L'intervista

Vita, morte e miracoli del nemico numero 1: ora si può. Al Cardarelli il sequenziatore che studia varianti e le sue mutazioni

Installato pochi giorni fa al Cardarelli il nuovo sequenziatore permetterà di "conoscere quali tipi di ceppi circolano nel territorio allo scopo di prevenire la diffusione di varianti pericolose" come spiega il responsabile del laboratorio di Biologia molecolare Massimiliano Scutellà. Nell'intervista l'allarme sulle varianti adesso diffuse "che tra qualche tempo potrebbero essere sostituite da altre meglio adattate".

Somiglia a uno dei primi computer anni Ottanta, sta su una scrivania e ha l’aria insospettabile. Dall’aspetto non si direbbe che il nuovo sequenziatore appena installato, calibrato e collaudato nel laboratorio di biologia molecolare dell’ospedale Cardarelli rivoluzionerà l’approccio alla pandemia che mai come nelle ultime settimane tanti morti sta facendo piangere a questa desolata terra molisana. Eppure questo dispositivo che legge il dna del virus Sars CoV 2 ci permetterà di conoscere “vita, morte e miracoli” del nemico pubblico numero uno come ha efficacemente sintetizzato su Repubblica la senatrice e docente dell’Università degli Studi di Milano, Elena Cattaneo.

sequenziatore Cardarelli

Per capire meglio la portata e le conseguenze nella vita di tutti i giorni di questo recente acquisto consegnato lunedì 15 marzo al responsabile del laboratorio, il dottor Massimiliano Scutellà, lo abbiamo chiesto proprio a lui.

Dottore, partiamo da questa buona notizia della consegna del sequenziatore: ci spiega cos’è e a cosa serve?

“Il sequenziamento del DNA è un processo che serve a mettere in fila le basi (Adenina, Guanina, Citosina e Timina) che costituiscono un gene o, come in questo caso, il genoma di un virus in modo da poterlo leggere, analizzare e confrontare. La sequenza del DNA contiene tutte le informazioni genetiche ereditarie che sono alla base per lo sviluppo di tutti gli organismi viventi, virus compresi. Per ottenere questo scopo oggi disponiamo di potenti analizzatori Next Generation Sequencyng che permettono di decifrare la sequenza del DNA attraverso un processo detto sequencyng by sinthesis”.

E allora perché, se è così importante, in Italia (e in Molise almeno fino a questo momento) si sequenzia così poco?

“Il sequenziamento fino adesso era una tecnica ad appannaggio solo dei laboratori di genetica specializzati. Oggi è entrato prepotentemente anche nei laboratori clinici nel corso della pandemia COVID19 poiché è diventato importante nella sorveglianza epidemiologica conoscere quali tipi di ceppi circolano nel territorio allo scopo di prevenire la diffusione di varianti pericolose. Allo stato attuale le strutture sanitarie dotate di sequenziatore sono veramente poche ma è un periodo di intensa e frenetica attività per dotarsi di tali strumentazioni e acquisire la necessaria competenza ed esperienza per farle funzionare. Bisogna dare merito all’Asrem di essersi dotata in tempi rapidi, dietro nostro stimolo, di una strumentazione moderna di ultima generazione che permetterà di monitorare la circolazione dei ceppi”.

Toro, uno dei tanti piccoli comuni della regione dove si è recentemente sviluppato un cluster con diversi bambini molto piccoli positivi, tramite la sua Amministrazione ha chiesto all’Asrem “di sequenziare alcuni campioni risultati positivi per studiare che tipo di variante sta girando nel nostro territorio”. E’ una richiesta utile e un atteggiamento prudente quello del sindaco secondo lei?

“È una richiesta più che legittima che denota sensibilità e senso di responsabilità da parte del primo cittadino”.

Individuare e poi isolare una variante velocemente ne impedisce l’ulteriore diffusione?

“Il monitoraggio continuo dei ceppi circolanti soprattutto in corrispondenza dei cluster che si generano nei diversi centri mira proprio al contenimento e all’eradicazione dei focolai epidemici”.

Oltre a dirci se siamo di fronte a una variante inglese (quella predominante anche in Molise), piuttosto che brasiliana o sudafricana, che altre informazioni utili può fornire un sequenziatore per una comunità in termini di protezione e riduzione del rischio?

“I virus a RNA come i coronavirus presentano una frequenza di mutazione molto alta in considerazione del fatto che non possiedono meccanismi di correzione adeguati, inoltre per questi virus le mutazioni rappresentano il meccanismo con cui si adattano ad un ambiente mutevole. Infatti la pressione selettiva privilegia i mutanti soprattutto nella regione Spike deputata al legame con il recettore sensibile posto sulle cellule delle mucose respiratorie umane. Poter disporre di una tecnologia di sequenziamento predispone ad un monitoraggio continuo dei ceppi circolanti poiché le varianti adesso diffuse tra qualche tempo potrebbero essere sostituite da altre meglio adattate.”

Un altro caso che ha fatto molto discutere in questi giorni riguarda il basso Molise: due infermieri dell’ospedale San Timoteo di Termoli vaccinati a gennaio hanno sviluppato, seppur in forma lieve, l’infezione. Oltre a una bassa risposta immunitaria successiva alla vaccinazione potrebbe dipendere anche dalle varianti?

“In periodo di elevata endemia COVID19 la vaccinazione non impedisce la trasmissione dell’infezione ma bensì la progressione della malattia. Inoltre bisognerebbe conoscere dopo quanto tempo dal completamento del programma vaccinale è avvenuto il contagio e se in quel momento il titolo degli anticorpi protettivi fosse ottimale. Il sistema immunitario di ognuno di noi reagisce con una diversa tempistica in risposta ad uno stimolo vaccinale e poi ogni individuo possiede barriere naturali più o meno efficaci che si oppongono all’ingresso dell’agente infettante (cute, muco, epiteli ciliati, pH acido ecc.) e difese immunitarie innate non antigene specifiche che forniscono una rapida risposta locale all’attacco di qualsiasi “invasore” (neutrofili, macrofagi cellule Natural Killer). Comunque i campioni dei due infermieri sono alla nostra attenzione per l’analisi di possibili varianti.”

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