L'altra metà

Covid “sfasciafamiglie”, in Molise raddoppiano le richieste di separazione

L’avvocato divorzista Pina Cennamo: “La nostra regione segue il trend nazionale e quindi sono cresciute le istanze da parte di coppie che hanno visto esplodere i propri rapporti in parte già logorati. La causa principale: il tradimento ma anche la violenza domestica”

Aumentano le istanze di separazione coniugale in Molise. In quest’ultimo anno sono cresciute del 60 per cento e tra le cause principali c’è il tradimento e in altri, purtroppo, la violenza domestica.

L’analisi a campione svolta dall’Associazione nazionale avvocati divorzisti cita numeri importanti che in Molise vengono confermati anche dall’avvocato divorzista Pina Cennamo. In Italia si è passati dai 90mila divorzi del 2015 (secondo l’ultima rilevazione Istat) alle 140-150mila richieste del 2020. “Il Molise in proporzione segue la scia nazionale – ha spiegato l’avvocato Cennamo – anche se parlerei di istanze di separazione più esattamente”.

Un aumento che supera del 50 per cento quelle degli anni precedenti. E tra le cause principali della fine della maggior parte delle relazioni ci sono l’intollerabilità della convivenza e il tradimento “virtuale ma non solo” spiega l’avvocato. Perché “la pandemia ha soltanto acuito crisi preesistenti, a volte dovute alla presenza di una terza persona, altre a forti incompatibilità caratteriali che con una convivenza forzata oltre il previsto emergono in tutta la loro lo importanza, altre ancora purtroppo ad una violenza che continua a contaminare il nostro tessuto sociale”.

Il Covid, dunque, si è rivelato un pericoloso virus anche per la salute delle coppie. Uno sfasciafamiglie in grado di far fallire matrimoni che sembravano solidi e che invece con la pandemia sono esplosi in tutta la loro fragilità.

La prima causa di divorzio: il tradimento. Virtuale ma non solo. Perché se qualcuno durante queste restrizioni “domiciliari” ha colto l’occasione per ricucire spaccature e ripristinare vecchi rancori, dedicando più tempo al proprio partner, per molti altri questi lunghi mesi sono stati forieri di discussioni e litigi.

“Trascorrere più ore insieme, senza poter uscire, dedicarsi ai propri interessi, continuare la vita normale con le proprie passioni individuali – spiega l’avvocato – ha generato ovviamente delle insofferenze”. Secondo lo studio infatti nel 40% dei casi la richiesta di divorzio è motivata proprio dall’intollerabilità della convivenza che fa riferimento non solo alla difficoltà di sopportare le abitudini del proprio partner ma anche al tradimento.

“Prima della pandemia le persone erano ovviamente più libere – continua la Cennamo -, successivamente è diventato difficile nascondere anche le infedeltà che chiaramente erano già esistenti: quindi il partner si accorge se l’altro sta al computer o allo smartphone a chattare con altre persone e insomma, chiaramente sono venute fuori le ruggini in tutto il loro vigore”.

Tra i motivi delle separazioni c’è anche l’eccessiva conflittualità, seguita dalla violenza domestica. “Purtroppo anche i casi di violenza sono aumentati” conferma la Cennamo.

A confermare questo triste dato ci sono le rilevazioni dell’Istat: nel periodo compreso tra marzo e ottobre 2020 le chiamate e le richieste di aiuto via chat ai numeri dedicati sono aumentate del 71,7% rispetto allo stesso periodo del 2019.

Divorziare o no? Partiamo dal presupposto che farlo ha un costo “le spese legali – spiega Cennamo –, la nuova casa, il sostegno ai figli e con le difficoltà economiche del momento non è sempre semplice per cui in molti casi la separazione è stata procrastinata, aumentando il livello di conflitto e di insofferenza”.

“Ma – dice – al di là di tutto quando si decide di andare da un avvocato vuol dire che ogni tentativo è già stato fatto e che la relazione è irrecuperabile quindi il nostro obiettivo è spesso quello di arrivare ad una separazione consensuale, in breve tempo tutelando con rigore i minori”.

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