Il rapporto dell'iss

Meno contagi, decessi e ricoveri grazie ai vaccini: così gli anziani delle Rsa sono scampati al virus

Anche il Molise ha partecipato al monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità col 92% delle sue strutture. Nelle Rsa è stato evidenziato come i vaccini hanno già fatto diminuire il numero di contagiati e anche i decessi sono in calo. Un esempio luminoso della direzione da seguire verso l'immunità di massa.

“In controtendenza con il dato nazionale, si è osservata nelle strutture residenziali una progressiva riduzione dei casi Covid-19, degli isolamenti, delle ospedalizzazioni per Covid-19 e dei decessi nei mesi di febbraio-marzo 2021. Questo dato è presumibilmente da considerarsi in relazione all’inizio della campagna vaccinale, che ha interessato in maniera prioritaria gli ospiti delle strutture residenziali per anziani e le persone severamente vulnerabili”.

Sono le conclusioni a cui giunge il rapporto dell’Istituto superiore di sanità sull’andamento dell’epidemia nelle strutture residenziali da ottobre 2020 a marzo 2021.

Il Molise è tra le sette regioni che ha preso parte al monitoraggio partecipando al censimento col 92% delle strutture presenti in regione, la percentuale più elevata. Hanno preso parte al monitoraggio anche Abruzzo, Campania, Marche, Sicilia, Toscana e Valle d’Aosta.

Sviluppare un sistema di sorveglianza specifico si è reso necessario per monitorare l’impatto delle infezioni da Sars-CoV-2 nelle Rsa che come è noto sono state in tutto il mondo “uno dei contesti maggiormente colpiti dalla malattia a causa della particolare fragilità dei suoi residenti”. Ma anche per giustificare una eventuale intervento di sanità pubblica urgente a livello locale, regionale o nazionale.

Vaccinare questi anziani (e quelli delle case di riposo non conteggiati nel report), i suoi operatori sanitari (e sociosanitari) rientrava nella cosiddetta fase uno (quella prioritaria) del piano nazionale delle vaccinazioni (assieme a medici e infermieri degli ospedali).

Per quanto riguarda il Molise il 6 marzo scorso viaggiavano verso l’immunità sia le Rsa che le case di riposo. La differenza tra le due strutture riguarda prevalentemente il tipo di ospiti che vengono accolti e il genere di assistenza che viene loro fornita. Le Rsa sono strutture sociosanitarie dedicate alle persone anziane non più autosufficienti che necessitano di una continua assistenza sanitaria, infermieristica o riabilitativa. Le case di riposo, invece, ospitano sempre anziani ma che sono, almeno in parte, autosufficienti. Qui vengono garantite l’assistenza tutelare e infermieristica, così come l’eventuale somministrazione di farmaci, tuttavia, dato che gli ospiti sono autosufficienti, il personale medico non è costantemente presente come invece deve avvenire nelle Rsa.

Il responsabile del dipartimento regionale di prevenzione Michele Colitti già qualche settimana fa parlava della nostra regione come la “prima in assoluto ad aver messo in sicurezza le Rsa” ricordando che da circa un mese non si erano più sviluppati focolai epidemici in queste strutture.

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Altra conclusione interessante a cui giunge il report riguarda i tamponi. Quelli fatti in struttura mostrano che nei primi mesi del 2021 è stato eseguito un numero costate di tamponi nelle strutture residenziali prese in esame (in media 40 tamponi per 100 residenti nelle strutture residenziali per anziani e 35 tamponi per 100 residenti in tutte le strutture). “Va segnalato che l’esecuzione dei tamponi nelle strutture residenziali è spesso regolato da normative regionali. Tuttavia, questi dati indicano che l’attenzione diagnostica delle strutture si è mantenuta elevata durante e dopo l’avvio della campagna vaccinale, iniziata il 27 dicembre 2020”.

Infine sulla mortalità l’Iss scrive che “Il dato della mortalità in pazienti Sars-CoV-2 positivi mostra notevole variabilità nelle settimane di gennaio e febbraio, seppure una sostanziale riduzione sembri osservarsi nelle prime settimane di marzo. Va però specificato che il dato presentato si riferisce ai soli decessi avvenuti nei pazienti Sars-CoV-2 positivi in struttura. Inoltre, occorre ricordare che i dati dei decessi Covid-19 indicano che nelle persone affette da questa condizione il tempo medio trascorso tra il momento della comparsa dei sintomi e il decesso risulta essere in media circa due settimane.  È pertanto verosimile che l’effetto della vaccinazione sui contagi si traduca in una più evidente riduzione dei decessi a distanza di alcune settimane”.

Una tendenza che si spera di poter presto riscontrare anche sul resto della popolazione. Non solo anziana.

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