L'Ospite

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Vedere Gesù: la croce

 di don Mario Colavita

 

“Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono” (Eb 5,8-9). Fanno riflettere queste parole delle lettera agli ebrei una sorta di grande omelia centrata sul culto e il sacerdozio al tempo di Gesù.

La lettera dà delle coordinate essenziali su Gesù è figlio (di Dio), ha bisogno di imparare, ha sofferto, è motivo di salvezza per quanti gli credono.

Un piccolo credo, in cui ogni cristiano dovrebbe fermarsi a riflettere. Nonostante il suo essere Figlio (di Dio) impara, cioè accoglie l’esperienza  della sofferenza, qui sta tutta la serietà dell’incarnazione e della redenzione. Gesù volontariamente scelse di imparare alla scuola della sofferenza quanto fosse arduo e difficile per l’uomo obbedire, diventando intercessore misericordioso in favore degli uomini.

Alle porte della settimana santa la liturgia ci invita ad entrare nella bellezza del dono, ben evidenziato nella breve parabola del chicco di grano. Il seme che muore per far nascere la vita è Cristo che in Croce dona la vita per una nuova vita.

Per conoscere Gesù bisogna seguirlo fino alla gloria. La gloria di Gesù, per il vangelo di Giovanni, è la croce. Anche se questo ci scandalizza, sarà la voce del Padre che conferma questo cammino.

La sua croce detronizza satana con la sua menzogna, rivelandoci quel Dio amore che ci tutti attira a sé.

L’ora di cui Gesù parla, è giunta la mia ora è la Croce, luogo di glorificazione e di salvezza.

E interessante che mentre i greci vogliono vedere Gesù, rivolgendosi a Filippo, Gesù si manifesta parlando di ora e glorificazione.

Questo è il cuore del messaggio vangelo, se non si accetta l’immagine del chicco di grano che caduto in terra muore, se non si accetta la morte come strada per la glorificazione, non capiremo la settimana santa e non ci sarà Pasqua.

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