Riflettori puntati

Ribalta nazionale per il carabiniere e il poliziotto che squarciano la violenza con il rock

"Molto donna" ha dedicato un'intera pagina a Sobrino Coppetelli e Paolo Izzi i due componenti della Molotov Cocktail band che hanno prodotto l'inedito "Neanche una (in più)"

coppetelli izzi

Se ci sono due che hanno fatto della musica non solo lo strumento per veicolare un messaggio di rifiuto per ogni forma di violenza ma anche un mezzo per aiutare i centri che accolgono le donne vittime di soprusi, questi sono Sobrino Coppetelli e Paolo Izzi.

Da una parte l’uniforme (carabiniere il primo, poliziotto il secondo) dall’altra il rock. Un talento che non è passato inosservato ai media  nazionali, tanto che il periodico “Molto Donna” (inserto del Gazzettino, il Corriere Adriatico, il Quotidiano della Puglia, Il Mattino e Il messaggero) alla Molotov Cocktail band ha dedicato un’intera pagina.

L’inserto racconta di Coppetelli e Izzi, della loro ineccepibile bravura come musicisti e cantautori e dell’inedito diventato virale anche sui social.

Sobrino e Paolo, l’uniforme, il rock e il nuovo singolo che dirompe: “Neanche una (in più)”

La collega Wanna Ugolini di “Molto Donna” descrive quindi la loro “Neanche una (in più)”, canzone che narra di una donna (come troppe) costretta agli abusi del compagno. Canzone che narra storie “di amori che amore non dà”.

Apprezzati per la dedizione che impiegano nella loro missione chi nell’Arma dei Carabinieri, chi nella Polizia di Stato, l’operato di questi due giovani uomini è impreziosito dalla passione comune per la musica. E per quanto complesso sia il mondo delle case discografiche, non hanno mai azzardato un passo indietro rispetto ad un progetto che punta a sfondare il muro della violenza ma anche quello di un panorama artistico frequentemente appiattito e banalmente  uniformato a mood di più sempre breve durata.

La loro musica è concretezza, tensione, adrenalina, spettacolo, ed è capace di meravigliare, emozionare e raccontare tanto quanto ogni altra forma di espressione. A dirlo oggi sono anche le riviste nazionali.  Una ribalta che “questi due” meritano senza pericolo di obiezioni. Neanche una.

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