L'ex rossoblù

D’Adderio, il molisano doc che ha fermato due volte i Lupi: “Ma faccio il tifo per il ritorno in C”

Il tecnico della Vastese strappa uno 0-0 meritato a Campobasso. “Qui sono stato benissimo e sono orgoglioso di essere molisano e sammartinese”. Anche all’andata finì in parità (2-2): ora il mister insegue la salvezza diretta con la sua squadra.

“Per me è un grande piacere tornare a Campobasso e vi ringrazio dell’accoglienza”. Salvo Fulvio D’Adderio, molisano doc di San Martino in Pensilis, non dimentica le sue origini. Anzi, è la prima cosa che sottolinea in sede di analisi della partita pareggiata con la sua Vastese, riservando parole al miele per i Lupi: “Devo dare merito al Campobasso, non nascondo che sarei contentissimo se raggiungesse la sospirata promozione. Quanto fatto a Selvapiana lo faremo anche contro il Notaresco (domenica 9 maggio la sfida all’Aragona, ndr)”.

Qualcuno gli fa notare che ha strappato due pareggi ai rossoblù tra andata (2-2) e ritorno (0-0): “Sia da calciatore sia da allenatore non mi sono mai preso rivincite da ex ma spesso soddisfazioni. Le rivincite se le prendono i perdenti che devono dimostrare. Io qui sono stato benissimo, è la mia gente e sono orgoglioso di essere molisano. Per il Campobasso questo ed altro. Naturalmente, sono l’allenatore della Vastese”.

D’Adderio, 61 anni a maggio, ha messo insieme nel capoluogo 25 presenze da calciatore nei due campionati di serie C1 dal 1980 al 1982, raggiungendo la storica promozione in B. E ricorda quei giorni con un affetto incredibile: “Quando arrivai qui avevo giocato in precedenza nel San Martino e nel Termoli. Capii che ero inferiore agli altri e mi sono dovuto applicare per dimostrare il contrario. Ho debuttato a San Benedetto del Tronto alla sesta giornata e sono stato poi chiamato in causa dopo ventisei partite. Ma non ho mai mollato, questo è il carattere di noi molisani. Io sono orgoglioso di essere di San Martino, dobbiamo vendere cara la pelle perché abbiamo qualcosa in meno. Purtroppo è la realtà, e lo dico a voi perché non penso di trovare gente presuntuosa ma la mia gente, che è come me”.

Parlando della partita di domenica, “abbiamo ripreso dopo 45 giorni di inattività affrontando due squadre in grande forma come il Matese, che veniva da 14 risultati utili di fila, e soprattutto il Campobasso che è una squadra forte sotto tutti i punti di vista. Mi aspettavo di venire qua a giocare una partita combattiva. Avremmo potuto perdere qualcosa con due impegni così ravvicinati, ma siamo stati bravi a combattere e a portare a casa un punto”.

D’altronde, per uscire indenni dal fortino di Selvapiana “il nostro spirito doveva essere questo. Per fare risultato a Campobasso, che ha il doppio dei nostri punti, deve metterci qualcosa in più perché conosci i tuoi limiti. E parlo della mia storia in questo caso. Faccio questo lavoro perché mi piace farlo e quando incontro una squadra mi documento su tutto per limitare i danni e cercare di far male”.

Anche perché sotto il profilo tattico i biancorossi hanno imbrigliato Bontà e soci: “Ci siamo messi a tre in mezzo al campo dove il Campobasso ha forza e viene avanti anche con i due centrali palla al piede, oltre che essere bravi sugli esterni. Abbiamo contenuto a partire dal 25’ del primo tempo con l’uscita di Martinez per infortunio. Mi aspettavo qualcosa in più in attacco ma Bernardi si è sacrificato molto e ha perso lucidità nel tenere palla”.

Dunque, bilancio molto in attivo per l’allenatore molisano, che in dodici partite sulla panchina della Vastese ha perso soltanto una volta. La strada giusta per la salvezza diretta.

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