Mercoledì 10 l'interrogatorio

“Il Vietri sarebbe stato un Lazzaretto”. Omissioni, rifiuti e richiami del Ministero ignorati per mesi: le accuse al commissario Giustini

L'imputazione provvisoria nei confronti dell'ex Generale della Finanza da parte della Procura di Campobasso ricostruisce l'ostinazione di Giustini sulla riapertura del Vietri nonostante la mancanza di presupposti e la mancata attuazione del Piano per l'emergenza Covid, fino alla nomina illegittima di Florenzano per "sviare dalle proprie responsabilità".

Un piano capestro per riaprire l’ospedale Vietri senza che ce ne fossero i presupposti, soprattutto a causa delle mancanze da imputare proprio al commissario ad acta della sanità Angelo Giustini. La nomina a commissario per l’emergenza covid del direttore generale dell’Asrem Oreste Florenzano che sarebbe stata decisa dal Generale della Finanza in pensione nel tentativo di sviare le proprie responsabilità.

Infine affermazioni false su una presunta volontà del Ministero della Salute di riaprire il Vietri nonché “imperdonabili” ritardi nell’attivazione del suo stesso Piano di riorganizzazione della rete covid che avrebbero reso la regione Molise la più vulnerabile al momento del verificarsi della pandemia e la meno attiva nell’affrontare la difficile situazione di emergenza, come dimostrano anche i numerosi richiami del Ministero.

Sono ipotesi di reato molto pesanti, inserite in un quadro cronologico di ricostruzione ampiamente supportato da atti e valutazioni tecniche, quelle che la Procura della Repubblica di Campobasso muove al commissario ad acta Angelo Giustini. Secondo l’imputazione provvisoria con le ipotesi di reato di abuso e omissioni in atti d’ufficio, presentata dal procuratore capo della procura di Campobasso Nicola D’Angelo nei confronti di Angelo Giustini, sono queste alcune delle accuse di cui dovrà rispondere il 68enne ex militare, da poco più di 2 anni a capo della struttura commissariale della sanità molisana. Accuse che secondo quanto emerge non derivano soltanto dalla gestione delle ultime settimane ma che evidenziano omissioni e carenze fin dai primi mesi del commissariamento.

Giustini dovrà spiegare soprattutto come possa aver presentato al Ministero della Salute un piano che avrebbe trasformato “il Vietri in un Lazzaretto”, per usare le parole del procuratore capo.

Infatti nel Piano di riorganizzazione e potenziamento della rete ospedaliera per l’emergenza covid dello scorso luglio era previsto che all’ospedale di Larino venissero trattati pazienti dimessi dal Cardarelli di Campobasso ma ancora positivi al Sars-cov2 e pazienti affetti da covid-19 paucisintomatici, quindi non gravi. Un Piano che però Giustini avrebbe omesso di attuare per diversi mesi e nonostante le sollecitazioni giunte sia dai tavoli ministeriali sia dagli stessi Ministeri della Salute e delle Finanze che nello scorso dicembre lo avevano richiamato ai propri obblighi e a provvedere in tempi rapidi all’attuazione del Piano.

L’informazione di garanzia di D’Angelo cita a questo proposito numerosi rimproveri scaturiti dai tavoli ministeriali nei confronti dell’indagato. Nero su bianco, nelle carte acquisite dalla Procura della Repubblica ci sono i rilievi dei tecnici del Ministero della Salute e del Mef.

In particolare vengono citati stralci del verbale datato 1 ottobre 2020 nel quale si legge che “la struttura commissariale non dimostra conoscenza delle rilevazioni da effettuare sul modello di stato patrimoniale”. E ancora: “si riscontrano rilevanti ritardi nella definizione delle procedure concorsuali con pregiudizio della corretta erogazione dei Lea (Livelli essenziali di assistenza, ndr)”.

I tecnici scrivono inoltre di non poter “non rilevare la gravità del mancato presidio della situazione economico-patrimoniale e sanitaria della regione Molise da parte della struttura commissariale. Infine si apprende che i tavoli ministeriali hanno dovuto sospendere la riunione “non essendoci le condizioni per una sua proficua continuazione, data l’inadeguatezza della preparazione della struttura commissariale. I rappresentanti dei Ministeri affiancati fanno presente che di tale situazione sarà data opportuna informativa ai ministri competenti”.

Col passare dei mesi e il forte aggravamento della situazione sanitaria molisana, Giustini avrebbe tentato di correre ai ripari compiendo secondo i magistrati ulteriori abusi e omissioni. Specie quando, nonostante l’opposizione della sub commissaria Ida Grossi, Giustini aveva deciso di predisporre il ricovero di pazienti covid all’interno del Vietri di Larino presentando a Roma un Piano in contrasto con gli standard richiesti dal Ministero e come anche Toma aveva fatto presente.

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Secondo i magistrati, Giustini aveva cercato di far passare per Piano di riorganizzazione quella che invece era poco più di una nota d’intenti scritta dal Comune di Larino e che definiscono inqualificabile, al punto tale da trasformare il Vietri in “una sorta di Lazzaretto con la sola apertura del reparto di terapia intensiva e uno di sub intensiva nella totale assenza dei più elementari elementi che la scienza medica e la disciplina dell’organizzazione sanitaria impongono”. Rimarcata, tra le altre cose, l’assenza di altri reparti e strutture fondamentali per il suo funzionamento quali ad esempio un pronto soccorso e un laboratorio analisi.

Senza contare la mancanza di personale e in particolare di medici rianimatori da impiegare all’interno della struttura di Larino, carenza di cui Giustini doveva essere a conoscenza, data la difficoltà emersa nei mesi precedenti a reperire personale con concorsi andati pressoché deserti.

Soltanto pochi giorni dopo, essendosi reso conto dell’impossibilità di questo Piano, Giustini avrebbe virato sull’attivazione di 20 posti letto di terapia sub intensiva al Gemelli con personale e attrezzature del Neuromed, dichiarando però “falsamente” che il Ministero della Salute avesse validato la sua decisione di aprire a Larino un centro covid. Tutto questo nel pieno dell’emergenza, quando ogni decisione sarebbe potuta essere decisiva.

La Procura di Campobasso non usa mezzi termini nel definire quei rifiuti e quelle omissioni di “atti che dovevano essere compiuti senza ritardo” dal commissario, come la causa, dai primi giorni di febbraio 2021, della “saturazione dei posti letto e dell’incapacità della struttura sanitaria regionale a far fronte al picco epidemico”.

Inoltre Giustini dovrà risponde davanti ai magistrati della nomina a commissario per l’emergenza covid del direttore generale dell’Asrem, anche in quel caso con l’opposizione della sub commissaria Grossi. Un atto immediatamente contestato dallo stesso Ministero della Salute che aveva ricordato a Giustini come una nomina del genere non fosse nelle sue facoltà e che l’unico soggetto a cui spettava il dovere di programmare l’emergenza covid e verificarne l’attuazione era proprio lui. Per D’Angelo infatti questa scelta di Giustini sarebbe stata finalizzata a scaricare su altre persone le proprie responsabilità anche di natura patrimoniale che derivano dal mancato rispetto dei propri obblighi in veste di commissario.

Non mancano infine rilievi sul mancato potenziamento dell’ospedale di Campobasso, oltre a quelli di Isernia e di Termoli, nonché per la Casa della salute di Larino, nonché presunte affermazioni non veritiere sui percorsi covid e sulle criticità del Cardarelli e smentite dalle ispezioni ministeriali.

Il commissario è invitato a comparire per un interrogatorio di garanzia in procura a Campobasso mercoledì prossimo 10 marzo davanti al dottor Nicola D’Angelo, al quale potrà raccontare la sua versione dei fatti.

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