Il documento di sfiducia

Toma sfiduciato da 11 consiglieri, i numeri per farlo cadere stavolta ci sono. La prossima settimana il voto in Aula

Le opposizioni riprovano a far cadere il governo guidato da Donato Toma, e questa volta con l'appoggio di tre consiglieri di maggioranza. 11 firme sotto il documento: i numeri, sulla carta, ci sono. La mozione dovrà essere calendarizzata: la prossima settimana il voto in Aula. Alle parole seguiranno i fatti oppure è l'ennesimo "teatrino" cui dovranno assistere i molisani nel pieno di una emergenza sanitaria senza precedenti?

Firme mozione sfiducia

Pd e M5S depositano un’altra mozione di sfiducia, la seconda nel giro di nove mesi. La prima volta è andata male, il tentativo naufragato perché nonostante le voci di dissenso espresse anche dalla maggioranza, il centrodestra decise di non appoggiare il testo nonostante fosse a pezzi.

Questa volta la mozione potrebbe avere un esito diverso: in calce al documento ci sono anche le firme dei tre dissidenti Aida Romagnuolo, Filomena Calenda e Michele Iorio. In pratica la sfiducia è sostenuta da undici consiglieri: otto del Movimento 5 Stelle, due del Pd e i tre (ex?) esponenti della coalizione di centrodestra.

MOZIONE SFIDUCIA DONATO TOMA

Il governatore non c’è in Aula. “Assente per motivi istituzionali”, comunica il presidente dell’assise regionale Salvatore Micone. Toma infatti è a Roma per incontrare i ministri Speranza e Gelmini sulla nomina del nuovo commissario ad acta per la sanità molisana. In quelle stesse ore si dimette anche il sub commissario Ida Grossi, che segue in questo destino Angelo Giustini, già dimissionario e indagato per abuso e omissione d’atti d’ufficio dalla Procura.

Si dimette anche la sub commissaria Ida Grossi. Toma incontra Speranza e Gelmini: “Nuovo commissario sarà condiviso”

“Questa è già una sfiducia, ci sono 11 firme in calce alla mozione. Toma farebbe bene a prenderne atto e a dimettersi”, annuncia il capogruppo M5S Andrea Greco quando deposita l’atto all’Ufficio di Presidenza.

In mattinata, nell’annunciare la sfiducia, Greco ne aveva spiegato i motivi: “Questa legislatura ha offeso i cittadini molisani e il primo responsabile è proprio Donato Toma”. Queste le accuse mosse nei confronti del capo della Giunta: “Allo sfacelo della gestione della sanità regionale, alla totale assenza di programmazione, al clima di tensione crescente tra i cittadini, ha contribuito anche l’inadeguatezza di Donato Toma. Inadeguatezza politica e tecnica visto il suo ruolo al vertice della Protezione civile”.

Toma è al capolinea anche per il capogruppo del Pd Micaela Fanelli. Che nel suo intervento in Consiglio regionale entra nel merito delle inefficienze e del disastro nella gestione dell’emergenza sanitaria legata al covid che in Molise ha causato quasi 430 vittime: “La Torre covid non c’è, riscontriamo inappropriatezza sui controlli dei vaccini, la struttura commissariale sta franando. A questo si unisce l’incapacità dei vertici Asrem. Siamo costretti ad attivare la cross per trasferire i malati negli altri ospedali. Le somme di questo disastro diventano politiche, c’è stata incapacità di governare la pandemia e di tutelare la salute dei molisani” che “hanno diritto di scegliere una nuova classe dirigente per questa regione”.

Primiani (M5S) insiste: “Dopo un anno non abbiamo il centro covid né a Larino né al Cardarelli, ci sono persone che non si curano più perché hanno paura ad andare in ospedale. Ci sono colpe in capo alla struttura commissariale, all’Asrem e al presidente della Regione che è il primo responsabile della gestione sanitaria”.

In Aula Aida Romagnuolo è la prima tra i consiglieri dissidenti ad annunciare la firma in calce alla mozione di sfiducia. Sulla stessa linea Filomena Calenda che accusa: “Oggi avremmo dovuto dare una risoluzione ai problemi del Molise, invece il presidente Toma non c’è. Non ha saputo dare risposte e prendere provvedimenti (rispetto all’emergenza sanitaria, ndr). Quindi, prima che sia troppo tardi, poniamo fine a questo indegno spettacolo”.

Alla fine rompe gli indugi anche Michele Iorio che in mattina aveva presentato un emendamento per correggere “l’inutile, incomprensibile e non condivisibile mozione a firma di Vincenzo Niro ed altri”. L’ex governatore, sempre più distante dalla coalizione di centrodestra che definisce “una maggioranza arrogante e incomprensibile”, aveva proposto un atto che puntava a mandare “a casa tutti i responsabili della catena di comando che ha gestito la sanità in questo periodo di pandemia” e a “sospendere la costruzione della torre Covid al Cardarelli, per le note ragioni progettuali, attraverso un’intesa con il governo nazionale e utilizzare le somme residue per ristrutturare il Vietri di Larino. Creando le condizioni per un ospedale Covid attrezzatissimo e funzionale come tanti altri ospedali in Italia”.

Su queste proposte Iorio si è scontrato per l’ennesima volta con la maggioranza. Ecco perchè alla fine ha sottoscritto la mozione di sfiducia: “La risposta della maggioranza che nelle dichiarazioni di voto, con protervia e con qualche offesa anche sul profilo personale, ha respinto ogni possibilità di intesa è stata la premessa sulla base della quale senza ogni dubbio ho sottoscritto la mozione di sfiducia al presidente Toma. Nella piena consapevolezza di aver preso la decisione più utile per i molisani”.

I numeri dunque ci sono. “Abbiamo, per la prima volta, il numero sufficiente per mandare a casa Toma, per chiudere questo capitolo drammatico per noi molisani, per chiudere definitivamente una porta e provare a far ripartire il Molise”, commenta Vittorino Facciolla.

Mancano solo la calendarizzazione e il verdetto dell’Aula che potrebbe condannare definitivamente Donato Toma.

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