Covid e voglia di viaggiare

Pasqua all’estero, operatori turistici in rivolta: “Perché il Tirolo sì e le montagne del Molise no?”

Il settore dell’imprenditoria turistica in subbuglio per il via libera ai viaggi fuori dai confini nazionali e alla conferma del divieto di muoversi da una regione e l’altra. Tra le mete dove sarà possibile recarsi, Spagna, Grecia, Croazia e diversi altri Paesi europei. Ma sarà obbligatorio fare il tampone e restare in isolamento al rientro. "Il comparto hospitality ha perso 13,5 miliardi di euro nel 2020, con 156 milioni di presenze straniere in meno e 66mila posti di lavoro scomparsi".

Sta facendo discutere, e non poco, la possibilità che a Pasqua ci si possa spostare, anche per turismo, oltre i confini italiani. Mentre è stato confermato il divieto di muoversi da una regione all’altra, impedendo di fatto a numerose famiglie di ricongiungersi durante le festività pasquali oppure a tante altre persone di godersi un weekend fuori porta al mare, in montagna o nelle località turistiche del nostro Belpaese.

In realtà, non si tratta di una novità, visto che è possibile imbarcarsi verso alcune mete straniere già dallo scorso giugno 2020, quando alcuni Paesi europei hanno riaperto i confini. La novità è che sarà possibile farlo anche partendo da una zona rossa.

Una situazione che rischia di penalizzare ulteriormente gli operatori di un comparto chiave dell’economia messo in ginocchio dalla pandemia e che viene stigmatizzata a voce alta dall’Unsic, il sindacato degli imprenditori del settore turistico: “Qui non c’è scontro tra rigore e aperture, ma solo il trionfo dell’autolesionismo”. Così Domenico Mamone, presidente dell’Unsic, che sta raccogliendo le proteste di un settore “costretto a tenere sigillate le proprie strutture turistiche, mentre agli italiani più fortunati è permesso di recarsi all’estero, alimentando realtà a noi concorrenti”.

E allora, “perché il Tirolo sì e le montagne di Capracotta e Frosolone no?” chiede con una domanda che è una sorta di provocazione e che in un certo modo ricorda il boom registrato dalla nostra regione – covid free la scorsa estate – grazie all’arrivo di turisti dall’Italia e dall’estero.

In effetti, l’Austria (di cui il Tirolo è una delle regioni confinanti con il nostro Paese, lo ricordiamo ai più ‘distratti’ in geografia ndr) rientra nell’elenco dei Paesi dove ci si può recare anche per turismo, assieme a diversi altri come Belgio, Cipro, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Spagna, Principato di Monaco, oltre che San Marino e Città del Vaticano.

L’Italia è ‘chiusa’ ma qualcuno fa Pasqua all’estero: per l’estate ci sarà il passaporto sanitario europeo

Bisogna precisare che il Governo ha cercato di mettere una pezza per non agevolare i viaggi all’estero che comunque potrebbero provocare nuovi rischi dal punto di vista dei contagi. Ieri quindi il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato la nuova ordinanza che cambia e rende più rigore le modalità di rientro in Italia dopo un viaggio all’estero. Oltre a compilare un’autodichiarazione, è obbligatorio sottoporsi a test molecolare o antigenico 48 ore prima della partenza e deve essere chiaramente negativo. In ogni caso, chi rientra dall’estero deve rispettare un periodo di quarantena di cinque giorni al termine dei quali bisogna effettuare un nuovo test molecolare o antigenico.

È quasi superfluo dire che si arriva da un periodo disastroso, spiegato bene dai numeri impietosi: “Oltre al danno, la beffa. Il settore turistico in Italia – insiste il presidente del sindacato degli imprenditori del settore turistico – continua a leccarsi le ferite: il comparto hospitality ha perso 13,5 miliardi di euro nel 2020, con 156 milioni di presenze straniere in meno e 66mila posti di lavoro scomparsi, e quello dei viaggi d’affari 7,6 miliardi, secondo i dati di Federalberghi e del Politecnico di Milano”. Di contro, “si sostengono le realtà a noi concorrenti, ad esempio in Spagna, Grecia e Croazia, con i soldi degli italiani”.

Il presidente dell’Unsic critica dunque la decisione del Governo considerata, oltre che “incomprensibile sul piano economico, illogica anche su quello della salute pubblica. Se è giusto mantenere prudenza e intransigenza a causa delle 30mila persone ricoverate per Covid, delle 3.700 in terapia intensiva e dei 529 decessi solo ieri, che senso ha favorire spostamenti e assembramenti per restituire parvenze di normalità a pochi privilegiati che scelgono di spendere i propri soldi all’estero? Non converrebbe, invece, prepararsi in tempo alla nostra stagione estiva, cercando di far spendere quei soldi in Italia con il massimo della soddisfazione e della sicurezza?”.

Due anni fa per Pasqua scelsero l’estero quasi tre milioni di italiani. E quest’anno, “strada obbligata, potrebbero essere di più. Il nazionalismo non c’entra: davvero la sola previsione di una quarantena di cinque giorni al loro rientro farebbe stare tutti più tranquilli?”.

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