbarrate alle donne con tumore alla mammella: interventi calati del 22,1%. Si va da una riduzione dei volumi del 62,7% in Molise a regioni come Lazio e Sardegna dove al contrario l’attività chirurgica anche se di poco è aumentata (circa del 5%).
Bisturi fermi anche per il tumore al colon: i volumi sono scesi mediamente di circa il 32,6%. In calo anche gli interventi chirurgici per tumori alla tiroide: -31,2%.

La pandemia ha messo nell’angolo anche quanti sono stati colpiti da infarto del miocardio e ictus: i ricoveri per infarto da marzo a giugno 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, in Italia sono mediamente scesi del 23% e con una significativa variabilità regionale. Ricoveri crollati del 43.5% nella nostra regione.
Per quanto riguarda l’ictus, le regioni che più delle altre hanno visto uno stop ai ricoveri sono la Valle d’Aosta, il Molise e le Marche (rispettivamente 54,2%; 49,7%; 42,5%).

Per le fratture al femore operate nel breve tempo, è andata decisamente meglio. Il calo è stato quasi nullo e in Molise la percentuale di pazienti operati in 48 ore è addirittura cresciuta del 15%.

 

Per quanto concerne i ricoveri urgenti, si nota che da marzo a giugno 2020 mediamente sono calati del 24% anche in questo caso con importanti differenze regionali: in Molise ad esempio i ricoveri sono diminuiti rispetto all’anno precedente del 55.1%, del 42% nelle Marche, del 41% in Puglia mentre hanno avuto buone performance – se così possiamo dire – la Lombardia così come l’Emilia Romagna, il Piemonte, il Lazio e il Veneto.

Sul fronte dei ricoveri ordinari programmati invece lo stop determinato dalla pandemia ha provocato una brusca frenata: -50%. E proprio il Molise ha contingentato pesantemente l’accesso agli ospedali (-73,6%), ma anche in Puglia e in Basilicata i ricoveri ordinari sono stati tagliati di circa il 60%. I ricoveri chirurgici programmati, poi, in Molise calati del 71,5%.

Insomma, quello che empiricamente molti tra noi hanno sperimentato (per scelta o per cause di forza maggiore) ora è corroborato dai numeri. Il calo che quasi sempre ha riguardato ricoveri, interventi chirurgici e visite specialistiche – che come visto è stato particolarmente accentuato in Molise – non è certo un buon segnale e, come si diceva all’inizio, potrebbe avere strascichi pesanti nei mesi futuri. Rinunciare a curarsi, così come il Covid, ha un prezzo.

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