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L’Iperbarica di Larino, servizio salvavita che rischia di chiudere per mancanza di medici e per disinteresse

Il prossimo 1° luglio l'anestesista Pina Lallo, unico medico in servizio nella struttura, andrà in pensione e non c'è alcun atto aziendale che prevede la sostituzione. La versione ufficiale è una sospensione momentanea del servizio, che richiama migliaia di pazienti da molte regioni italiane, ma il timore è che questo significhi l'anticamera della morte per una delle scommesse più lungimiranti della programmazione sanitaria in Molise.

La camera iperbarica di Larino, una delle più lungimiranti scommesse della programmazione sanitaria in Molise, proprio di recente inaugurata in locali moderni, luminosi e attrezzati, sta per chiudere. Dal 1° luglio prossimo il servizio salvavita non sarà più assicurato perché l’unico medico in servizio, nonché responsabile della struttura dove si trattano con l’ossigenoterapia patologie fondamentali e complesse, andrà in pensione. E non c’è ancora alcun atto finalizzato a sostituirla.

La versione ufficiale è che la camera iperbarica “sospende temporaneamente” la sua attività per mancanza di personale. La versione che circola negli ambienti medici invece, e a ben vedere supportata da pregresse esperienze che hanno già decretato la morte di molti servizi sanitari in Molise e soprattutto in BassoMolise, è che la camera iperbarica chiude per disinteresse degli organismi preposti. Un fatto sconcertante, specie considerando che sono migliaia i pazienti che la utilizzano, e che in gran parte arrivano da altre regioni italiane visto che la struttura capace di erogare ossigeno al 100%, a una pressione superiore a una atmosfera, è l’unica del genere da Ancona a Bari.

Piccola storia di una grande scommessa che negli anni è diventata un importante riferimento per trattare con risultati eccellenti malattie da decompressione, avvelenamento da monossido di carbonio, occlusione dell’arteria, embolia arteriosa gassosa, innesti cutanei, ulcere eccetera. Qualche mese fa, con una spesa superiore ai 200mila euro, l’iperbarica è stata trasferita in una struttura nuova di zecca che trova posto vicino al Vietri.

Far morire un servizio salvavita come questo, per giunta dopo il trasloco in una sede prestigiosa e funzionale, ha il sapore amaro di una beffa. La dottoressa Maria Pina Lallo, dirigente medico in anestesia ed esperta di iperbarismo, andrà in pensione il prossimo 1° luglio, come lei stessa conferma. “Non è certo un segreto, lo sanno tutti da tempo”.

Eppure, malgrado i solleciti e le richieste di garanzie che ormai vanno avanti da mesi, arrivati sia da ambienti sanitari che istituzionali, nulla è stato fatto. Il turnover non è assicurato, almeno non nell’immediato. Questo vuol dire che il servizio si interromperà e c’è il fondato pericolo che succeda quello che è già accaduto in innumerevoli precedenti, durante i quali i servizi socio-sanitari del Molise sono morti per agonia, mentre si prolungavano all’infinito i tempi delle nuove assunzioni e delle sostituzioni di personale.

Camera iperbarica ossigenoterapia

Attualmente a Larino, nella nuova sede prestigiosa, lavorano la dottoressa esperta di iperbarismo Maria Pina Lallo, tre infermieri professionali con esperienza specifica in iperbarismo e un ausiliario sanitario. Ma fra due mesi, quando la responsabile andrà in pensione, il suo posto non potrà essere preso da uno degli infermieri perché occorre, per la gestione della camera iperbarica, un medico anestesista dotato di esperienza nella terapia dell’ossigeno.

Medico che non è stato reperito, anche perché – semplicemente – non è stato messo a bando il posto, complice anche il covid e il disperato bisogno di anestesisti rianimatori. La continuità di un servizio salvavita, dell’unica camera iperbarica del centro-sud (uno dei pochi servizi capaci di portare anche ricchezza al territorio) è a repentaglio, così come sono a repentaglio le prestazioni che eroga, seppure non più in regime di urgenza visto che il personale è già ridotto all’osso.

A nulla è valsa finora nemmeno la denuncia del sindaco di Larino Pino Puchetti, che aveva ricordato, a metà marzo, che il polmone salvavita fiore all’occhiello di una sanità pubblica sempre più depauperata rischia seriamente di chiudere oggi perché, nonostante i nuovi spazi, il personale è ai minimi storici e in odore di pensione.                                                             (MV)

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